di Annalisa Petrella
Tilda Swinton è arrivata alla Mostra del
Cinema di Venezia per ricevere il Leone
d’oro alla carriera e presentare in anteprima con Pedro Almodovar il corto “The human voice”, monologo di trenta
minuti basato sulla pièce teatrale del 1930 di Jean Cocteau, all’epoca portato
in scena dall’attrice Berthe Bovy. L’opera negli anni è stata interpretata da
Simone Signoret, Judith Anderson, Susanna York, Liv Ullman, ma resta indimenticabile
l’interpretazione di Anna Magnani nella prima versione cinematografica per la
regia di Rossellini, col titolo “La voce umana”, in un episodio del film
“L’amore”.
Oggi Almodovar reinventa Cocteau, ne fa un adattamento più attuale, lo ricalibra, lo ravviva, mantenendone tuttavia la struttura e inserendo alcune variazioni che sono riflessi stilistici e drammatici della sua filmografia, e lo affida a Tilda Swinton.
È un personaggio inusuale la Swinton:
britannica, defilata rispetto allo scenario dello star system, pur essendo
sulla cresta dell’onda del cinema da trent’anni, una bellezza strana,
particolare, vagamente androgina che rimane impressa nella mente e trasmette un
senso di modernità, apertura mentale, indipendenza. L’aspetto è algido in un
metro e ottanta di statura, collo da cigno, occhi chiari in un volto diafano
dai colori scozzesi, ravvivato da un ciuffo aranciato che svolazza sopra un
taglio di capelli cortissimi che in poche, a cinquantanove anni, si possono
permettere.
tende
la telefonata dell’amato che l’ha lasciata e si muove nell’appartamento
indossando gli auricolari bianchi - l’apparecchio telefonico è ormai superato
-, soppesando il passare del tempo, guarda le
valigie che l’ex amante dovrebbe venire a ritirare e un cane irrequieto che
ancora non sa di essere stato abbandonato dal suo padrone. Si tratta della
storia dell’abbandono di due esseri viventi e dell’immensa sofferenza che
implica.
Tilda è magnifica nella sua interpretazione, riesce a comunicare con le espressioni del volto, la gestualità, i movimenti, le parole, l’intensità degli stati d’animo di cui è preda in tre lunghissimi giorni di attesa: dolore, impotenza, angoscia, rabbia, disperazione contro l’ipocrisia, il silenzio e la meschinità dell’altro. La donna sull’orlo dell’abisso non ha risposte, è sola in scena e parla fiera in una luce forte con primi piani travolgenti che catturano tutte le emozioni e non risparmiano le rughe che la rendono più reale e contribuiscono ad offrire una lezione morale sul desiderio. I due leoni alla carriera, lo scorso anno lo aveva ricevuto Almodovar, si sono incontrati e insieme fanno scintille.
La carriera
Si apre senza remore a diversi generi
cinematografici interpretando anche ruoli torbidi “Perversioni femminili”, “The
Beach”, “Young Adams”, nel 2002 è protagonista del thriller “I segreti del
lago” per il quale viene candidata ai Golden Globe. Nel 2005 interpreta il
ruolo della strega bianca in “Le cronache di Narnia”, nel 2007 in “A prova di
spia” dei fratelli Coen è di nuovo candidata ai Golden Globe, nel 2008 vince
l’Oscar come miglior attrice non protagonista, spalla di George Clooney, in
“Michael Clayon”. Instancabile ha lavorato e continua a lavorare in numerosi
film e performance artistiche dando prova di essere un’attrice poliedrica di
grande calibro; nel discorso di accettazione del “Leone d’oro alla carriera”
esprime in maniera inequivocabile la sua passione per il cinema:
“Il cinema è, semplicemente, il mio luogo felice. È la mia vera madrepatria. E la sua compagnia, l’albero genealogico del mio cuore. I nomi sull’elenco di coloro ai quali è stata tributata questa onorificenza sono i nomi dei miei maestri. Sono la ragazzina punk fissata con il cinema che fa l’autostop per la stazione per prendere un treno per le colline ai piedi delle vette delle loro conquiste. E, ad ogni modo, io sto appena iniziando.
Grazie per il mio
leone con le ali. Il miglior dispositivo di protezione personale per l’anima
che possa immaginare. Viva Venezia. Cinema,
cinema, cinema! Wakanda forever! (il saluto che Chadwick
Boseman, attore
prematuramente scomparso a causa di un tumore, pronuncia nel film ‘Black
Panther’) Nient’altro
che amore”.
Due donne
In “Io sono l’amore” Tilda riveste il ruolo di Emma, moglie di Tancredi Recchi, ricco industriale appartenente all’alta borghesia milanese, sono sposati da molti anni, forse senza essersi mai amati veramente, e trascorrono la loro esistenza nel centro di Milano, nella meravigliosa Villa Necchi Campiglio, utilizzata come location per il film di Luca Guadagnino. Hanno tre figli adulti, uno stuolo di domestici e sono molto legati ai genitori di Tancredi, Gabriele Ferzetti interpreta egregiamente il ruolo del patriarca. Tra mondanità e consigli d’amministrazione Emma svolge il ruolo della bella moglie che dirige la casa, sa ricevere, sempre stando al posto suo, e si dedica ai figli. Del resto si è sposata giovanissima, catturata da Tancredi che l’aveva conosciuta in Russia nella casa del padre restauratore, e si è assuefatta ai propri doveri svolti nel lusso di una Milano elegantissima ripresa dal regista con un tocco viscontiano. L’arrivo di un amico del figlio prediletto, un giovane di umili origini che fa lo chef, sconvolgerà la vita a lei e alla famiglia intera.
Tilda è abbagliante nella sua
perfezione, prima algida, regale, misurata, timidamente integrata nel gruppo di
famiglia (in un interno, verrebbe da dire), poi solare, strabordante di
passione, viva, in una dimensione che la conduce alla verità su se stessa e su
ciò che conta nel vivere.
In “I segreti del lago”, thriller girato in un magnifico paesaggio sul
lago Tahoe in Nevada, la Swinton è la madre. Ha tre figli e un suocero che abita
con loro in una casa in riva al lago, il marito, ufficiale di marina distaccato
su una petroliera, vive sempre in mare e lei, da sola, gestisce la vita
dell’intera famiglia. Quando scopre che il figlio diciassettenne è stato
irretito in una relazione omosessuale da un losco proprietario di night, scatta
nella donna l’istinto di protezione e chiede all’uomo di lasciare in pace il
ragazzo. L’uomo non molla la presa e lo raggiunge di notte a casa, ma, dopo un
alterco con lui, muore sulle rive del lago. La madre, all’insaputa del figlio e
credendolo colpevole, si assume totalmente la
responsabilità di occultarne il
cadavere per evitargli conseguenze, ma cade in una rete di ricatti che
danno una svolta alla vicenda.
Il film tratto dal racconto degli anni Quaranta di Elizabeth Sanxay Holding, “The blank wall”, è un thriller sui generis in bilanciato equilibrio tra thriller psicologico e giallo con sfumature noir. Si focalizza principalmente sulla vita quotidiana della famiglia, indagando sulle sensazioni e reazioni dei diversi componenti coinvolti nella vicenda più che sulla caccia all’assassino, ciò che maggiormente conta qui è come si possa vivere con il senso di colpa e la paura di essere scoperti. Margareth, la madre, è il perno della storia e la Swinton ne offre un’interpretazione molto intensa. Costretta a confrontarsi con qualcosa di più grande di lei che la trasporta in un mondo sordido e pericoloso, la donna, sempre più immersa nella paura e in una silenziosa angoscia, non demorde nel suo intento salvifico, ad ogni costo, mentre le acque del lago diventano lo specchio dei suoi segreti.
Molto interessante
RispondiEliminaGrazie
EliminaArticolo bellissimo per una grande attrice
RispondiEliminaLa ringrazio
EliminaLa conosco poco ma è bravissima
RispondiEliminaNe convengo, grazie
EliminaFinalmente un premio meritato
RispondiEliminaMeritatissimo
Eliminaarticolo molto interessante che ha saputo mettere in giusto rilievo la bravura dell'attrice
RispondiEliminaLa ringrazio
EliminaMagistrale limpidezza e critica, straordinaria attrice e protagonista regale unità nella molteplicità del Nostro essere Umani. Eccellente critica. Complimenti, Annalisa
RispondiEliminaGentilissimo, grazie!
EliminaAnalisi lucida e possente formulata con dinamismo ed eleganza, complimenti.
RispondiEliminaGrazie!
EliminaSi tratta di una attrice inusuale e difficile da inquadrare. Sei riuscita a descriverla e dipingerla in modo egregio. Complimenti Annalisa. Vittorio
RispondiEliminaCaro Vittorio, ti ringrazio
EliminaSono pienamente concorde sul meritatissimo premio a Tilda Swinton!
RispondiEliminaCome di consueto il suo ritratto è preciso e completo
CV
Cara CV, ti ringrazio
EliminaRicerca biografica completa e accurata unita alle recensioni appassionate di due film della brava attrice
RispondiEliminaMolte grazie
EliminaAccurata e profonda recensione, coglie e descrive l'unicità di Tilda Swinton, bravissima Annalisa (se solo la Swinton potesse leggerla!).
RispondiEliminaLudmilla
Cara Ludmilla, credo le farebbe piacere, grazie!
EliminaSei riuscita a catturarmi su un'attrice la cui bellezza mi ha sempre disturbato, per cui sorvolavo sulle notizie che la riguardavano e sulle foto che la ritraevano. Ora mi hai messo in crisi e sento che debbo rimediare alla mia voluta ignoranza. SR
RispondiEliminaCara SR, sono contenta di averti messo in crisi!
EliminaAccurata e profonda recensione. Andrò a vederlo.
RispondiEliminaCredo di non aver mai visto questa attrice " all' opera". Tuttavia ho presente il suo aspetto originale e molto interessante. Grazie alla bella e accurata presentazione di Annalisa, adesso la Swinton ha anche un " carattere". Brava, come sempre, Annalisa!
RispondiEliminaGentile come sempre, Renza!
RispondiEliminaAccurata e brillante analisi di una donna e di un'attrice di non facile comprensione.
RispondiEliminaCara Stefania, ti ringrazio
EliminaUn’attrice davvero particolare, molto intensa e profonda. Mi è piaciuta molto la tua recensione, intensa e profonda come l’attrice che descrivi.
RispondiEliminaGrazie, Anna, del bel commento!
RispondiEliminaCome al solito sei riuscita a suscitare in me curiosità. Non sapevo molto di questa attrice di cui non ho mai visto nessun film. Rimedierò al più presto. Grazie. Lucrezia
RispondiEliminaP.S. Nell'opera "The human voice" si riconosce anche nelle foto scelte nella tua recensione, il tocco di Almodovar, quel bel rosso deciso che spicca su tutti gli altri colori rendendo le immagini stesse dei piccoli cqpolavori