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lunedì 21 maggio 2018

LA DECISIONE



di Milena Boldi


E' da poco passata la mezzanotte di una notte buia, senza luna.
Paolo guarda sotto di sé l’acqua che scorre quieta seguendo il percorso che conosce da sempre.
Pensieri cupi come la notte affollano la sua mente.
Sul ponte passa rombando un’automobile, corre veloce e gli schizza dell’acqua sui pantaloni. Ha smesso di piovere da poco e la strada è piena di pozzanghere. Si toglie l’acqua con la mano in un gesto quasi meccanico. Non gli importa nulla, da alcuni giorni porta lo stesso paio di jeans, un maglione e una giacca sportiva che, al mattino, indossa senza impegnarsi a scegliere.


Torna il silenzio, rotto solo dal leggero rumore dell’acqua che si increspa quando passa accanto ai piloni, lambendoli.
Lungo gli argini del fiume s'intravedono i salici piangenti e, poco più sopra, alcune case sparse, addormentate, che gli trasmettono un senso di pace che lui non trova più.
Adesso le sue gambe penzolano nel vuoto, seduto com’é sul parapetto del ponte.
E’ trascorsa un’ora, forse due, non sa da quanto tempo è lì.
E’ autunno inoltrato, ma la temperatura è ancora mite, tranne per una leggera percezione di umidità che sente penetrare nelle ossa.
Accende una sigaretta, aspirandone avidamente il fumo e sente in bocca un sapore acre. E’ consapevole di aver fumato troppo, è già al secondo pacchetto, ma questo gesto sembra concedergli un momentaneo sollievo. 
Il pensiero è fisso a quando, circa un anno fa, ha scoperto che sua moglie lo tradiva.
Aveva sperato, calpestando orgoglio e dignità, che potesse trattarsi di un fuoco di paglia, di una storia di poca importanza e che in breve tempo tutto tornasse come prima, ma si sbagliava.
Ancora adesso, quando ci pensa, sente una fitta allo stomaco e gli occhi pungono per le lacrime a stento trattenute.
Ma questa sera é rilassato, prima di venire qui ha bevuto due whisky e adesso le lacrime cominciano a scendere e piange, finalmente, come non gli succedeva più da quando era bambino.
Piange a lungo.
E’ pervaso dai sensi di colpa. E’ stato davvero lui la causa del disastro? Ha ragione lei quando dice che l’ha trascurata a causa del suo lavoro? Non ha saputo prestare la giusta attenzione ai  figli? E perché non parlargliene allora, quando ancora forse si sarebbe potuto salvare il matrimonio?
Il dolore è insopportabile e non trova risposte che riescano ad alleviare la sua pena.
Si saranno fatte le tre, forse le quattro, non ha con sé l’orologio.
Il pensiero torna al modo in cui ha scoperto l’inganno: un biglietto dimenticato accanto alla lavatrice e che non lasciava adito a dubbi, un colpo tremendo, una cosa del tutto inaspettata. Forse era stato un po’ distratto, se non aveva mai notato prima i segni del cambiamento. Sì, perché dallo scritto si poteva dedurre chiaramente che la storia andava avanti già da qualche tempo.
Aveva affrontato sua moglie la sera stessa, al rientro dal lavoro, dopo aver trascorso una giornata tormentata, in cui aveva faticato a concentrarsi su quello che doveva fare.
In linea con il suo carattere irruento, non aveva saputo aspettare oltre.
Lei dapprima aveva tentato di negare, poi era crollata.
Aveva pianto, si era disperata, ma dalle sue parole emergeva chiaramente l’intenzione di non voler rinunciare a quella storia.
Lui aveva proposto di riprovarci, di non buttar via vent’anni di vita insieme e lei aveva accettato, pensando anche ai figli, ma da quel giorno avevano vissuto l’inferno. Si capiva che lei era lontana da lì, che la sua mente era altrove. Quando lei era fuori casa o tardava a rientrare, il sospetto s’insinuava nella sua mente, provocandogli una sofferenza indicibile.
I bambini avvertivano il nervosismo che regnava in casa e avevano perso la consueta serenità. Non comprendendo cosa stesse succedendo, facevano in continuazione domande alle quali loro non sempre erano in grado di rispondere.
Una sera lui e la moglie litigarono così violentemente che i bambini caddero in un pianto disperato, dal quale fu difficile risollevarli. Quella notte Chiara si svegliò urlando, probabilmente vittima di un incubo e Marco, per solidarietà con la sorella o assalito dal panico per essere stato strappato al sonno in maniera così brusca, aveva ricominciato a piangere a dirotto. Ci volle del bello e del buono per riuscire a calmarli ancora una volta.
Dopo circa sei mesi di quella che non si poteva più chiamare vita e avendo compreso che era troppo tardi per recuperare, era stato lui a proporre di separarsi e, con suo grande dispiacere, dovette constatare che lei aveva accolto la decisione quasi con sollievo.
Con gesto nervoso preme le mani sul parapetto del ponte avvertendone il freddo, la ruvidità e questo contatto lo riporta di colpo alla realtà. Pensa a quello che lo aspetta oggi e gli sembra di non avere la forza per affrontarlo.
Torna a fissare l’acqua, come incantato e un brivido gli percorre la schiena.
Quando rialza lo sguardo nota un leggero chiarore che inizia a farsi spazio tra il buio, all’orizzonte. E’ l’annuncio dell’alba.
Passa un’automobile sfrecciando e poco dopo un’altra.
Il chiarore si fa, mano a mano, più intenso e insieme a lui arriva il cinguettio degli uccelli che non riesce a vedere, ma sente distintamente.
Un’altra giornata sta per cominciare, con la sua banale normalità ... per tanti.
Comprende in un istante di aver aspettato troppo: non troverà più il coraggio di fare quello che non ha saputo portare a termine con la complicità delle tenebre, che annullano i contorni delle cose e ovattano i sensi, quasi anestetizzandoli.
Scende dal parapetto e con le membra indolenzite dalla prolungata immobilità e dal freddo, stringendosi il bavero della giacca intorno al collo, si avvia senza fretta per le strade a lui note.
Intorno il traffico sta riprendendo regolarmente e nota che alcuni passanti lo osservano incuriositi, poi distolgono subito lo sguardo. Forse hanno letto sul suo viso i segni di un’enorme stanchezza e di una profonda disperazione.
Alle undici deve essere in tribunale per definire la separazione da sua moglie.




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