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domenica 6 dicembre 2020

Maria

 di Marisa Vidulli





"Chi è nell'errore compensa con la violenza ciò che gli manca in verità e la forza”

Goethe


Teresa è impaziente, la colf non arriva, lei è debole per l'influenza, non riesce nemmeno a sollevare la tapparella!

Finalmente verso le 11 Iulia suona alla sua porta, arriva stravolta con un'ora di ritardo e ha anche dimenticato le chiavi di casa di Teresa che ha sempre con sé.


Iulia racconta a Teresa come Maria, la sua migliore amica, albanese come lei, sia stata uccisa dal marito nell'appartamento dove lavorava come colf. Iulia uscendo per venire al lavoro si era imbattuta nel suo funerale e aveva riconosciuto il volto dell'amica dal quadro posizionato sopra la bara.

Maria aveva 43 anni, lavorava come colf presso la famiglia di un avvocato. Iulia stessa le aveva trovato quel lavoro: abitava nella sua medesima strada in periferia. Maria non parlava mai della sua vita privata, ma quando usciva era sempre mano nella mano col marito, il quale andava anche ogni giorno a prenderla in moto all'uscita dal lavoro. Era bellissima, ripete Iulia, come solo certe albanesi lo sono. Assomigliava ad Anna Oxa e aveva due bambini ancora piccoli.

Chissà, ora saranno rimpatriati e allevati dai nonni in quella povera terra, dove essi abitano ancora nella miseria tra mucche e cavalli, la stessa terra da cui Maria era fuggita.

Il marito cinquantatreenne era impazzito e dopo averla uccisa aveva tentato di togliersi la vita, ma era sopravvissuto alle sue stesse coltellate. Sopravvivono sempre, loro. Maria era bella, è forse una colpa esserlo? Maria aveva un lavoro, lui probabilmente no, geloso e sminuito nel suo ruolo ormai perso di maschio alfa, ha pensato bene di chiudere il cerchio con il delitto più orrendo: il femminicidio.

Teresa è allibita, dice alla colf di non lavorare, di non far niente, solo tirarle su la tapparella per vedere il sole, quel sole che Maria non vedrà mai più.

“No, no! Lavoro così non penso” risponde Iulia, mentre lacrime silenziose le sgorgano come perle dagli occhi chiari.

Stasera a Sanremo parleranno ancora di femminicidio, bla bla bla e basta...

Uomini, legislatori, criminali dove siete, vi nascondete? Ve ne lavate le mani? Domani potrebbe toccare alle vostre figlie, mogli o madri, riflettete, ve ne prego! Andate a rileggervi “Il Bacio” di Neruda, imparate a memoria la strofa che dice:

 

 

“Ti amo perché ti vedo riflessa

in tutto quello che c'è di bello

Dimmi dove sei stanotte

ancora nei miei sogni?

Ho sentito una carezza sul viso

arrivare fino al cuore.

Vorrei arrivare fino al cielo

e con i raggi del sole scriverti ti amo.

Vorrei che il vento soffiasse ogni giorno

tra i tuoi capelli,

per poter sentire anche da lontano

il tuo profumo!

Vorrei fare con te quello

che la primavera fa con i ciliegi.”

 

chissà che non rinsaviate.

Andromeda e le altre… senza di voi non possono fare molto. Ci vuole un moderno Perseo che salvi la donna incatenata per esser sacrificata come nel mito*.

È ora di dire basta! Non si devono più abbandonare le donne alla furia dei mostri, ci vuole un Perseo che le metta in salvo, ma nessuna costellazione prenderà il suo nome.

Non ho più saputo niente di Maria, Iulia non me ne ha più parlato, ma il suo volto ha perso il sorriso.

 

 

*Secondo la mitologia greca, la storia si svolge nel regno di Etiopia. Andromeda è la figlia di Cefeo e di Cassiopea la quale si vantava che sua figlia era la più bella delle Nereidi, le ninfe-figlie del dio del mare Nereo che spesso accompagna Poseidone. Per questa sua arroganza, Poseidone, fratello di Zeus e dio del mare, decise di punirla e così mandò un mostro marino per distruggere la zona intorno al regno. Cefeo, per far cessare la maledizione del mostro, doveva sacrificare sua figlia, legandola a una roccia sulla costa, cosicché potesse essere divorata dal mostro marino stesso. Cefeo, dopo aver chiesto consiglio all’oracolo di Apollo, obbedì al volere del dio. Alla fine però, Andromeda incatenata venne liberata da Perseo che la sposò dopo averla salvata. Dopo la morte di Andromeda, intorno al 412 a.C. come viene riferito da Euripide, la dea Atena la trasformò in una costellazione collocata nel cielo boreale, vicino alle costellazioni di Perseo e di Cassiopea.

 


 

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