di Giovanni De Pedro
E' vero, credetemi è accaduto, non di notte sopra
un ponte ma nel bel mezzo dell'Adriatico... dove nel 1958, l'ingegnere
romagnolo Giorgio Rosa, forse colpito dalla sindrome di Peter Pan, decise di
costruire la sua “isola che non c'è” a 11,6 chilometri al largo della riviera
tra Rimini e Cesenatico, fuori dalle acque territoriali italiane.
La piattaforma di 400 metri quadri, fin dalla sua
nascita, attirò centinaia di persone che dalla costa la raggiungevano con barche
e motoscafi, costringendo l'ingegnere a creare un'area di attracco. Le autorità
italiane non si preoccuparono di questo luogo, pensando che non avrebbe dato
fastidio a nessuno, se non il fatto che non pagavano le tasse allo Stato, ma ci
fu una svolta che cambiò le cose.
Era il Primo Maggio del 1968, quando Giorgio Rosa
con i pochi abitanti stabili dell'isola, decisero di proclamare l'indipendenza
dell'Isola delle Rose, il nome probabilmente ispirato dal cognome del suo
fondatore, ribattezzata Insulo de la Rozoj, dall'esperanto, lingua adottata
come ufficiale di questo minuscolo Stato. L'esperanto è una lingua creata verso
la fine dell'ottocento dal medico polacco, Ludwik Lejzer Zamenhof allo scopo di
ottenere un unico idioma universale che potesse unire tutti i popoli del mondo
in una lingua comune.
Quello che fece scattare l'attenzione dello Stato
Italiano e, addirittura del Vaticano, fu quando il piccolo Stato cominciò a
battere una propria moneta, a emettere
francobolli e Giorgio Rosa si recò al Consiglio Europeo di Strasburgo, per
ottenere il riconoscimento come Stato Membro.
L'isola cominciò ad essere circondata da
motovedette della Polizia Italiana, senza però riuscire a fermare barche e
motoscafi che continuavano ad arrivare dalla terraferma, con la gente che
voleva divertirsi e vivere in assoluta libertà in una società senza regole ma
senza eccessi.
Francobolli e stemma dell'isola |
Soltanto l'11 luglio dello stesso anno, gli
ultimi abitanti a lasciare l'isola furono il
guardiano e sua moglie. L'11 Febbraio del 1969, la piattaforma venne minata con
lo scopo di affondarla ma resistette all'urto, così come nel seguente tentativo
di due giorni più tardi. L'isola si danneggiò fortemente ma non cedette, segno
che l'idea dell'ingegnere Rosa non era solo un'utopia di libertà ma anche una
grande opera ingegneristica.
L'isola si arrese soltanto a una burrasca, il
ventisei dello stesso mese, posandosi sul fondo marino.
I resti dell’isola
Il film diretto da Sydney Sibilia, rimane
comunque fedele ai reali accadimenti con un cast decisamente di valore, Giorgio
Rosa è interpretato da un grande Elio Germano. Nel cast con Matilda De Angelis,
brillano tra gli altri, Leonardo Lidi, Fabrizio Bentivoglio, Luca Zingaretti e
Andrea Pennacchi, conosciuto anche come Il Pojana. Se vi ho incuriosito con
questo racconto, non mi resta che augurarvi buona visione.
La locandina del film |
E ti
prendono in giro se continui a cercarla
ma non
darti per vinto, perché
chi ci ha
già rinunciato e ti ride alle spalle
forse è
ancora più pazzo di te.
Da
“L'isola che non c'è”
di
Edoardo Bennato
Visto il film. splendido, non conoscevo la storia e grazie a questo articolo l'ho scoperta. Letizia.
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