(a cura di Mimma Zuffi)
Mursia - pagg. 154, Euro15,00LA
SECONDA GUERRA MONDIALE VISTA ATTRAVERSO I RICORDI DI OTTO PERSONAGGI ILLUSTRI CHE
SCAMPATI DA BAMBINI ALLA FAME, ALLE BOMBE E ALLE PERSECUZIONI HANNO POI TROVATO
RISCATTO IN UNA VITA DI SUCCESSI
UN SAGGIO
DAL VALORE UNIVERSALE CHE PARTE DALLE MARCHE PER APRIRE
UNA PORTA AD UN FUTURO MIGLIORE
In
libreria “Storie di bombe e di sogni” del
giornalista Luca Angelucci, un saggio straordinariamente toccante,
dal valore universale, che attraverso il racconto in prima persona delle vite
di otto illustri personaggi marchigiani che hanno vissuto da bambini la fame,
la paura, e il dolore dettati dalla Seconda Guerra Mondiale apre una porta ad
un futuro migliore. Come scrive Sandrone Dazieri nella prefazione del
libro “Amadou Hampâté Bâ scriveva <<Quando
muore un anziano, è come se bruciasse una biblioteca>> ma,
grazie al lavoro di persone come Luca Angelucci, il danno viene ridotto,
la storia rimane.”
“Ciò che
accomunava quasi tutti i bambini della guerra erano la fame e la mancanza di
scarpe in primavera e d’estate soprattutto. A quei tempi erano tanti i nemici
da fronteggiare, però i miei otto protagonisti potevano confidare nell’amore profondo
dei genitori che, parole di Aldo Mancini, babbo di Roberto, <<meritavano
un monumento per i sacrifici sopportati per proteggerci e farci crescere sani>>. Giorgio
Rocchegiani, Giannetto Magrini, Giovanni Fileni, Aldo Mancini, Leonella Memè, Gennaro
Pieralisi, Mario Sasso e Corrado Olmi, quei bambini, oggi sono diventati
artisti, imprenditori, artigiani, attori, si sono sposati, hanno avuto dei
figli. Due purtroppo ci hanno lasciato pochi mesi fa.”, dichiara Luca Angelucci,
“Ritengo le loro storie straordinarie, perché straordinario è sopravvivere
quando tutto ciò che ti circonda minaccia di stritolarti, di cancellarti.
Allora resistere è più di un verbo all’infinito, è una predisposizione
dell’anima che influenza il corpo e ogni azione per trasformarsi nella volontà
di non arrendersi. Migliaia di italiani, in altre regioni, hanno vissuto
durante la guerra vicende analoghe, a cambiare sono solo i nomi delle persone e
i paesaggi sullo sfondo. Le storie di questo libro possiedono un valore
universale, perciò mi è sembrato doveroso narrarle.”
<<…Mentre mi avvicino agli alberi sento lo stomaco ribellarsi, sto svenendo dalla fame. Iniziamo a raccogliere le pesche in fretta, le mettiamo in un cestino di vimini…La tentazione però è travolgente, finisco per addentarne una e… i timpani mi si spaccano. Il rumore assordante è il saluto di due caccia sbucati all’improvviso…Ci sparano addosso con i mitragliatori, senza un perché…“Buttati Giorgio!” Ordina babbo e si precipita verso di me. Mi tuffo su uno dei grossi mucchi di erba medica abbandonati lì dai contadini, lui si stende sopra di me per farmi scudo…Non ci hanno colpito. Mai. Ma in pochi minuti, a cinque anni e mezzo, ho capito che la vita e la morte sono legate da un filo sottile e basta niente, magari un morso a una pesca, per spezzarlo. >> Questo un estratto del racconto d’infanzia dell’artista jesino Giorgio Rocchegiani che nei giorni della guerra ha imparato che le difficoltà si affrontano e si superano e alla domanda di Luca Angelucci se la guerra abbia influenzato la sua vita o la sua arte, scuote con decisione la testa e risponde: <<Mi ha lasciato solo la soddisfazione di aver vissuto settantasei anni di pace>>.
Aldo
Mancini, padre di Roberto,
commissario tecnico della Nazionale campione d’Europa, pensa che il babbo sia
stato ucciso dai fascisti invece è
nascosto in una buca scavata in un campo: non mangia, non parla, non può
uscire. A Giovanni Fileni, fondatore dell’omonima azienda di carni
avicole, si ferma il cuore quando due nazisti puntano i mitra addosso a suo
zio. Mario Sasso, pittore e autore per oltre quarant’anni di sigle per
la Rai, si sporge dalla finestra di casa perché il padre è lì sotto, faccia a
faccia con un oscuro tenente delle SS che ordina la fucilazione di sette
innocenti. Corrado Olmi, grande attore di cinema e teatro, «battezza»
tre amici ebrei per proteggerli dalle leggi razziali.
I
protagonisti di questo libro, tutti marchigiani, hanno cresciuto i loro figli
con questi e altri racconti degli anni della Seconda guerra mondiale, perché
convinti che conoscere il passato sia la chiave che apre la porta del futuro.
Luca
Angelucci è nato nel 1971 a Jesi,
nelle Marche. Giornalista, è caporedattore del settimanale «Gente». In passato
si è occupato di cronaca, attualità e sport per «Il Giornale», «Il Messaggero
di Ancona» e il settimanale «Il Diario». Appassionato di cinema, musica e
basket, ama raccontare storie.
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