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mercoledì 20 novembre 2019

“Downton Abbey” finalmente sul grande schermo


di Annalisa Petrella


Downton Abbey” ha compiuto il grande salto approdando al cinema, il 24 ottobre 2019, dopo sei stagioni di indiscusso successo come serie televisiva britannica più vista al mondo e un numero considerevole di Emmy e Golden Globes conquistati tra il 2010 e il 2015.


Il film “Dowton Abbey” è la continuazione ideale dei 52 episodi della serie nata dalla penna dello scrittore Julian Fellowes che aveva tratto ispirazione dal suo apprezzatissimo romanzo “Snob, ambientato nel corso delle prime decadi del Novecento nelle residenze altolocate di Londra e nelle “mansion” di una campagna brumosa e ricca di storia. Ricordiamo che Fellowes è un vero esperto del genere, già nel 2002 aveva scritto, con le medesime ambientazioni e tematiche, la sceneggiatura del film “Gosford Park “ che gli era valsa un premio Oscar.

In quel bellissimo film, con la regia di Robert Altman, Maggie Smith, che in “Downton Abbey” ha il ruolo centrale di Lady Violet, aveva ottenuto la nomination all’Oscar come migliore attrice non protagonista.


A proposito di Downton Abbey lo scrittore ha dichiarato: "Mi piaceva l'idea di raccontare di come nel periodo edoardiano, raramente scelto come sfondo di racconti televisivi, all'interno di una tenuta di campagna si intrecciassero le vite delle famiglie aristocratiche e quelle della servitù. Si tratta spesso di universi curiosi in cui si mischiano i ruoli e il potere non è mai del tutto nelle mani di chi sembra. L'ultima stagione della serie era terminata nel 2015, ricordo che allora ci siamo salutati con una grande festa, ma ci era sembrato che il pubblico non fosse del tutto pronto a separarsi dalla famiglia Crawley, dai suoi inservienti e dalla tenuta di Downton, che era il personaggio principale del racconto. Si era subito pensato alla realizzazione di un film e quando il produttore Gareth Neame ha voluto realizzare il progetto io stesso non ho resistito alla tentazione di tornare a scrivere una nuova storia per il film.
Sono state le esigenze di Downton che hanno guidato la trama ed è stato l'amore per la tenuta a far sì che la famiglia rimanesse compatta. Questa è anche la ragione per cui ho preteso che tutti i personaggi ritornassero in scena. Mi viene spesso chiesto quale dei personaggi sia il mio preferito. Non ho una risposta: non riesco a scegliere perché sono tutti figli miei".
La visione del film fa vivere ai fans della serie, fin dalla prima scena, un emozionante ritorno a casa: una locomotiva a carbone attraversa con i suoi sbuffi di fumo il verdissimo paesaggio dello Yorkshire, un passeggero misterioso viaggia sul treno, scende a Downton e fa recapitare una missiva inaspettata nella splendida tenuta direttamente nelle mani del conte, Lord Grantham. Il percorso della lettera ci riporta nei luoghi, nelle atmosfere e tra i personaggi dell’aristocratica famiglia Crawley. La vicenda si colloca nel 1927, a un anno e mezzo di distanza dall’ultimo episodio della serie, la lettera proviene dalla Royal House e annuncia che il re e la regina con il loro seguito a breve soggiorneranno a Downton Abbey.
 A questo punto si mettono in moto moltissime sotto-trame in una narrazione corale ad ampio respiro. Si articolano punti di vista diversi, ma ben incastrati tra loro in un disegno che fa interagire i personaggi attraverso dialoghi arguti e incisivi. Lo stile è accurato, elegante, ironico e asseconda la forza del racconto di Downton. La regia di Michael Engler, la direzione della fotografia di Ben Smithard, le scenografie di Donal Woods, i superbi costumi di Anna Mary Scott Robbins e le musiche di John Lunn si combinano perfettamente in quadri di rara bellezza, esaltati dalla profondità spaziale delle inquadrature e pone al centro i personaggi che ben conosciamo e che ritroviamo in un racconto familiare e rassicurante. Gli eventi passano in secondo piano, l’arrivo dei regnanti a Downton diventa quasi un pretesto narrativo, ci si concentra soprattutto sui fitti dialoghi e sulle relazioni instauratesi tra gli esponenti della famiglia e i domestici in un denso rapporto empatico che si ricrea tra attori e pubblico.
Il cast

Maggie Smith energica, ironica, grandiosa, emerge su tutti, nei panni della Contessa Madre Lady Violet, e rappresenta l’ultimo baluardo di un’aristocrazia al tramonto che sa mantenere uno sguardo lucido e lungimirante nella sua visione del presente. Ancora una volta le sue uscite lapidarie e le sue massime rivelano l’intensità di un personaggio acuto e irriverente, un esempio lampante la sua battuta “Il sarcasmo è la forma di arguzia più vile”.


 Michelle Dockery interpreta la parte di Lady Mary Talbot, primogenita della casata Crawley. Ha la tempra della nonna e la determinazione di voler dare comunque un futuro a Downton in un’epoca di grandi trasformazioni economiche e sociali. Molto significativa la scena che mostra le due donne, nonna e nipote, in un dialogo intenso e accorato che preannuncia la chiusura della storia.


Spostandoci ai “piani bassi” Downton mette in risalto i personaggi più emblematici della servitù: da Jim Carson, maggiordomo in pensione richiamato in servizio da Lady Mary per l’arrivo dei regnanti, interpretato da un notevole Jim Carter, a Thomas Barrow (Robert James-Collier) maggiordomo titolare, la cui omosessualità viene contestualizzata nella mentalità punitiva degli anni Venti, epoca in cui veniva considerata un reato. Per proseguire con Tom Branson (Allen Leech), l’irlandese dall’animo anarchico-ribelle in una dimensione che qui lo valorizza come giusto mezzo tra i due mondi alto e basso.

Ad unirsi al cast, due nomi meritano di essere sottolineati: Imelda Staunton nei panni di Lady Bagshaw, dama di compagnia della regina, - curiosità: la Staunton nella vita è moglie di Jim Carter, il maggiordomo Mr. Carson - e Tuppence Middleton, protagonista della serie americana Sense8, qui nella parte di Lucy Smith, cameriera personale proprio di Lady Bagshaw.
  
Tutti gli attori, e sono tanti, risultano perfettamente calati nelle diverse parti di un racconto che non riserva grandi sorprese, ma che risulta sempre convincente. Ciò che resta alla fine di Downton, a parte l’armonia delle immagini grandiose girate in esterno e all’interno della grande casa, è la magia di una narrazione tipicamente britannica che conserva in sé qualcosa di fiabesco, dove le emozioni, il dolore, gli amori, il senso del dovere e di una dignità imprescindibile tracciano percorsi di grande umanità e fanno sognare il pubblico di tutte le stagioni.

23 commenti:

  1. Grazie da una fan di Downton!

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  2. Sempre un piacere leggerti

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  3. Downton per me è anche una terapia di rilassamento, unica!!!

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  4. La serie era molto bella ora vado a vedere il film volentieri

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  5. La serie televisiva non l'avevo vista ma il film mi è piaciuto. Belle atmosfere con esterni e interni bellissimi, bei costumi....rilassante nella sua perfezione. Bello anche l'armonioso alternarsi dei due mondi, quello aristocratico e quello della servitù. Bella recensione.
    Lucrezia

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  6. Scrittura elegante e raffinata come il film

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  7. Nella lettura della recensione si "respira" l'atmosfera della serie, fra amori e tensioni, sommovimenti emotivi, odio e rivalità, in una cornice storica di tutto rispetto!

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  8. Ero indecisa se vedere questo film oppure no. Questa recensione ricca e approfondita mi ha tolto il dubbio. Nei prossimi giorni andrò al cinema per Downton. Birgit

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  9. la tua recensione mi ha convinto: andrò a vederlo. Bravissima con la tua scrittura lieve e approfondita.
    M.

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  10. Nelle recensioni sei insuperabile. Anche questa illustra e sottolinea le caratteristiche del film con la stessa eleganza della serie televisiva e del film stesso. Grazie da una fedele spettatrice di Downton.

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  11. Galeotta fu la recensione, cara Annalisa! Invitante molto e capace di convincere i riottosi a godersi due ore di rilassamento. Non avevo visto la serie televisiva ma credo che andrò a vedere questo film così piacevole.

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