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venerdì 11 luglio 2014

Michel Petrucciani, la potenza della passione

Dall'11 al 20 luglio si svolge a Perugia l'Umbria Jazz 14, e noi di Sognaparole vogliamo ricordare un grande: Michel Petrucciani, pianista francese fra i più apprezzati di tutti i tempi nel genere jazz (Mimma Zuffi)

di Marina Fichera


 “Quando mi siedo alla tastiera mi sento libero come l’aria”
Michel Petrucciani

Michel Petrucciani (Orange, 28 dicembre 1962 – New York, 6 gennaio 1999), pianista jazz dal tocco inconfondibile, era un'esplosione di pura energia vitale e la sua musica era potente, appassionata e piena di gioia.
Eppure Michel era venuto al mondo con un gravissimo handicap, l’osteogenesi imperfetta, detta anche “sindrome delle ossa di cristallo”, che ne pregiudicò la crescita – arrivò all’altezza di poco più di un metro – e che gli procurò fin da piccolissimo gravi sofferenze fisiche.
Michel Petrucciani al pianoforte



Nato in una famiglia di musicisti – suo padre è proprietario di un negozio di dischi e chitarrista, come il fratello, mentre un altro è bassista - fin da piccolissimo dimostra un vivo interesse per la musica, e in particolare quella  prediletta dal padre, il jazz e il blues.
Famoso è l’episodio in cui, a soli quattro anni, chiede di avere il suo primo pianoforte. I genitori gliene regalano uno giocattolo e lui lo distrugge a martellate, reclamando, e ottenendo, un vero pianoforte verticale. Il padre inventerà poi per lui uno speciale attrezzo che gli permetterà di arrivare agevolmente alla pedaliera.
Michel, costretto a casa dalla sua malattia, frequenta le scuole dell’obbligo per corrispondenza, ma in realtà passa tutto il suo tempo a studiare musica, arrivando a suonare anche dodici ore al giorno.
Contrariamente al resto del corpo, Petrucciani ha mani grandi e potenti, che unite a uno smisurato talento e un’incredibile tenacia ne faranno uno dei più grandi pianisti jazz di sempre.
A soli tredici anni accompagna in concerto - alcuni dicono grazie al forfait del pianista del gruppo, altri che fosse già tutto prestabilito - il trombettista americano Clark Terry, che si esibisce al festival di Cliousclat, ottenendo il primo di tanti successi che hanno caratterizzato la sua carriera.
Tre anni dopo incontra il batterista italiano Aldo Romano, con cui instaura un rapporto di profonda amicizia e stima. Ed é proprio grazie a Romano che, nel 1981, debutta al festival del jazz di Parigi. La sua esibizione lascia il pubblico del Théâtre de la Ville senza parole, è l’inizio di una carriera folgorante nel mondo del jazz internazionale.
L’anno successivo si trasferisce negli Stati Uniti, dove in pochi anni incontrerà e suonerà con i maggiori jazzisti del momento.  
Vive in California, in soli sei mesi impara perfettamente l’inglese e, grazie all’incontro con il sassofonista Charles Lloyd – all’epoca in profonda crisi artistica ma grazie a Michel riprende a suonare con rinnovate energie - inizia a esibirsi con sempre maggiore successo, arrivando a essere definito il “French wonder boy”. Si sposa e per alcuni anni vive con la moglie in modo molto bohemienne, suonando nella West Coast americana.

Michel Petrucciani con la prima moglie, all’inizio degli anni ‘80

In brevissimo tempo ottiene grandissimi consensi di pubblico e critica, e decide perciò di trasferirsi a New York, dove la scena musicale è molto più vivace. Inizia a suonare con il gotha del jazz mondiale, tra cui Roy Haynes, Jack DeJohnette, Gary Peacock, Charlie Haden, John Scoffield, Lee Konitz, Wayne Shorter, Gerry Mulligan e Dizzie Gillespie.
Petrucciani è il primo musicista europeo a firmare un contratto, nel 1985, con la famosa casa discografica statunitense Blue Note Records.


                       Copertina dell’LP “Michel plays Petrucciani” - 1988 - Blue Note records

Per la Blue Note incide sei album, tra cui “Michel plays Petrucciani”, nel quale esegue brani di propria composizione – alcuni di questi pezzi sono diventati rapidamente standard -  e “Promenade with Duke”, dedicato alla musica di Duke Ellington, colonna sonora della sua infanzia.
Il punto di arrivo cui tutti i jazzisti aspirano per lui è solo il punto di partenza per tornare trionfalmente nella sua amata Francia, dove nel 1994, firma per l’etichetta Dreyfus Jazz di Parigi.
E la Francia saprà dimostrare la propria riconoscenza, nominandolo, nello stesso anno, Cavaliere della Legion d’Onore.


                                    Copertina dell’LP “Solo Live” - 1997 – Dreyfus Jazz

Nel biennio 1997-98 raggiunge l’apice della carriera. Incide "Both Worlds" e “Solo live”, registra trionfali tournée in Europa, con ben 220 concerti solo nel ’98.
“Devo fare tutto in fretta, perché non ho molto tempo”, diceva. Petrucciani sapeva che la sua vita non sarebbe stata lunga e, per uno strano gioco del destino, poco prima di morire continuava a dire di essere felice perché era arrivato a vivere più a lungo di Charlie Parker, morto a 35 anni.
A fine 1998, mentre è a New York, viene colpito da una grave infezione polmonare che lo porterà rapidamente alla morte, a soli 36 anni, il 6 gennaio 1999.
Chi ha conosciuto Petrucciani ricorda che era un uomo affascinante, ironico, positivo, forte e fragile al tempo stesso. Non certo un santo, anzi, un uomo profondamente carnale, sanguigno, amante delle belle donne e vorace di esperienze ed emozioni forti. Esperienze che sfociarono anche nell’uso di droghe, in una vita spesso sregolata e in una certa dose di superficialità nel trattare le donne, che letteralmente cadevano ai suoi piedi.
Parlare di Michel Petrucciani è parlare di passione totale per la vita. E la sua musica è esattamente così. E’ una scarica di adrenalina nei ritmi incalzanti dei suoi pezzi. E’ un susseguirsi vertiginoso di note sempre più acute che sembrano portarci sul bordo di un precipizio, per trovarci improvvisamente davanti a un immenso mare di colori musicali, fraseggi dalle infinite sfumature, melodie e armonie incomparabili.
Anche se ha vissuto molti anni ed è diventato famoso negli Stati Uniti, quello di Petrucciani è un jazz con un imprinting molto europeo. Un jazz con forti fondamenta classiche mescolate al bebop, allo swing, ai ritmi afroamericani appresi nelle lunghe giornate di solitudine della sua infanzia – anche se con la sua musica non era mai solo - e fatti poi emergere e vibrare negli anni statunitensi. Michel riesce a fondere le sonorità di Parigi con quelle di New York, in un raffinato melting pot, unico nel suo genere.
Ascoltavo recentemente Caravan, una delle sue esecuzioni più celebri, tratto dall’album “Promenade with Duke", del 1993. Oserei dire che questo brano è la rappresentazione sonora di un ossimoro. L’atmosfera è rarefatta e incalzante, il ritmo spezzato e lineare, le note limpide e oscure al tempo stesso. E solo a metà pezzo, nonostante l’avessi ascoltato varie volte, ho realizzato che è per piano solo.
Caravan, dall’LP “Promenade with Duke”, 1993
Questa è la grandezza del jazzista Michel Petrucciani: far provare tutte le emozioni che può suscitare un’orchestra semplicemente suonando, da solo, il suo pianoforte.
Uno dei brani più famosi incisi da Petrucciani è Estate. La notissima ballad di Bruno Martino, l’unico brano italiano a essere considerato tra gli standard del jazz, è qui presentato in due versioni live, del 1991 e del 1995.
Montreux 1991 – Estate live
Umbria Jazz 1995 – Estate live
Due versioni completamente diverse una dall’altra. La prima, registrata in trio durante il Festival di Montreux ricalca fedelmente l’originale, ne mantiene la lirica e il ritmo vellutato, in un’esecuzione piacevolmente rassicurante ma forse per certi versi accademica.
La seconda, di quattro anni dopo, è un’esecuzione per piano solo, potente e nervosa, che rimodella nell’improvvisazione la melodia, ne modifica il ritmo e impasta le armonie. E’ certamente un’esecuzione meno rassicurante, ma rappresenta una virtuosa evoluzione stilistica e pianistica.
Nel brano She did it again, tratto dall’LP “Michel plays Petrucciani”,  emerge la totale gioia di suonare. Michel scommette su un ritmo frenetico come una corsa a perdifiato e ci regala una melodia che scorre come l’acqua di un fresco ruscello. E non si può fare a meno di ritrovarsi a battere il ritmo col piede per lasciarsi trascinare nel mondo del bop. 
She did it again – da “Michel plays Petrucciani” – 1988
Il regista Michael Radford (Il postino) nel 2010 gli dedica il film documentario Michel Petrucciani - Body and soul. Nel film, attraverso filmati originali e testimonianze dei familiari e degli amici e colleghi di Michel, viene ricostruita la strepitosa vita del grande pianista francese.
Michel è ritratto come un uomo esuberante e trascinatore, uno “del Sud”, un’affascinante canaglia che talvolta inventa e reinventa gli episodi della propria vita, ma soprattutto un uomo che ha vissuto il proprio handicap con assoluta normalità.

Diceva Michel  Le persone non comprendono che per essere un essere umano non è necessario essere alti un metro e ottanta. Ciò che conta è ciò che si ha nella testa e nel corpo e, in particolare, ciò che si ha nell’anima…”. 


(pubblicato con l'autorizzazione dell'autore)

4 commenti:

  1. Grande Petrucciani. Bellissimo il suo "Solo live in Paris" del 1999.
    Grande Marina
    Melania

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    Risposte
    1. Grazie Melania,
      ogni volta che Petrucciani toccava una tastiera erano nuove melodie e nuovi sogni, era davvero un Grande.

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  2. LUI era musica, era jazz, LUI era UNICO!! Complimenti Marina!
    Federico

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