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giovedì 23 gennaio 2020

La Belle Époque - storia d’amore senza tempo tra realtà e finzione


di Annalisa Petrella


“La belle époque”, per la regia di Nicolas Bedos, è un film delizioso e spiazzante dove presente e passato si sfidano con ironia attraverso una sorta di macchina del tempo che permette ai protagonisti di riprendere in mano la propria esistenza, cogliendo forse l’ultima occasione per ricominciare.



Il gioco è ben riuscito: realtà e finzione si mescolano e si fondono nella magia del cinema con uno sguardo rivolto verso ciò che è stato per riscoprire e vivificare un presente disarmante. Già dal titolo si avverte la poliedricità del film che allude al periodo migliore della vita di ciascuno e, contemporaneamente, al nome del locale dove si svolge il nucleo della storia.

La scena iniziale offre una prova immediata del livello di manipolazione del regista nei confronti del pubblico: ci si trova in una villa prestigiosa nel bel mezzo di un banchetto regale di altri tempi, una cena delle beffe dove il re e i suoi cortigiani sono impegnati in vacue conversazioni e si dilettano a schernire un servitore di colore. Il vero obiettivo di Bedos non è quello di stigmatizzare l’odioso razzismo che trasuda dal convivio quanto piuttosto di prendere di mira il pubblico presente in sala e di depistarlo attraverso una narrazione a scatole cinesi.
La quaestio: -I personaggi sono gli attori del film “La belle époque” o gli attori di un film girato al suo interno, come Truffaut insegna?


I colpi di scena si susseguono fino a che ci si rende conto di aver assistito a un gioco di ruolo che permette ai clienti facoltosi di un’agenzia cinematografica di vivere nell’epoca desiderata e di incontrare qualsiasi personaggio si voglia conoscere o rivedere, scegliendo gli ambienti più idonei alle diverse situazioni. Al prezzo di alcune migliaia di euro tutto è possibile e si può realizzare il sogno di rivivere un passato lontano. Ovviamente è tutto finto, ricostruito in studio, con figuranti pronti a interpretare un importante politico o la donna dei sogni. 

Victor, un Auteuil al massimo, è un perdente in tutti i sensi, il suo matrimonio è andato in rovina e la professione di disegnatore è disastrata. Sceglie quindi di ritornare al tempo della sua giovinezza, più precisamente alla notte del 1974 quando in un caffè dal nome “La belle époque” è scattata la scintilla d’amore per la sua bella Marianne, ormai perduta.

A questo punto gli anni Settanta prendono vita, il ritmo del film cambia e si fa più veloce: attori, luci, macchine, pareti, tutto è in continuo movimento e il gioco delle “coppie” - Victor e Marianne, in primo piano, e il regista nevrotico con la sua musa, in parallelo - si trasforma gradualmente in un’ode malinconica all’amore che fa riscoprire la bellezza racchiusa in ogni rapporto e fa riflettere sulla senilità. Al centro di tutto c’è il sentimento della nostalgia che diventa un elemento vibrante di un cinema che continua a interrogarsi sul senso degli attimi che compongono una vita.

La coppia Ardant – Auteuil offre l’interpretazione eccezionale di una coppia âgée, Victor e Marianne, che dopo una lunga relazione, diventata ormai tumultuosa, segue traiettorie personali soprattutto per volontà della donna, psicanalista delusa e annoiata da un marito immobile.


Fanny Ardant, sempre fascinosa, riempie la scena con i suoi occhi liquidi e insinuanti, Daniel Auteuil, istrionico e amabile, è un volto aperto, disarmato, sul quale scorrono ombre, luci e sfumature dettate dai sentimenti più contrastanti.
Doria Tiller, l’attrice giovane, notevole, e Guillame Canet, il regista isterico, ben caratterizzato, reggono bene il confronto con i due “grandi” del cinema francese.

Nicolas Bedos, nel raccontare come eravamo e come siamo diventati, celebra la settima arte con mano sicura e con sentimento leggero, ma profondo, e inserisce in una storia d’amore il gusto della molteplicità e della dissimulazione favorendo nello spettatore la sospensione dell’incredulità, anzi coinvolgendolo in modo partecipe in un gioco di specchi tra le coppie moltiplicato al massimo.  La commistione nel film tra arte e vita, sogno e realtà, dramma e commedia, ci riporta a capolavori come “Effetto notte” di Truffaut attraverso il richiamo ad alcune inquadrature emblematiche e soprattutto alle situazioni mimate del making movies.

Da vedere per iniziare l’anno bisestile con leggerezza e buon umore.


21 commenti:

  1. Il film bello e la sua recensione è un valore aggiunto.

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  2. Un film divertente e nostalgico

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  3. Sempre belle le tue recensioni!

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  4. Bella recensione per un film da non perdere.

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  5. Analitica e profonda, mette in luce diversi aspetti del film che lo fanno apprezzare di più.

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  6. Bellissima recensione e sicuramente andrò a vedere il film!
    Ludmilla

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  7. Come sempre, cara Annalisa, le tue recensioni sono impeccabili. Superano l' immediatezza delle impressioni per scavare a fondo. Leggendo questa, ho modificato in parte il mio giudizio sul film che non mi aveva entusiasmato. Ottimi certo gli attori, ma quel doppiaggio per la Ardant è davvero fuori dal mondo. Pensare che la sua voce, che parla un italiano seducente con l' accento francese, sarebbe stata una ciliegina sulla torta. Insomma qua e là, certi elementi, compreso un eccesso di recitazione " indolente"non mi avevano catturato. Ci tornerò sopra e magari ripensandoci, alla luce della tua bella analisi, potrei correggere il giudizio. Ciao!

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    1. Cara Renza, il tuo commento generoso mette in luce un punto importante, che condivido totalmente, sul doppiaggio inutile della Ardant che ci avrebbe allietato con un italiano "francesizzato" veramente glamour. Grazie!

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  8. Ho visto il film, che mi è piaciuto molto.
    La recensione dà comunque altri punti di approfondimento. Brava!

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  9. Una recensione scritta davvero molto bene. Non ho visto il film ma mi è venuta la voglia. Spero di trovarlo Ancora nelle sale.Lu tezia

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    1. Cara Lucrezia, ho visto che è ancora presente nelle sale. Grazie!

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  10. Cara Annalisa,non ho visto il film ma la tua bella recensione invita a farlo.Vedrò di rimediare.

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