di Valentina Leoni
Einaudi (2014) , pagg,326 - € 13,00
L’urlo e il furore è una saga familiare raccontata a più
voci, mediante un complicatissimo gioco di intrecci e lunghi monologhi di
discorso indiretto libero. Le voci narranti sono quelle di Benji, il fratello
ritardato e privo di senso del tempo, di Quentin, psicologicamente instabile e
ossessionato da una passione incestuosa che lo condurrà al suicidio, di Jason,
cinico, materialista e disperato; a far loro da contraltare la domestica
Dilsey, vero nume tutelare di questa famiglia del sud, un tempo ricca ma ora
indebitata, nella quale il padre è un debole ubriacone, la madre è una
nevrotica ipocondriaca e Caddy l’unica figlia, della quale non udiamo la voce
diretta, che ha condotto una vita fuori dalle convenzioni, incapace di trovare
sollievo al rimorso del suo ambiguo rapporto con il fratello Quentin.
La vita come un racconto detto da un idiota, pieno di urlo e
furore, che non significa nulla: così William Faulkner intende questa cupa e
disperata saga, raccontata con la sua caratteristica prosa spezzata, dominata
da lunghi periodi nei quali il flusso di coscienza travolge come un fiume in
piena, forse eco di quel Mississippi sulle rive del quale lo scrittore
trascorse la sua giovinezza e che compare sullo sfondo di tante sue opere. La
struttura del romanzo lascia il lettore in balia dei tormenti interiori dei
personaggi, con il faticoso compito di organizzare le singole scene nelle quali
è articolata la storia in sequenze cronologiche che diano un senso agli eventi
narrati.
L’urlo e il furore descrive un’umanità disperatamente
feroce, sullo sfondo di quel Sud – tanto amato da Faulkner – del quale
arriviamo a percepire l’arsura e la polvere, mentre in sottofondo si ode
costante l’urlo di Benji, incarnazione dell’idiota shakespereano, che lamenta
la decadenza dell’impianto morale, un tempo vanto di quella società del Sud ma
ora rappresentata dai non esattamente esemplari protagonisti del romanzo, e il
furore di Jason, collericamente e ostinatamente aggrappato a un passato
irrimediabilmente perduto e che, unico, si illude di poter restaurare. I pochi
accenti lirici del racconto, toccanti proprio perché rari, sono riservati al
tenero affetto di Caddy per Benji, e si caricano di disperata passione quando
affrontano il sentimento di Quentin per la sorella.
L’urlo e il furore è un capolavoro di tecnica narrativa, di
concezione letteraria, ma richiede un impegno non comune nell’intraprenderne la
lettura: non adatto a lettori occasionali, costituisce una sfida per lettori
esperti e appassionati.
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