Il tempo vola ma noi abbiamo
le ali
Non si era potuto
festeggiare quell'anno il compleanno di Margherita, lei si era ammalata
gravemente in quel periodo, giaceva in ospedale tra la vita e la morte “dai che
ce la fai resisti ! I geni di famiglia son longevi” messaggi di questo tipo le
arrivavano quotidianamente dalle sorelle ma i dieci giorni al pronto soccorso erano stati
durissimi e non era che l'inizio.
Più volte era stata sul
punto di lasciarsi andare. Troppo tempestoso era il mare della sua sofferenza ”
dai vedrai che presto uscirai e festeggeremo il tuo compleanno in piscina in
quel bell'albergo sul mare dove avevamo già prenotato per festeggiare i tuoi 80
anni
Le messaggiavano le sue
sorelle.
Il giorno del compleanno tuttavia
un piccolo ma enorme per lei regalo lo ebbe, fu trasferita dal pronto in corsia
“dall'inferno e ritorno” pensava mentre amorevoli mani la sistemavano e
altrettanto amorevoli dottori la visitavano .Non sapeva ancora che la degenza
sarebbe stata lunga ma per il momento era felice di esser passata dall'inferno
del pronto alla tranquillità della corsia.
Nei suoi messaggi alla
figlia diceva:” mi sembra di essere in hotel a 5 stelle”. In effetti la vetrata
da cui si vedeva la chioma di un grande platano era grande e inondava di luce i
tre letti della camera di cui lei era l 'unica ospite
I parenti non potevano
venire causa covid ma lei si godeva il silenzio dopo il trambusto del pronto:
non sapeva ancora che avrebbe visto di peggio di lì a poco.
Infatti dopo due giorni di
quiete iniziarono ad arrivare i nuovi pazienti , prima una signora che parlava
sempre al telefono ad altissima voce e la infastidiva alquanto, poi dopo pochi
giorni il terzo letto, quello proprio accanto al suo, venne occupato da una
donna gravemente ammalata che si lamentava in maniera straziante e invocava il
figlio. Margherita ne fu gravemente turbata soprattutto quando il figlio
veniva- l'ospedale lasciava che entrassero i parenti stretti solo se il
paziente era gravissimo- quando poi misero un paravento tra lei e il letto
contiguo Margherita comprese, e infatti la donna morì durante la notte,
l'indomani vide che la coprivano con un telo e la portavano via.
Il cielo aveva voluto così,
la sua storia terrena era terminata, giunta al capolinea, come succede a tutti
gli esseri umani senza alcuna eccezione
“Credevo di essere immortale
e che la morte per me avrebbe fatto una eccezione”. Non so in quale libro o
film avesse sentito quella frase, pensava Margherita che era rimasta sconvolta
da quella esperienza, ma la vita continua ed infatti dopo pochi giorni gli
amorevoli dottori la dimisero e fece ritorno a casa per la prima volta
Si perchè quella era solo
una parentesi di salute ritrovata, infatti a casa dopo pochissimi giorni venne
assalita da gravissimi disturbi intestinali provocati le dissero dai troppi e
diversi tra loro antibiotici che le erano stati somministrati per curarla dalla
polmonite,
Dovette tornare all'ospedale
reparto infettivi e qui fu tutta un'altra musica: era tornata nell'inferno.
Il reparto di malattie
infettive, così le era stata diagnosticata la sua patologia, era peggio di un
lager, infermiere e dottori sgarbatissimi, sembrava godessero della sua grave
infermità, ci mancava poco che la legassero al letto, ma in effetti era già
come se lo fosse, il letto era piccolo e scomodissimo : aveva le sbarre per cui
Caterina si ritrovò nuovamente all'inferno come quando era al pronto soccorso,
Non poteva suonare e chiedere alcuna cosa perchè veniva malamente redarguita, la
frase ricorrente era “ non ci scocci che abbiamo ben altro da fare, nell'ala
sud stanno morendo i pazienti altro che lei che ha solo una brutta infezione
intestinale!”, sì ma intanto l'infezione non passava e lei stava sempre peggio,
al sentire quelle parole provava
sensazioni piene di una rabbia tumultuosa, e si incupiva sempre più al limite
della disperazione, per fortuna aveva con sè un libretto di suoi appunti e
oltre a pregare ogni tanto rileggeva le confortanti parole dello scrittore che
alimentava la sua speranza di guarire e di essere capace di sopportare.
Le
parole erano queste:
TU non hai bisogno di
sapere che il futuro è pieno di rosee speranze, hai solo bisogno di fare tuo il
concetto della possibilità di accettare che la inconoscibilità del futuro è la chiave
e che ci sono versioni di quel futuro più luminose e più belle del presente
Il futuro è aperto
Hai provato altre cose le
riproverai ancora le emozioni sono come il meteo mutevoli e incostanti, la
parte peggiore di ogni esperienza è quella in cui senti di non farcela più, se
pensi così è probabile tu abbia toccato il fondo già.
Le sensazioni che sentirai
da quel momento in avanti saranno migliori di queste
SEI ANCORA QUI ED è L'UNICA
COSA CHE CONTA
Forza e semplicità, il segreto di una buona vita. Brava Marisa !!!
RispondiEliminaSenza la pioggia non potremmo apprezzare il sole, brava ottimo racconto!
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