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venerdì 20 dicembre 2019

Iran: quando il sogno delle Mille e una notte diventa realtà



Appunti sparsi di viaggio di Marina Fichera



Sono sempre più convinta che viaggiare dovrebbe essere una materia obbligatoria per i  giovani – ma anche per i meno giovani – occidentali. Perché solo andando a vedere con i propri occhi si può cambiare davvero prospettiva sulle cose e sulle persone. Solo facendo i “San Tommaso” ci si può fare, seppur nei limiti di viaggi che durano circa due settimane, una propria idea di luoghi e società che, nell’appiattimento dell’opinione pubblica, ci vengono dipinte in modo ben diverso.


Desideravo da tempo andare in Iran, ma fino al 2019 non ne avevo ancora avuta occasione. L’Iran è uno di quei paesi che, al mio annuncio d'imminente viaggio, generava  due reazioni completamente opposte: a chi non c’era mai stato “Iran? Ma sei matta? Ma non è pe-ri-co-lo-sis-si-mo?”, mentre a chi c’era già stato “Iran? Che meraviglia!! Quanto vorrei tornarci, è stato un viaggio stupendo!”. Potrà sembrare strano ma è proprio così.
La Torre della libertà a Teheran
(foto di Marina Fichera)

Il viaggio inizia dalla capitale iraniana, la caotica Teheran. E’ il giorno di Pasqua e anche in Iran è festa, perciò la città è quasi deserta e sonnecchiante fino all’ora di pranzo, quando, in una calda giornata di fine aprile, famiglie, gruppi di amici e coppie si riversano per le strade a passaggiare, chiacchierare e mangiare.
Visitiamo il meraviglioso palazzo del Golestan e il Museo  Nazionale dell’Iran, che ne ripercorre la storia e la cultura attraverso reperti archeologici che vanno dal seimila a.C. fino al periodo islamico, poi nel tardo pomeriggio prendiamo un volo interno che ci porterà a sud-est del grande paese, verso gli affascinanti deserti di Lut e Dasht-e Kavir.
Ho scelto questo viaggio proprio perchè mi dava la possibilità di visitare non solo tutti i luoghi classici della Persia, ma anche questi due deserti, molto ricchi di paesaggi completamente diversi tra loro.
 
Il deserto di Lut con i tipici kalut (foto di Marina Fichera)
In questi due deserti, luoghi remoti e sconosciuti ai più, alte falesie di roccia rossa che si stagliano come faraglioni in un infinito mare di sabbia, si alternarno a gigantesche spianate di sale di un bianco abbacinante, mentre morbide dune di sabbia gialla, mosse da un caldo vento, nascondono antichissimi e inespugnabili castelli d’argilla e paglia.

Rayen (foto di Marina Fichera)
Dune nel deserto di Dasht-e Kavir
(foto di Marina Fichera)


Qui, ai bordi di questi luoghi tanto affascinanti quanto estremi e inospitali, piccoli villaggi e città più grandi come la bella Yazd, testimoniano la millenaria esperienza dei persiani nel modellare a proprio piacimento le forze della natura. La loro incredibile capacità di inventare architetture per utlizzare al meglio ciò che l’ostile ambiente propone. Come le torri del vento per rinfrescare le case, o un antico e geniale sistema d' irrigazione composto da canali lunghi centinaia di chilometri ed enormi cisterne che dalle montagne, ancora oggi, porta l’acqua fresca nelle case.
Io con i nostri ospiti
Io e il mio gruppo siamo stati ospiti di questa gentile coppia per due notti, ai bordi del deserto di Lut, uno dei più caldi del mondo. In  questo villaggio, già a fine aprile, la temperatura diurna supera i 35 gradi, anche se la sera tuoni e lampi squarciano il cielo. Non oso immaginare come possa essere in luglio!
Il padrone di casa ci racconta che durante la guerra tra Iran e Iraq, negli anni '80, partì volontario per difendere il suo paese. Durante un’aspra battaglia l’esercito di Saddam Hussein usò le armi chimiche e lui ne rimase coinvolto. Caduto in coma, fu scambiato per morto e messo su un tavolaccio in un obitorio di fortuna, in attesa di essere riconsegnato alla famiglia.
Dopo due giorni però si svegliò. Da solo, confuso, nudo e al freddo, per un attimo credette anche lui di essere morto. Poi si rese conto che non lo era e iniziò a urlare con tutte le sue forze che lo tirassero fuori.
Nel frattempo la famiglia, avvisata della sua scomparsa, lo stava piangendo mentre preparava il funerale. Tornato a casa di corsa, fu accolto con grande sorpresa e gioia dalla moglie e dai parenti tutti. Da allora ha deciso che la guerra non l’avrebbe mai più fatta.
Ci ha detto che sono morti sei milioni di giovani per nulla, che il confine non si è mosso di un millimetro, e un’intera generazione di iraniani e iracheni è stata decimata da un’assurda guerra.
Ora coltiva i campi e ospita, nella sua semplice e bella casa accanto al deserto, i pochi turisti che si avventurano fin li.
Torri del silenzio – Yazd (foto di Marina Fichera)


Il sito archeologico delle Torri del silenzio, a Yazd nel sud est del paese, ci mostra un antichissimo luogo di sepoltura degli zoroastriani. Sono passati oltre millecinquecento anni dalla conquista della Persia da parte degli arabi e dalla conseguente islamizzazione, eppure il culto di Zoroastro, o meglio Zarathustra, è ancora ben radicato nella popolazione. Un culto millenario che per simboli, episodi della vita di Zoroastro e suoi insegnamenti, ricorda molto il cristianesimo. In fondo, penso, le nostre radici di esseri umani sono molto più vicine di quanto non si creda.

Tra i luoghi più affascinanti del paese ci sono i grandi e affollati bazar. Qui si possono trovare ottimi pistacchi, profumato zafferano, gioielli o tappeti, in un tripudio di colori, sapori, sguardi e compravendite. Passeggiare per i freschi corridoi dei bazar è molto piacevole, e si possono fare affari ma sempre senza invadenti personaggi che cercano di venderti qualcosa a tutti i costi.

Al bazar di Shiraz (foto di Marina Fichera)

Naein, luogo famoso perchè vi è stato ambientato il film “Le mille e una notte” di  Pier Paolo Pasolini, è una piacevole cittadina lungo la strada per Isfahan. Stavo passeggiando tra i vicoli del bazar - metà chiuso per la pausa pomeridiana, metà chiuso perché ormai abbandonato - quando ho sentito un rumore ritmico di metallo battuto. Così, girato  l’angolo appena fuori dal mercato, ho trovato la bottega di un anziano fabbro, circondato da fuoco, incudine e materiali vari.  Ho infilato la testa nel buio laboratorio e gli ho chiesto se potevo fare qualche foto. Non ci capivamo, ma con gesti gentili e sorrisi sinceri si arriva ovunque.


Il fabbro di Naein (foto di Marina Fichera)

Il fabbro mi ha talmente incuriosita che ho chiamato il resto del gruppo e la nostra gentile guida per potergli fare delle domande e sapere un po' di più. Ci ha detto di avere all'incirca 85 anni, forse più ma non ha certezza perché al tempo della sua nascita non esistevano i registri dell'anagrafe. Questo signore con gli occhi azzurri fa il fabbro da sempre e l'ho visto raddrizzare un lungo tondino di ferro, sicuramente molto pesante, sbattendolo sull'incudine. In pochi minuti intorno a noi si sono radunati alcuni vecchietti che ci han detto che il fabbro era un uomo fortissimo e, ancora oggi, alla sua veneranda età, era sicuramente più forte di molti giovani!



La piazza Imam a Isfahan di notte (foto di Marina Fichera)


Isfahan è una di quelle città dove mi sono sentita subito a mio agio, come a casa. La città è davvero splendida e l’atmosfera rilassata e vivace.
La gigantesca piazza Imam, o Naghsh-e-Jahan - “immagine del mondo” come l`aveva definita lo scià Abbas il Grande – una delle più grandi piazze al mondo, è un gioiello di architettura, arte e bellezza. Sulla pianta rettangolare si affacciano con armonia e perfetta simmetria il Palazzo Reale, la Moschea del Venerdì, il grande Bazar e infine la Madrassa e la Moschea di Sheikh-Lotf-Olah. Al centro della piazzi giardini e fontane sono affollate da famiglie e gruppi di amici che mangiano qualcosa o semplicemente chiacchierano. Un’intera giornata non basterebbe per visitare tutto con la dovuta attenzione.
Verso il  tramonto percorriamo un lungo viale alberato pieno di persone, per andare a vedere il calar del sole sul bel fiume Zayande-rud. Che fascino hanno i vecchi ponti con le loro sale da tè: Sio-se-Pol dalle trentatrè arcate e Khajou!
 
Isfahan (foto di Marina Fichera)

La moschea di Nasir ol Molk, nella bella città di Shiraz, è uno dei luoghi più iconici e visitati dell'Iran. Ogni giorno, nella piccola moschea, i raggi del sole del primo mattino colpiscono migliaia di vetrini colorati, creando incredibili giochi di luci e colori al suo interno. 
Quando vedi le foto delle agenzie turistiche o dei blog di viaggio la moschea è sempre vuota, in realtà già alle 8 di mattina è presa d'assalto da decine di turisti, locali e stranieri. I peggiori un aggressivo e rumoroso gruppo di cinesi che scattavano decine e decine di foto in ogni angolo, i migliori questa famiglia iraniana che scattava le foto al bimbo, in silenzio e dolcezza.
Nella moschea di Nasir ol Molk (foto di Marina Fichera)

Un altro dei luoghi più visitati di Shiraz è il mausoleo del poeta e mistico Hafez (Shiraz, 1315-1390). Il sito, costruito negli anni ’30 del Novecento, di per sé non è molto significativo, ma è impressionante il numero di visitatori iraniani che, entrando nel bel giardino fiorito di rose che circonda il mausoleo, declamano a memoria le poesie del poeta del quattordicesimo secolo. Solo in un luogo vivo e affollato come questo si può comprendere a pieno che quando si dice che la poesia è parte della vita quotidiana degli iraniani non si esagera affatto.

Tra le molte ragioni per venire a visitare l’Iran c’è Persepoli, una delle aree archeologiche più importanti al mondo. Il sito, adagiato ai piedi di una montagna, è grande e in una caldissima giornata  con il sole che batte forte sulle nostre teste potrebbe non essere facile visitarlo. In realtà girare tra i resti delle enormi porte di pietra, le numerosi pareti con incredibili bassorilievi e i numerosi resti che testimoniano lo splendore dell’antica civiltà persiana è entusiasmante.
Persepoli (Foto di Marina Fichera)

La parte più bella di ogni viaggio sono le persone che s'incontrano, almeno per me è così. Se poi s'incontrano persone come gli iraniani allora il viaggio si trasforma in un sogno che diventa realtà. In ogni città e villaggio siamo stati fermati da giovani e famiglie che ci hanno offerto ospitalità – arrivando a metterci a disposizione il bagno di casa loro! - cibo, saluti, sorrisi ma soprattutto ci hanno fatto domande
“Da dove venite?”
“Dall’Italia”
Bella l’Italia, e vi piace l’Iran?”
“Si ci piace molto, l’Iran è bellissimo!”
“Ma è vero che pensate che siamo tutti terroristi? Noi non lo siamo, per favore dite ai vosti connazionali che noi non lo siamo”
E qui spesso le parole mi mancavano...
“No, non tutti lo pensano, e certo che diremo che il popolo iraniano è raffinato e gentile, e i luoghi magnifici e che tutti dovrebbero venire in Iran a vedere con i loro occhi ma soprattutto con il loro cuore”.

“Quant'è bella Shiraz, al mondo non ha pari!  
Preservala, mio Dio, da tutte le sciagure!
Scorra, scorra per sempre questo ruscello nostro,
che fa, con le sue acque, senza fine la vita.
Fra i sereni abitati e le liete radure
uno zefiro fresco che dell'ambra ha il profumo.
Vieni a Shiraz, tra la sua gente cerca,
così perfetta, grazie celestiali.“
Da il Canzoniere di Hafez

6 commenti:

  1. Grazie, Marina, per averci mostrato un aspetto sconosciuto dell'Iran. I tuoi appunti di viaggio sono sempre molto interessanti.
    Sandra

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  2. l'esperienza è sempre l'unica vera maestra....

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  3. Bellissimo affresco di una terra affascinante e ricca di chiaroscuri

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  4. Grazie Lori, un caro saluto
    Marina

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