di Tatiana Bertolini
L’Ermitage: i
Palazzi
Il cuore dell’ex capitale Russa è
qui nel palazzo degli zar, altrimenti detto Palazzo d’Inverno o Ermitage.
E’
una costruzione immensa, costituita da diversi edifici collegati fra loro la
cui realizzazione è durata oltre un secolo.
Il
primo edificio, quello più vecchio, è il Palazzo
d’inverno vero e proprio. Esso fu costruito sotto la zarina Elisabetta al
posto di due palazzi edificati nel 1711 e nel 1721. La zarina, figlia di Pietro
I, diede l’incarico a Bartolomeo Rastrelli, figlio dello scultore Carlo chiamato
in Russia proprio da suo padre. I lavori iniziarono nel 1754.
Ingresso: Salone degli ambasciatori
Sala piccola del trono
con il ritratto di Pietro il Grande
Sala Grande del trono o sala di S. Giorgio
Piccolo Ermitage edificato da
Caterina II dal 1764 al 1769, al suo interno si trova la sala del padiglione e il giardino
pensile.
sala del padiglione
Particolare del pavimento a mosaico
Trattasi
di un complesso orologio meccanico dove trovano posto carillon a forma di
animali (pavone, gallo ecc..) che si muovono ed emettono i suoni dei rispettivi
animali.
Vecchio Ermitage costruito da J. Felten tra il 1771 e il 1787 costruito per ospitare le raccolte di quadri che andavano aumentando.
Il
già ricordato Teatro dell’Ermitage
costruito da Quarenghi 1783-1787
Nuovo Ermitage costruito dal
1851 sotto il regno di Nicola I che ospita tra l’altro i vedutisti veneziani.
Il portico d’ingresso è ornato da cariatidi che raffigurano gli Atlanti
Complessivamente
abbiamo un edificio di 1050 stanze,1787 finestre e 117 scale. Nel 1853 fu quasi
interamente distrutto da un incendio e fu ricostruito fin nei minimi dettagli
dagli architetti V. Stasov e A. Brjullov.
Le immagini
relative al Nuovo Ermitage e alla galleria degli eroi nella guerra napoleonica
sono protette da copyright e quindi non è stato possibile scaricarle.
L’Ermitage, le Gallerie
Basterà
dire che i magazzini sono stipati di quadri che vengono esposti con periodiche
rotazioni.
Esso
è suddiviso nelle seguenti sezioni
-
Arte dell’Europa occidentale
-
Arte e cultura della Russia
-
Arte antica della Russia
-
Arte del vicino e medio oriente
-
Numismatica
Oltre
alla collezione riservata di cammei
che era stata di proprietà personale di Caterina la Grande.
Interessante
il settore arte antica della Russia dove sono conservai reperti archeologici
rinvenuti in Ucraina, e nel Caucaso.
I pezzi più pregiati sono quelli dell’antica civiltà siberiana degli Sciiti, a lato un manufatto d’oro lavorato a sbalzo.
Sotto
una spilla e un pettine
Il
settore maggiormente frequentato è quello dell’arte dell’Europa occidentale
dove ampio spazio trova la pittura italiana
Vi
sono dipinti gotici come l’annunciazione
di S. Martini
S. Sebastiano di Perugino
Sacra Famiglia di Raffaello
e tanti altri tra cui UNA DAMA del Correggio, LA MADDALENA e una DANAE
Per il barocco ricordiamo un Caravaggio
Il suonatore di liuto
Per
il ‘700 i vedutisti veneti raccolti al Nuovo Hermitage
Canaletto
Arrivo
dell’Ambasciatore francese a Venezia
Per
la pittura dell’800 Vincent van Gogh
Case con i tetti
di paglia
La Danza
Le Sculture
Vastissima
è anche la raccolta di statue, ci limiteremo a ricordare il Ragazzo inginocchiato di Michelangelo
E
il corridoio dedicato a Canova
Particolare de
Le tre grazie
Caterina II , dove le grottesche originali sono state riportate su tappezzeria di seta
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Movimenti
politici nella Russia di fine ‘800
Durante
il regno di Alessandro II, essendo state, per così dire, aperte le frontiere,
molti studenti si recarono a studiare all’estero, specie in Svizzera. Fra essi
erano numerose le ragazze che in patria trovavano ancora una certa difficoltà
se non ostilità a poter coltivare i loro studi.
Consapevole
però che questo avrebbe potuto avvicinarli a nuove idee, lo zar, nell’ultimo
decennio del suo regno, li richiamò in Russia.
Parecchi
di questi giovani avevano costituito a San Pietroburgo il movimento populista Zemlja e Volia (terra e libertà) che si
proponeva con metodi di azione legale, di dare la terra ai contadini, e loro
stessi si erano poi sparpagliati nel paese andando ad insegnare nelle scuole
rurali con l’intento di risvegliare nei contadini la coscienza dei loro
diritti. Ma queste nuove idee erano così lontane dalla loro mentalità arcaica e
quasi primitiva, che gli stessi mugiki erano andati dalla polizia per
denunciarli in modo che fossero arrestati e condannati al carcere o alla
deportazione.
Nell’insieme
l’esperienza si rivelò dunque un fallimento, così come era stata l’abolizione
della servitù della gleba.
Il
26 agosto del 1897 a San Pietroburgo una parte dei componenti di questo
movimento si staccò da esso e fondò un nuovo gruppo detto Narodnaja Volia* (la
volontà del popolo) che si prefiggeva l’abbandono di questo tipo di lotta per
la terra per passare invece ad azioni mirate aventi lo scopo di eliminare e
minare l’autorità dello stato e preoccupare le classi aristocratiche. Una forma di lotta che è stata poi definita
terrorismo.
In
quel punto il suo successore, Alessandro III, fece costruire una chiesa, quella
del Redentore
sul Sangue; nel punto in cui si trovava la carrozza venne collocato
l’altare e questo ha determinato uno smottamento oltre l’argine del canale in
quanto l’abside sporge dallo stesso.
Una suggestiva immagine notturna del canale, sullo sfondo la mole della chiesa del Redentore
Lo
stile vuole essere un ritorno alla tradizione ortodossa, non abbiamo perciò una
linea classica come nelle altre cattedrali di S. Pietroburgo ma un richiamo
alla cattedrale moscovita di San Basilio.
Purtroppo
però siamo in presenza di una copia,
non è più il tempo di Ivan il Terribile e l’edificio, estremamene ridondante e
con una rutilante policromia, suona un po’ come artificioso, una sorta di falso
storico.
*Volja in russo significa sia volontà che
libertà
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Alessandro III (1881-1894)
I 13 anni di regno di Alessandro III furono i più duri di tutto il XIX secolo.
Già nell’ultimo periodo del suo regno Alessandro II aveva mutato rotta ed intrapreso una politica più reazionaria, ma il figlio, reazionario convinto, si diede da fare per neutralizzare se non abolire le riforme del padre. Alzò il censo per il diritto di voto e a S. Pietroburgo gli elettori maschi scesero da 21.000 a 8.000
Vi
fu un aumento della repressione poliziesca, anche se l’organizzazione Narodnaja volja nel giro di poco dopo l’attentato
allo zar si era sciolta, con numerose condanne alla deportazione in Siberia e
ai lavori forzati.
È
di questi anni l’ultimo grande romanzo di Tolsoj Resurrezione che affronta
proprio il tema delle condizioni dei detenuti in contrasto con le dissolutezze
e la ferocia nel difendere i propri privilegi della nobiltà.
Secondo
il protagonista, il principe Nechlijudov il compito della magistratura non
sarebbe quello di far rispettare le leggi ma “quello di sostenere gl’interessi di classe.
La magistratura, a mio parere, è semplicemente uno strumento amministrativo
che serve a sostenere l’ordine di cose esistenti, favorevole alla nostra classe
sociale”
Furono
così introdotte riforme nell’istituto dello Zemistvo
che ne impedirono il funzionamento, venne introdotto il numero chiuso nelle
università e il divieto per gli studenti di organizzarsi.
Fu
implementato il processo di russificazione e imposizione dell’ortodossia anche
in realtà quali l’Ucraina e la Georgia che pur non essendo russe erano comunque
province ortodosse.
La
situazione peggiore toccò ai polacchi e agli ebrei. Questi ultimi confinati
negli shtetl, villaggi di piccole e
medie dimensioni, abitati da commercianti e artigiani, nell’area occidentale
del paese denominata “recinto ebraico” da cui non potevano uscire, erano sempre
più frequentemente soggetti a violenti pogròm
(in russo massacri) compiuti dai
cittadini e dalla soldataglia russa spesso appoggiati se non istigati dalle
stesse autorità russe.
Intanto
proseguiva seppur a rilento l’industrializzazione del paese, e la costruzione
della rete ferroviaria che si ampliò enormemente con la costruzione della
Transiberiana
Le officine Putilov a S. Pietroburgo
Il
primo nucleo di questa grande industria siderurgica pesante era stato fondato
nel 1801 dallo zar Paolo ma allora si trattava di una piccola fabbrica
pionieristica.
Alla
fine del regno di Alessandro III l’industriale Putilov che ne aveva assunto la
direzione, ne favorì un grande sviluppo anche perché da questa fabbrica
uscivano, tra gli altri prodotti, le locomotive. Alla vigilia della rivoluzione
in esse lavoravano 36.000 operai.
L’impianto
di questa grande industria ebbe un forte impatto sulla città comportando tra
l’altro la costruzione di immensi capannoni che fungevano da dormitori per gli
operai.
Questa
era una soluzione attuata anche in altre città dove erano grosse industrie,
come ad esempio a Mosca. Se le fabbriche erano a conduzione famigliare spesso
gli operari dormivano per terra accanto ai macchinari.
Nei
dormitori invece era assicurato un tavolaccio dove dormire tra un turno e
l’altro; i posti non erano riservati per ciascun operaio e in questo modo non
vi erano mai spazi lasciati vuoti. Questi luoghi erano messi a disposizione
dai padroni della fabbrica. Gli operai erano in prevalenza contadini che
venivano dalla sterminata campagna russa, e appena potevano richiamavano in
città la famiglia che spesso finiva anch’essa a lavorare nella loro stessa
fabbrica.
Questo
aveva acuito la crisi abitativa della città e così anche le famiglie dormivano
in questi dormitori. Alle famiglie era riservata la Kamorka, una piccola stanza che ospitava più nuclei famigliari
mentre gli stanzoni ospitavano fino a venti - trenta operai.
Coloro
che riuscivano andavano a popolare i nuovi edifici costruiti alla periferia in
cui ancora una volta famiglie numerose erano stipate in pochi metri quadri e
comunque essi si potevano ritenere fortunati perché erano riusciti ad evadere
dai kamorki.
Il
ministro delle finanze Nicolaij Bunge, oltre ad altre riforme (quali la
tassazione dell’eredità, abolizione imposta pro capite, e la fondazione di una
banca contadina) inaugurò una legislazione del lavoro spesso però destinata a
rimanere sulla carta.
Secondo
queste nuove norme i ragazzi dai dodici ai quindici anni avevano la riduzione
lavorativa a otto ore al giorno, il divieto di lavoro notturno per i bambini e
donne nell’industria tessile, la riduzione delle multe a carico dei lavoratori
e la nomina di ispettori che avrebbero dovuto verificare l’applicazione della
legge.
Nonostante
si trattasse di una regolamentazione limitata, gli adulti continuavano a
lavorare 12 ore al giorno su turni distribuiti sulle 24 ore, il ministro fu
costretto a rassegnare le dimissioni per la protesta degli altri ministri
reazionari il linea con la politica del sovrano.
Caratterialmente
era un uomo mite, l’esatto opposto dei suoi predecessori, per nulla arrogante e
molto legato alla famiglia. Questi aspetti in apparenza positivi, celavano però
una grave mancanza di carattere, ed una scarsa capacità decisionale, che lasciò
ampi spazi ad alcuni collaboratori, ma, soprattutto dopo il matrimonio,
celebrato nel 1894, alla moglie Alexanda
Fëdorovna.
I Romanov in una
foto del 1912: alle spalle di Nicola II e Alexandra si trovano le figlie
Marija, Olga, Tatiana, la minore Anastasia è seduta su uno sgabello, mentre
Alessio è seduto vicino alla madre.
Al
marito una volta aveva scritto: “Sono solo una donna che lotta per il suo
sovrano, per il suo bambino, per i due esseri più cari al mondo”
Nicola
II non fu in grado di capire i grandi mutamenti che nel XIX secolo avevano
caratterizzato l’Europa, e il divario ancora esistente tra questo continente e
il suo paese, nonché le condizioni difficili in cui era costretta a vivere la
stragrande maggioranza della sua popolazione.
Convinto
che il regime autocratico fosse impenetrabile alle problematiche economiche che
attraversano i paesi in via di sviluppo, non dimostrò l’intelligenza
sufficiente per capire che erano seduti tutti sopra ad un vulcano. Anzi,
all’inizio del nuovo secolo, mosse guerra al Giappone, una guerra disastrosa
che portò il paese sull’orlo di una grave crisi.
(segue)
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