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domenica 4 giugno 2017

Bombs Away! Riflessioni sulla guerra – per fare memoria attiva


di Annalisa Petrella





“Bombs away”, rappresentata soltanto una volta in doppio turno, la sera del 25 aprile a Bologna, nella Basilica di San Francesco, è una performance teatrale folgorante sul tema dei bombardamenti delle città durante le azioni belliche del Novecento. Uno spettacolo raro, un evento che traccia un solco nella memoria e nelle coscienze dello spettatore, trasmettendo consapevolezza storica. 


A partire dalla città di Bologna - non a caso è stata scelta come scenario dello spettacolo la splendida Basilica di San Francesco pesantemente bombardata per ben due volte nel 1943 - i riferimenti ai bombardamenti in tempo di guerra, volutamente mirati contro gli obiettivi civili, sono numerosi in Italia e nel mondo: il primo risale al 1911 in Libia, ad opera di aeromobili italiani, ne seguono altri devastanti, per citarne soltanto alcuni si pensi a Barcellona, dal febbraio 1937 al marzo 1939 durante la Guerra Civile Spagnola, a Coventry e Dresda durante la Seconda Guerra Mondiale, fino ai bombardamenti del secondo Novecento ad Hanoi e in Kosovo, e a quelli in corso oggi in Medio Oriente. 


Paolo Billi
Luca Alessandrini

Bombs away”, risultato delle attività realizzate nell’ambito del “Progetto Voci” 2017, è stato ideato, costruito e diretto da Luca Alessandrini, Direttore dell’Istituto per la storia e le memorie del Novecento “Parri Emilia Romagna”, che fa parte del circuito dell’Istituto nazionale per la storia del Movimento di Liberazione in Italia, e dal regista Paolo BilliPresidente e Direttore Artistico del Teatro del Pratello, ideatore e regista tra l’altro di progetti di Teatro Civile e in Carcere.

Lo spettacolo è l’ultima tappa di un percorso di quattro anni - ciascuno confluito in un evento finale - al quale hanno partecipato il Teatro del Pratello, l’Università Primo Levi, la Scuola di Musica Applicata del Conservatorio di Bologna e la Scuola di Scenografia dell’Accademia di Belle Arti che hanno svolto per alcuni mesi attività di laboratorio interdisciplinare in ambito storico, musicale, letterario, teatrale con un gruppo intergenerazionale comprendente ben settanta persone: studenti liceali, minori e giovani adulti in carico ai Servizi della Giustizia, senior dell’Università Primo Levi, studenti universitari, cittadini dei centri sociali, attori professionisti. 

Le finalità del lavoro ad ampio spettro, di cui Luca Alessandrini è anche coordinatore scientifico, sono quelle di far conoscere attivamente i temi fondamentali della storia del Novecento – bella la definizione “fare memoria attiva” – attraverso percorsi pluridisciplinari ben strutturati e partecipati, al di fuori delle retoriche sterili e banalizzanti, coinvolgendo nelle attività fasce diverse di popolazione per età, cultura e situazione sociale. 

“Il dominio dell’aria”

Traccia documentale e punto di riferimento storico del percorso e dello spettacolo è il testo “Il dominio dell’aria” (1921), scritto dal generale italiano Giulio Douhet, primo teorico del bombardamento strategico e difensore dell’indipendenza dell’arma aerea. Douhet formula una dottrina nuova d’impiego delle forze aeree in guerra fondata sull’idea di utilizzare, in un unico attacco, ingenti quantità di bombe a carica esplosiva, chimica e incendiaria, da sfruttare per fini strategici, tenuto conto dei clamorosi e devastanti effetti di annientamento fisico e morale sulla popolazione civile. La teoria si fonda su tre postulati:

- Supremazia delle azioni offensive rispetto a quelle difensive. Il bombardamento aereo strategico rende possibili operazioni offensive più efficaci e risolutive.

-Autonomia completa delle forze aeree rispetto alle forze di terra e di mare. Conquistare il dominio dell’aria e impedire al nemico di volare. 

-Introduzione del concetto di “guerra totale” nel senso che le guerre moderne devono poter coinvolgere l’intera nazione e la popolazione. Le operazioni militari devono quindi essere pianificate prevedendo minuziosamente di distruggere tutti gli obiettivi che contribuiscono a sostenere lo sforzo bellico dell’avversario: industrie, infrastrutture e trasporti, snodi di comunicazione, edifici governativi e, soprattutto, la volontà del popolo.

Tutta la collettività civile di una nazione viene considerata come componente combattente, scompare così la tradizionale distinzione tra belligeranti e non belligeranti.  Con i bombardamenti strategici viene dissolta ogni distinzione etica e operativa tra mezzi leciti o illeciti: tutto è consentito per colpire il cuore delle città e delle popolazioni, si semina ovunque un terrore ancestrale che, se si sopravvive, fa perdere ogni coordinata vitale. Non vi sono più limiti alla distruzione della volontà collettiva del popolo nemico. 

Lo spettacolo 

Gli spettatori, tra cui tantissimi i giovani, raccolti in attesa fuori dalla splendida basilica, vengono accompagnati nella navata centrale e fatti accomodare sulle panche rituali disposte in due gruppi opposti - quasi ad affrontarsi su due diversi fronti – e rivolti ciascuno verso un gigantesco telone in tulle. 

Il tema del doppio è dominante nell’allestimento e nei significati. I due teloni leggeri e fluidi come l’aria diventano gli schermi sui quali scorrono ininterrottamente le immagini deflagranti delle esplosioni degli ordigni lanciati dagli aerei sulle città. Il sottofondo di musiche acustiche ed elettroniche in quadrifonia, scandite a intervalli dal suono di un’autentica sirena dell’epoca e da quello dell’organo, accompagna la sequela di quanto viene proiettato.

Buio e staffilate di luce, suoni e raffiche di esplosioni in un marasma di rumori travolgenti. 

La visione dello spettacolo squarcia l’anima e la proietta, frantumata, nella buia storia del Novecento che racconta una guerra senza remore, teorizzata e pianificata a tavolino per ottenere il massimo della distruzione.  Lungo la navata in penombra la narratrice, in nero come gli altri attori figuranti, cammina avanti e indietro e legge alcuni brani illuminanti tratti dal testo “Il dominio dell’aria” di Douhet: la teoria spaventosa del generale si materializza tutt’intorno, il luogo sacro e le persone ivi raccolte subiscono la violenza dei bombardamenti dal cielo, il massacro è perpetrato senza sosta con un accanimento infaticabile che frantuma e dematerializza, lasciando solo grovigli di fumo e polvere.  Alcuni figuranti, con piccoli lumini accesi tra le mani, si muovono singolarmente tra le panche e si accucciano ai piedi degli spettatori sussurrando nel clamore infernale parole che il contesto rende incomprensibili ma che fanno cogliere il senso accorato di un’umanità disarmata. 

Nelle navate laterali gruppi di figuranti in corteo si esibiscono in movimenti corali cadenzati da andature lente e strascicate, i volti dall’espressione stravolta, dilaniata o assente esprimono tutta la disperazione di un’umanità violata in ciascun atomo del proprio essere. Urla mute e gesti disarticolati, tutt’intorno terrore, sofferenza, disperazione, annullamento, perdita.

A un tratto, tra i frammenti delle immagini scomposte che scorrono sugli schermi, si compone per pochi attimi la sagoma di un profilo femminile, un’epifania inattesa. Dopo la devastazione totale finalmente una traccia di umanità e il respiro dello spettatore, trattenuto nel petto in una morsa glaciale si allenta in un soffio impercettibile di remoto sollievo, nel buio totale si socchiude uno spiraglio illusorio di uno stop allo scempio. Ma il grido della voce narrante ripetuto all’infinito: - Bombs away! Bombs away! – strappa via ogni illusione. “Sganciate le bombe!”. E la guerra continua.


Per approfondire l’argomento, purtroppo di grande attualità, si consiglia la lettura dei testi:

Giulio Dohuet, Il dominio dell’aria, ebook www.liberliber.it

Luca Alessandrini, Bologna città aperta? in Bologna in guerra. La città, i monumenti, i rifugi antiaerei, a cura di Luca Ciancabilla, Argelato, Minerva, 2010.

I bombardamenti aerei sull'Italia. Politica, Stato e società (1939-1945), a cura di Nicola Labanca, Bologna, Il Mulino, 2012.

Progetto Voci 2018

Anche se ogni anno è sempre più ardua la ricerca di risorse, non potrà mancare una quinta edizione del Progetto Voci dedicata, nel 2018, all’ottantesimo anniversario della promulgazione della legislazione antisemita italiana e di ciò che ne è seguito, lo strascico di un pregiudizio che non sarebbe cessato con la fine del regime fascista.

 

 


 

24 commenti:

  1. Argomento attuale più che mai trattato con competenza e senso artistico. Guido

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  2. Bologna è un fucina di cose belle. Molto interessante! T.V.

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  3. Deve essere stato molto coinvolgente. Che brutti tempi. A Torino ieri ci siamo fatti male da soli. ..ha vinto chi vuole spargere il terrore. Dobbiamo stare attenti

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  4. Non conoscevo il progetto voci e sono di Bologna grazie

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    1. Un progetto davvero valido che proporrà nuovi percorsi. Grazie.
      Annalisa

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  5. Hai reso perfettamente l'ambientazione e l'atmosfera dell'evento, fornendo al contempo la bibliografia per un eventuale approfondimento. Grazie!

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  6. in questo mondo la speranza è la sola luce che urla fra le mute pieghe di un palcoscenico bombardato dal terrore. Immagino lo sconforto e la disperazione di un mondo sconvolto: le parole cedono il passo alle immagini della furia sterminatrice del "nemico"e rimane il silenzio nel pianto. Ottimo l'approccio e significativo il messaggio. Complimenti, mi piacerebbe assistere al pezzo teatrale. Grazie

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    1. Sarà possibile assistere alĺo spettacolo del nuovo progetto voci.Grazie.
      Annalisa

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  7. Grazie per questa recensione Annalisa,un argomento attualissimo, proprio in queste ore e settimane la violenza e la disperazione si sono accanite ancora una volta sui più deboli. Un inno alla pace è la speranza che ci fa andare avanti e ci rende più forti.
    Ludmilla

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    1. Cara Ludmilla, il tuo commento è molto accorato e ti capisco. Grazie. Annalisa

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  8. Ieri come oggi, non è cambiato niente. Lei riesce ad esprimere fatti e sentimenti con una capacità rara. Roberta

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    1. Cara Roberta, ti ringrazio del commento generoso. Annalisa

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  9. Non avevo mai sentito parlare di Giulio Dohuet e del suo libro.
    Pazzesco!! Lo spettacolo deve essere molto forte e coinvolgente, la tua descrizione mi ha trasmesso molta emozione. Hai reso molto bene l'angoscia e lo smarrimento di fronte ad eventi che purtroppo appartengono anche al nostro tempo. Anna Catacchio

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    1. Anna carissima, mia fedele lettrice, sono contenta di essere stata convincente. Grazie. Annalisa

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  10. In un momento storico di oblio delle origini, di banalizzazione di ogni idea o ideale ricordare il giorno 25 aprile con uno spettacolo così forte e terribilmente attuale fa bene all'anima e al cuore. La recensione è quasi onomatopeica: si sentono i rumori e le voci leggendo. Ottimo lavoro. Grazie. Vittorio

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    1. Caro Vittorio, ti ringrazio dello splendido commento. Annalisa

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  11. immergersi,esserci,compenetrarsi...e la coscienza ,conoscienza,esperienza ti rendono...storia,
    grazie
    maria rosa dominici

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  12. Hai descritto lo spettacolo così bene che mi sembra di averlo visto!Mi si accappona la pelle al pensiero che quello che per noi è uno spaventoso passato è,invece,uno spaventoso presente in tanti Paesi.

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  13. Cara Stefania, i corsi e ricorsi storici...Grazie.
    Annalisa

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