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venerdì 20 marzo 2020

IL SEMIDIO- prima parte



di Enrico Jessoula

INTRODUZIONE - IL SEMIDIO -


Con uno sguardo sagace, divertito, ironico, Enrico Jessoula si tuffa nel passato e ci proietta in un universo “divino” tanto diverso dall’accezione classica quanto solare e spumeggiante – a tratti irriverente – cui fa da contrappunto un’antica Roma corrotta e indolente.
Imperdibili gli spassosissimi dialoghi tra Giove e Giunone che, in un illuministico escamotage narrativo, irrompono nella storia con accattivante “modernità”.
Un racconto gustoso e pieno di brio che non mancherà di soddisfare e divertire anche il più esigente dei lettori.

                                                                                      Marilou Ceria


-  Maledizione, si è rotto… -
L’imprecazione uscì spontanea dalla bocca di Iuppiter, quello che noi chiamiamo Giove, mentre rimirava sconsolato l’oggetto che teneva delicatamente tra le dita, lasciandolo penzolare floscio davanti agli occhi.


Iuno – la nostra Giunone – stava ancora ansimando nella nuvola matrimoniale eletta a loro alcova. Appena ripreso fiato, commentò ridacchiando nervosamente:
-  Attento a chi maledici, Iuppi, perché gli dei siamo noi. -


Il gran re degli dei ebbe un moto di fastidio nell’udire quel nomignolo “Iuppi” che lei usava sempre nei momenti d’intimità. Decise di rimanere calmo, rivolgendosi alla dea con adeguata dolcezza:
-  Iuno, mia adorata, non penserai davvero che io maledica me stesso! Ce l’ho piuttosto con Sempronio, il mio fornitore abituale di preservativi. Dovevi sentire con quale prosopopea me li ha venduti, come ne magnificava le qualità: “Sono in vero budello di pecora giovane, garantiti contro le rotture anche negli amplessi più turbolenti.” Io avevo chiesto se non li poteva fare in lattice, ma lui… 
-  Ma lui? - interloquì Iuno, incuriosita.
-  Lui mi ha guardato come se stessi parlando una lingua sconosciuta, aggiungendo che i suoi erano comunque i migliori di tutta Roma. Ed ecco il bel risultato: un preservativo distrutto, ridotto a brandelli - concluse, scagliandolo con stizza alla base della nuvola.
L’accenno ad amplessi turbolenti provocò nuovamente l’ilarità di Iuno:
-  In effetti, Iuppi, questa volta forse hai esagerato. Troppa foga, troppa foga, a momenti mi facevi cadere dalla nuvola! -
- Senti chi parla, che ti avranno sentito tutti, giù a Roma, urlare “Venio… venio… venio… ”. E io avrei dovuto trattenermi? Comunque è tutta colpa tua: lo sai quanto mi eccitano quelle nuove diavolerie che indossi, le mini-tuniche che ti lasciano scoperte le cosce… e non solo quelle. -
-  Le mie mini-tuniche sono un modello modernissimo - replicò Iuno piccata, proseguendo quindi con sussiego:
-  Devi sapere che saranno di gran moda tra una ventina di secoli. -
-  Anche i preservativi in lattice verranno disponibili tra una ventina di secoli - commentò Iuppiter, rabbuiandosi - ma intanto abbiamo combinato un bel pasticcio. -
-  Pasticcio… pasticcio… ma quale pasticcio? Non ti sembra di esagerare? E’ stato bellissimo, Iuppi - mormorò Iuno stringendosi al re degli dei, che di rimando la guardò incredulo:
-  Che dici, femmina, non conosci la legge dei massimi dei di Roma? E’ vietato, a noi del Gran Consiglio, generarne altri che possano poi pretendere di farne parte: dodici siamo e dodici dobbiamo rimanere, per non alterare gli equilibri. -
Iuno rise nuovamente e più fragorosamente di prima. Si stava proprio divertendo, nel vedere Iuppiter scuro in volto, a causa di un problema che lei considerava inesistente:
- Non preoccuparti, Iuppi - disse infine, sfoderando il suo miglior sorriso - non avremo nessun figlio perché io ho preso la pillola. -
-  La pillola? Quale pillola? -
-  La pillola anticoncezionale - rispose trionfante Iuno, esibendo un blister del ventunesimo secolo, con una posizione vuota.
Iuppiter si era sforzato fino ad allora di rimanere calmo, ma l’ultima, ingenua frase della dea gli fece montare la rabbia violentemente:
- Sei tanto bella quanto scema - l’apostrofò in un rigurgito di maschilismo - certo, noi siamo dei e, come tali, siamo a conoscenza di tutte le cose del passato, del presente e del futuro: non solo le conosciamo, possiamo anche procurarcele. Dovresti però sapere che le cose del futuro non esistono ancora; quindi, anche su di noi, non hanno l’effetto che dovrebbero avere. -
S’interruppe un attimo, guardando gli occhi attoniti e delusi di Iuno:
-  Per essere chiaro fino in fondo, tu puoi anche prendere la pillola, ma non ha l’effetto anticoncezionale che ti aspetti. -
La verità prendeva corpo lentamente. Iuppiter era innervosito dallo sguardo esterrefatto di lei e le parlò bruscamente:
-  Copriti intanto, che sennò mi viene voglia di farlo di nuovo; anche senza preservativo, tanto ormai il pasticcio è fatto. -
Si toccò la barba nervosamente, prima di concludere con tono ultimativo:
 - Non abbiamo altra scelta che l’aborto. -
La parola “aborto” suscitò una reazione imprevedibile nella dea che si mise a singhiozzare, mentre cercava di coprirsi sommariamente:
- No, l’aborto no! E’ tanto che desidero avere un figlio da te: bello come te, forte come te, che faccia innamorare tutte le dee e le donne di Roma. -
Iuppiter non fu troppo sorpreso da quelle parole, perché ben conosceva l’ansia di maternità che accomunava tutte le femmine, umane o divine che fossero.
Rimase a lungo imbambolato, meditando sul da farsi.

Il Gran Consiglio degli dei di Roma era stato convocato d’urgenza, con un ordine del giorno decisamente criptico: “Calpurnio”.
Gli dei non erano mai troppo felici di questo tipo di convocazioni; anche quella volta si trascinarono pigramente fino al luogo dell’assemblea, diluendo in un intenso chiacchiericcio gli ultimi raggi del sole al tramonto.
Discutevano blandamente della  convocazione, incuriositi da quello strano ordine del giorno e dall’apparente assenza di eventi straordinari, finché non si sparse la voce: “Giunone è incinta”.
La notizia fu portata dal veloce Mercurius; anzi Mercurio perché da quel momento, per un motivo insondabile, tutti decisero di sintonizzarsi sull’italiano, tanto che perfino Iuppiter e Iuno, come vedremo, smisero di usare i loro nomi originali per chiamarsi Giove e Giunone.
Mercurio non tralasciò l’aggiunta maliziosa, lo scoop fatto scivolare sottovoce all’orecchio degli altri dei: “Pare sia stato un incidente… ”.
Si pentì subito d’averlo detto, trovandosi davanti lo sguardo terrorizzato di Venere. Sperò di calmarla, rispondendo alla sua domanda “Ma tu sei tranquillo?” con uno strafottente “Mica me li faccio fare da Sempronio, io! I preservativi che mi procura Caio sono realmente indistruttibili.”
Incidente o meno, la notizia stimolò gli dei ad affrettare il passo verso la sala del consiglio, dove trovarono Giove e Giunone già assisi ai rispettivi scranni, il che provocò un mormorio di delusione tra quanti speravano di avere, dalla rotondità del ventre della dea, la conferma del gossip.
Ma non dovettero attendere molto per soddisfare la curiosità. Infatti, erano da poco seduti quando il gran re degli dei, ottenuto a fatica il silenzio, espose la situazione, spiegando che Giunone voleva a tutti i costi tenere il nascituro, per il quale aveva già scelto il nome di Calpurnio.
La rivelazione provocò un nuovo brusio nella sala, con gli dei impegnati a commentare che il mistero dell’ordine del giorno era finalmente chiarito.
Li interruppe il vocione di Giove, che ricordò ai convenuti la legge che impediva a due di loro di generare un altro dio; per questo motivo il Gran Consiglio era invitato a prendere decisioni importanti sulla sorte del nascituro.
Vi fu un lungo momento di imbarazzato silenzio, finché Mercurio, continuando ad ignorare gli sguardi ansiosi di Venere, prese la parola:
-  Grande Giove, una soluzione ci sarebbe: privare il nascituro della sua natura divina, riducendolo a semplice uomo. Pensa come sarebbe bello: vostro figlio, un bel ragazzo che se ne va in giro per il mondo e voi che lo seguite da quassù, come in televisione. -
A Giove sembrò una buona idea e rivolse a Giunone un’occhiata speranzosa. La trovò impietrita, lo sguardo teso che denotava un’ira a stento trattenuta. La voce della dea uscì sibilante e aggressiva:
-  Non se ne parla nemmeno. E’ un’idea stupida, nemmeno originale e inoltre… inoltre porta sfortuna. Voglio ricordare che ci ha già provato un altro dio e, come sapete, non è finita bene. -
Giove si accarezzò la barba nuovamente, deluso. Si guardò attorno, nella speranza di un nuovo suggerimento.
Finalmente, Apollo depose la cetra  e si accinse a parlare:
-  Cari colleghi - disse - qui la ragione non basta; ci vuole un pizzico di fantasia, un colpo d’estro per risolvere il problema. -
Si guardò attorno compiaciuto della curiosità che aveva suscitato, prima di completare la sua proposta:
-  Riassumendo: Calpurnio non può essere un nuovo dio per la nostra legge; non può nemmeno essere un uomo perché la cosa non piace a Giunone, e confesso che ne condivido le perplessità, perciò non resta che farne un semidio. -  
Apollo osservò soddisfatto gli sguardi interrogativi che rimbalzavano da uno all’altro degli dei, prima di insistere:
-  Calpurnio sarà un semidio: perderà cioè tutte le prerogative divine meno una. Vivrà con gli uomini ma potrà essere aiutato dai genitori divini, in particolare da sua madre che sembra così sensibile. -
Un brusio percorse il Gran Consiglio. La proposta di Apollo faceva discutere animatamente, anche se i pareri erano in maggioranza favorevoli. Giove non osava guardare Giunone, temendo un ulteriore diniego.
Giunone prese infine la parola:
-  Mi sembra una proposta interessante, gentile Apollo. Ad esempio, gli potremmo lasciare l’immortalità. -
S’interruppe, notando che Apollo scuoteva la testa ancor prima di interloquire:
-   No, cara Giunone, non puoi scegliere tu la prerogativa divina di Calpurnio. Alla nascita, gli verrà assegnata dal Caso, che terrà conto dei desideri dei genitori, ma non solo. Tu comunque potrai cercare di proteggerlo, dall’alto della tua potenza. -
Giunone sembrò rimpicciolire, raggomitolandosi tra le braccia di Giove. Dopo qualche attimo, risollevò il capo con fierezza e con voce ferma comunicò la sua decisione:
-  Così sia. -

(a giorni la seconda parte)


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