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Copertina edizione inglese "The Monk" |
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Copertina edizione inglese "The Monk" |
di Heiko H. Caimi
Quando la
signora Bassi aprì l’armadio della sorella morta, l’odore di naftalina e vecchi
fiori secchi le salì alla testa come un colpo. Non era una donna facilmente
impressionabile: aveva allevato tre figli durante la miseria e ne aveva sepolti
due senza cedere a lacrime di fronte alla folla; eppure, dinnanzi a quella
cavità scura, si sentì osservata.
Le grucce
pendevano con l’indolenza di ossa disarticolate. Una camicia maschile, larga e
lisa, si fece avanti dal mucchio di gonne come un corpo fuori posto. «Che ci fa
questo qui?» borbottò, tirando il tessuto che odorava di fumo di pipa. La
sorella Eudora non aveva mai avuto un marito, né un amante, almeno che lei
sapesse.
di Mimma Zuffi
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Ritratto di Tommaso Moro |
di Selene G. Rossi
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Dill, Jem e Scout |
(a cura di Mimma Zuffi)
La leggenda narra ciò che presumibilmente accadde circa mille anni fa in un borgo ricco e attivo, chiamato Oleastra, oggi conosciuto con il nome di Volastra, gli abitanti producevano con successo olio d’oliva e vino e li commerciavano direttamente nei mercati. I più intraprendenti trasportavano le pregiate merci a Corniglia o Manarola (due delle Cinque Terre) e con i Leudi (barche da trasporto) arrivavano fino a Genova. Nel capoluogo ligure l’olio ed il vino venivano caricati su barche più grandi per giungere alle destinazioni finali, come d’altronde succedeva già al tempo degli antichi romani.
di Marina Fichera
Sono seduta da oltre un’ora
davanti al lago Son Kul, in Kyrgyzstan, a oltre 3.000 metri di altitudine, come
stregata dalla luce di questo luogo.
Un lembo di terra arsa dal
vento, dal colore primordiale dell’argilla che solo il lago, splendente come
una riga dipinta da una mano divina su un quadro perfetto, separa da un cielo
lapislazzulo. Le nuvole sembrano uno degli immensi greggi di pecore che ho
incontrato arrivando fin qui, lievi, morbide, bianche ma non troppo, sporche di
vita, terra e vento.
(di Mimma Zuffi)
In questi ultimi anni stiamo assistendo a un crescente e rinnovato interesse per diversi aspetti della spiritualità delle origini, spesso cancellati o sopraffatti dalle religioni patriarcali. Vorrei offrire gli strumenti per ritrovare il legame perduto con la Terra e con Dio, elementi fondamentali dell'antica visione della vita, e liberare la nostra cultura da un millennio di pregiudizi negativi, frutto della propaganda religiosa dominante.
(a cura di Mimma Zuffi)
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(di Giovanna Rotondo)
Non l’ha piantato Giuseppe Garibaldi, ma forse c’era già nelle sue visite a Lecco di quegli anni e Garibaldi potrebbe averlo visto o esserci passato vicino, nella sua l’ultima visita, quella del 1866, quando sbarcò sul lungolago e, a cavallo, accolto dalla folla festante, giunse all’incrocio con Via Nazario Sauro per andare all’Albergo Croce di Malta, nell’attuale Piazza Garibaldi. E’ il platano centenario che si vede prima di attraversare la strada che porta in via Nazario Sauro. Un albero bellissimo, sono anni che lo ammiro per la sua maestosità. Il mio amico Peppo Rota, che se n’è andato per le conseguenze di una caduta proprio da un albero, mi diceva che era l’Albero di Garibaldi, mi doveva raccontare la storia, se ce n’era una, ma non ce l’ha fatta. Ci penso sempre, quando lo guardo, a quella storia che mi doveva raccontare Peppo, ma anche al desiderio di fare qualcosa per questo bel platano e per gli altri grandi platani che sono sul lungolago e che avrebbero bisogno di più attenzione e cura.
(a cura di Mimma Zuffi
Questo è un semplice grazie alla signora Maria Antonietta di Matera per la gentilezza e la professionalità, unite alla pazienza nell'ascoltare e risolvere i problemi . GRAZIE!