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domenica 31 agosto 2025

Il Platano di Garibaldi

 (di Giovanna Rotondo)


Non l’ha piantato Giuseppe Garibaldi, ma forse c’era già nelle sue visite a Lecco di quegli anni e Garibaldi potrebbe averlo visto o esserci passato vicino, nella sua l’ultima visita, quella del 1866, quando sbarcò sul lungolago e, a cavallo, accolto dalla folla festante, giunse all’incrocio con Via Nazario Sauro per andare all’Albergo Croce di Malta, nell’attuale Piazza Garibaldi. E’ il platano centenario che si vede prima di attraversare la strada che porta in via Nazario Sauro. Un albero bellissimo, sono anni che lo ammiro per la sua maestosità. Il mio amico Peppo Rota, che se n’è andato per le conseguenze di una caduta proprio da un albero, mi diceva che era l’Albero di Garibaldi, mi doveva raccontare la storia, se ce n’era una, ma non ce l’ha fatta. Ci penso sempre, quando lo guardo, a quella storia che mi doveva raccontare Peppo, ma anche al desiderio di fare qualcosa per questo bel platano e per gli altri grandi platani che sono sul lungolago e che avrebbero bisogno di più attenzione e cura.


“Un albero così imponente, dovrebbe avere qualche riconoscimento, più spazio, essere amato, ammirato”, l’ho pensato per qualche anno. Poi un giorno ho deciso che avrei misurato la circonferenza del tronco con uno spago (che poi ho misurato con un metro), ed era quasi quattro metri e mezzo. Una circonferenza di quella portata fa pensare a un albero monumentale, per capire l’età l’ho divisa per 2,5, un metodo semplice anche se molto approssimativo, l’avevo letto su internet, sul portale dei bambini. Questo semplice calcolo mi ha dato un’età di 170 anni circa, ma potrebbero essere anche di più o magari meno, bisognerebbe misurare l’altezza e il diametro della chioma, per essere più precisi, anche se è difficile calcolare l’altezza di una albero vivo con precisione. Comunque sia, è un albero che merita attenzione e cura. Ed è quello che dovremmo fare con l’aiuto di tutti, soprattutto con la collaborazione dell’Amministrazione Comunale. Altri platani del lungolago si avviano verso i quattro metri di circonferenza, ciò vuol dire che abbiamo un patrimonio arboreo notevole: una passeggiata di alberi monumentali di cui prenderci cura e amare. I platani possono vivere molto a lungo, ci sono platani millenari, sono alberi solidi, generosi, resistenti all’inquinamento, assorbono grandi quantità di anidride carbonica e ci danno ossigeno e le radici profonde rendono stabile il terreno.

Ci si può innamorare di un albero? Sì, mi accade spesso. E’ successo anche a personaggi illustri: nell’ opera di Handel, Serse, il figlio Dario s’innamora di un platano.

Frondi tenere e belle
del mio platano amato
per voi risplenda il fato.
Tuoni, lampi, e procelle
non v’oltraggino mai la cara pace,
né giunga a profanarvi austro rapace.

Ombra mai fu
di vegetabile,
cara ed amabile,
soave più.

Al momento c’è solo un Platano Monumentale sul territorio lecchese, si trova a Verderio. Il platano di Garibaldi, se lo fosse, diventerebbe il secondo albero monumentale pubblico in tutta la Provincia di Lecco, gli altri sono in luoghi o ville private. Sarebbe un momento culturale importante per le persone, i ragazzi, i bambini trovarsi a contatto con una meraviglia della natura, ma non è la certificazione che rende un albero più prestigioso, tutto ciò può solo aiutarci a diventare più consapevoli di quanto siano essenziali gli alberi per la nostra vita: senza di essi non viviamo.

Un albero, per essere considerato monumentale, deve avere il riconoscimento del Ministero. E’ un iter abbastanza lungo: Comune, Regione. Ministero. Deve avere caratteristiche di longevità, di proporzioni, essere raro o d’importanza storica, tuttavia non deve mancare la volontà popolare per farlo diventare tale. Il Platano di Garibaldi è in evidente stato di sofferenza, ho pensato che si potesse iniziare una procedura, come albero monumentale per la sua appartenenza a un periodo storico, ma anche se non lo fosse, è un albero maestoso in stato di abbandono, ed era necessario un appello affinché fosse accudito. Ed è stata questa l’intenzione dell’intervista di Unica TV e del quotidiano La Provincia di Lecco a cura di Stefano Spreafico, che ha accolto il mio appello con passione. Grazie, Stefano


















(pubblicato con l'autorizzazione di "scritti  di Giovanna Rotondo")




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