Dall'11 al 20 luglio si svolge a Perugia l'Umbria Jazz 14, e noi di Sognaparole vogliamo ricordare un grande: Michel Petrucciani, pianista francese fra i più apprezzati di tutti i tempi nel genere jazz (Mimma Zuffi)
di Marina Fichera
“Quando mi siedo alla tastiera mi sento libero
come l’aria”
Michel
Petrucciani
Michel Petrucciani (Orange, 28
dicembre 1962 – New York, 6 gennaio 1999), pianista jazz dal tocco inconfondibile,
era un'esplosione di pura energia vitale e la sua musica era potente, appassionata
e piena di gioia.
Eppure Michel era venuto al mondo
con un gravissimo handicap, l’osteogenesi imperfetta, detta anche “sindrome
delle ossa di cristallo”, che ne pregiudicò la crescita – arrivò all’altezza di
poco più di un metro – e che gli procurò fin da piccolissimo gravi sofferenze
fisiche.
Michel Petrucciani al
pianoforte
Nato in una famiglia di musicisti –
suo padre è proprietario di un negozio di dischi e chitarrista, come il
fratello, mentre un altro è bassista - fin da piccolissimo dimostra un vivo
interesse per la musica, e in particolare quella prediletta dal padre, il jazz e il blues.
Famoso è l’episodio in cui, a soli
quattro anni, chiede di avere il suo primo pianoforte. I genitori gliene regalano
uno giocattolo e lui lo distrugge a martellate, reclamando, e ottenendo, un vero
pianoforte verticale. Il padre inventerà poi per lui uno speciale attrezzo che
gli permetterà di arrivare agevolmente alla pedaliera.
Michel, costretto a casa dalla sua
malattia, frequenta le scuole dell’obbligo per corrispondenza, ma in realtà
passa tutto il suo tempo a studiare musica, arrivando a suonare anche dodici
ore al giorno.
Contrariamente al resto del corpo, Petrucciani
ha mani grandi e potenti, che unite a uno smisurato talento e un’incredibile
tenacia ne faranno uno dei più grandi pianisti jazz di sempre.
A soli tredici anni accompagna in
concerto - alcuni dicono grazie al forfait del pianista del gruppo, altri che
fosse già tutto prestabilito - il trombettista americano Clark Terry, che si
esibisce al festival di Cliousclat, ottenendo il primo di tanti successi che
hanno caratterizzato la sua carriera.
Tre anni dopo incontra il batterista
italiano Aldo Romano, con cui instaura un rapporto di profonda amicizia e
stima. Ed é proprio grazie a Romano che, nel 1981, debutta al festival del jazz
di Parigi. La sua esibizione lascia il pubblico del Théâtre de la Ville senza
parole, è l’inizio di una carriera folgorante nel mondo del jazz
internazionale.
L’anno successivo si trasferisce
negli Stati Uniti, dove in pochi anni incontrerà e suonerà con i maggiori
jazzisti del momento.
Vive in California, in soli sei mesi
impara perfettamente l’inglese e, grazie all’incontro con il sassofonista
Charles Lloyd – all’epoca in profonda crisi artistica ma grazie a Michel
riprende a suonare con rinnovate energie - inizia a esibirsi con sempre
maggiore successo, arrivando a essere definito il “French wonder boy”. Si sposa
e per alcuni anni vive con la moglie in modo molto bohemienne, suonando nella
West Coast americana.
Michel Petrucciani con
la prima moglie, all’inizio degli anni ‘80
In brevissimo tempo ottiene grandissimi
consensi di pubblico e critica, e decide perciò di trasferirsi a New York, dove
la scena musicale è molto più vivace. Inizia a suonare con il gotha del jazz
mondiale, tra cui Roy Haynes, Jack DeJohnette, Gary Peacock, Charlie Haden,
John Scoffield, Lee Konitz, Wayne Shorter, Gerry Mulligan e Dizzie Gillespie.
Petrucciani è il primo musicista
europeo a firmare un contratto, nel 1985, con la famosa casa discografica
statunitense Blue Note Records.
Copertina dell’LP “Michel plays Petrucciani” - 1988 - Blue Note records
Per la Blue Note incide sei album, tra
cui “Michel plays Petrucciani”, nel quale esegue brani di propria composizione –
alcuni di questi pezzi sono diventati rapidamente standard - e “Promenade with Duke”, dedicato alla musica
di Duke Ellington, colonna sonora della sua infanzia.
Il punto di arrivo cui tutti i
jazzisti aspirano per lui è solo il punto di partenza per tornare trionfalmente
nella sua amata Francia, dove nel 1994, firma per l’etichetta Dreyfus Jazz di
Parigi.
E la Francia saprà dimostrare la
propria riconoscenza, nominandolo, nello stesso anno, Cavaliere della Legion
d’Onore.
Copertina dell’LP “Solo Live” - 1997 – Dreyfus
Jazz
Nel biennio 1997-98 raggiunge l’apice
della carriera. Incide "Both Worlds" e “Solo live”, registra
trionfali tournée in Europa, con ben 220 concerti solo nel ’98.
“Devo fare tutto in fretta, perché
non ho molto tempo”, diceva. Petrucciani sapeva che la sua vita non sarebbe
stata lunga e, per uno strano gioco del destino, poco prima di morire continuava
a dire di essere felice perché era arrivato a vivere più a lungo di Charlie
Parker, morto a 35 anni.
A fine 1998, mentre è a New York,
viene colpito da una grave infezione polmonare che lo porterà rapidamente alla
morte, a soli 36 anni, il 6 gennaio 1999.
Chi ha conosciuto Petrucciani
ricorda che era un uomo affascinante, ironico, positivo, forte e fragile al
tempo stesso. Non certo un santo,
anzi, un uomo profondamente carnale, sanguigno, amante delle belle donne e
vorace di esperienze ed emozioni forti. Esperienze che sfociarono anche
nell’uso di droghe, in una vita spesso sregolata e in una certa dose di
superficialità nel trattare le donne, che letteralmente cadevano ai suoi piedi.
Parlare di Michel Petrucciani è
parlare di passione totale per la vita. E la sua musica è esattamente così. E’
una scarica di adrenalina nei ritmi incalzanti dei suoi pezzi. E’ un
susseguirsi vertiginoso di note sempre più acute che sembrano portarci sul
bordo di un precipizio, per trovarci improvvisamente davanti a un immenso mare
di colori musicali, fraseggi dalle infinite sfumature, melodie e armonie incomparabili.
Anche se ha vissuto molti anni ed è
diventato famoso negli Stati Uniti, quello di Petrucciani è un jazz con un
imprinting molto europeo. Un jazz con
forti fondamenta classiche mescolate al bebop, allo swing, ai ritmi
afroamericani appresi nelle lunghe giornate di solitudine della sua infanzia –
anche se con la sua musica non era mai solo - e fatti poi emergere e vibrare
negli anni statunitensi. Michel riesce a fondere le sonorità di Parigi con
quelle di New York, in un raffinato melting pot, unico nel suo genere.
Ascoltavo recentemente Caravan, una delle sue esecuzioni più celebri,
tratto dall’album “Promenade with Duke", del 1993. Oserei dire che questo
brano è la rappresentazione sonora di un ossimoro. L’atmosfera è rarefatta e incalzante,
il ritmo spezzato e lineare, le note limpide e oscure al tempo stesso. E solo a
metà pezzo, nonostante l’avessi ascoltato varie volte, ho realizzato che è per
piano solo.
Caravan, dall’LP “Promenade with Duke”, 1993
Questa è la grandezza del jazzista
Michel Petrucciani: far provare tutte le emozioni che può suscitare un’orchestra
semplicemente suonando, da solo, il suo pianoforte.
Uno dei brani più famosi incisi da
Petrucciani è Estate. La notissima
ballad di Bruno Martino, l’unico brano italiano a essere considerato tra gli
standard del jazz, è qui presentato in due versioni live, del 1991 e del 1995.
Montreux
1991 – Estate live
Umbria Jazz 1995 – Estate live
Due versioni completamente diverse
una dall’altra. La prima, registrata in trio durante il Festival di Montreux
ricalca fedelmente l’originale, ne mantiene la lirica e il ritmo vellutato, in
un’esecuzione piacevolmente rassicurante ma
forse per certi versi accademica.
La seconda, di quattro anni dopo, è
un’esecuzione per piano solo, potente e nervosa, che rimodella
nell’improvvisazione la melodia, ne modifica il ritmo e impasta le armonie. E’
certamente un’esecuzione meno rassicurante,
ma rappresenta una virtuosa evoluzione stilistica e pianistica.
Nel brano She did it again, tratto dall’LP “Michel plays Petrucciani”, emerge la totale gioia di suonare. Michel scommette
su un ritmo frenetico come una corsa a perdifiato e ci regala una melodia che
scorre come l’acqua di un fresco ruscello. E non si può fare a meno di
ritrovarsi a battere il ritmo col piede per lasciarsi trascinare nel mondo del
bop.
She did it again – da “Michel plays Petrucciani” –
1988
Il regista Michael Radford (Il postino) nel 2010 gli dedica il film
documentario Michel Petrucciani - Body
and soul. Nel film, attraverso filmati originali e testimonianze dei
familiari e degli amici e colleghi di Michel, viene ricostruita la strepitosa
vita del grande pianista francese.
Michel è ritratto come un uomo
esuberante e trascinatore, uno “del Sud”, un’affascinante canaglia che talvolta
inventa e reinventa gli episodi della propria vita, ma soprattutto un uomo che
ha vissuto il proprio handicap con assoluta normalità.
Diceva Michel “Le persone non comprendono che per
essere un essere umano non è necessario essere alti un metro e ottanta. Ciò che
conta è ciò che si ha nella testa e nel corpo e, in particolare, ciò che si ha
nell’anima…”.
(pubblicato con l'autorizzazione dell'autore)
(pubblicato con l'autorizzazione dell'autore)
Grande Petrucciani. Bellissimo il suo "Solo live in Paris" del 1999.
RispondiEliminaGrande Marina
Melania
Grazie Melania,
Eliminaogni volta che Petrucciani toccava una tastiera erano nuove melodie e nuovi sogni, era davvero un Grande.
LUI era musica, era jazz, LUI era UNICO!! Complimenti Marina!
RispondiEliminaFederico
Grazie Federico!
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