(di Mimma Zuffi)
Come avevo scritto, ho attraversato un periodo difficile che mi ha tenuto lontano da sognaparole, ma non per questo dallo scrivere, diciamo, pensieri sparsi.
Ho ripreso la
penna in mano grazie a un medico dagli occhi penetranti che non si lasciavano
sfuggire nulla, quasi “segnalatori del pensiero”, che ha capito che cosa si
agitava in me e mi rendeva triste e nervosa. Mi chiese infatti se conoscevo il
significato della parola giapponese “ikigai” (ragione di vita e felicità di una
persona). Perché? Aveva colpito nel segno.
Qualche
giorno dopo, era mattina, con mia grande sorpresa mi portò dei fogli e una
penna invitandomi a scrivere. Dopo poco tempo, passando davanti al suo studio lo sentii
canticchiare a bassa voce. A quel sussurrato susseguirsi di note, si unì una
voce femminile. Era la bionda dottoressa venuta a dargli il cambio. Una sorta
di “riccioli d’oro” che sapeva
risollevare il reparto dalla tristezza. Allegra, sorridente con degli occhi che
sprizzavano vitalità e forza, quella forza che riusciva a trasmettere ai suoi
pazienti.
Ecco qualche pensiero sparso:
1.
“Era una notte buia e tempestosa…” Questa frase è un po’ il simbolo di Snoopy,
il bracchetto di Charlie Brown quando
batteva a macchina sopra la sua cuccia.
Io
voglio solo dire che quella non fu una mattina come tutte le altre, infatti era
il primo dell’anno e un vecchio proverbio recita “quel che fai il primo giorno
dell’anno lo fai per tutto l’anno”. Oh no! Quella mattina, mentre facevo gli
auguri a un’amica mi sono sentita poco bene. Per fortuna lei ha percepito che
qualcosa non andava e ha chiamato subito l’ambulanza. Inizia così il mio viaggio
verso l’Inferno. Mi aveva colpito uno scompenso cardiaco che avrebbe potuto
cancellarmi. La sirena dell’ambulanza mi perforava le orecchie e il mio respiro
diventava sempre più affannoso. Una frenata, un ascensore, il reparto di
rianimazione dell’ospedale. Diagnosi: scompenso cardiaco.
Le
parole mi giungevano ovattate, capivo che forse ce l’avrei fatta. Il giorno
successivo: intervento. Mi avevano preso per i capelli.
Sto
ascoltando “Köln Concert” di Keith Jarrett e, come al solito, sulle note di
questa musica, avvolgente nella sua profondità di suono, il pensiero torna al
mio passato lontano e presente. Perché presente? Per l’ “inferno” che ho attraversato per
arrivare fino a oggi.
2.Quando
le maschere cadono le persone si rivelano per quello che sono. E’ solo
questione di tempo, poi lo spettacolo inizia.
Cosa
importa se mi faccio mille problemi per non fare del male a nessuno. Ho notato
che gli altri questi problemi non se li
fanno.
Questo
corpo tanto amato, questo spirito così ribelle, così intraprendente, così
sensibile, dove è finito? Ne rimane solo il ricordo.
Rimane
solo come fiamma ardente. Quanti ti hanno voluto e tu hai respinto. Sono come
un esercito invisibile e silente alle
tue spalle. E senti che premono su di te.
Ti
manca il fiato, i tuoi occhi si appannano, non riesci più a vedere il sole, e
ti trascini stancamente verso l’inevitabile fine.
Con
te finisce un mondo di sogni, di realizzazioni mai compiute, ma anche di
successi nel campo del lavoro.
Tutt’attorno
solo marionette messe in moto da fili invisibili gestiti da un’invisibile
entità. Che cosa faccio al mondo? Che cosa posso dare ancora? Quali tormenti mi
spingono ad andare avanti. Sei stata colpita al cuore. Il punto più pieno di
amore che nessuno ha saputo cogliete. Come vorrei rifare il percorso e saper
cogliere anche il più piccolo gesto d’amore.
Io
non mi arrendo perché la vita mi deve ancora un sogno.
È stupendo come lo sei tu
RispondiEliminauno scritto molto commovente, sei una donna forte, resiliente, con un cuore matto. Ora riposa un po', ma non si ferma mai
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