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giovedì 24 maggio 2018

Il nostro amico Met e alcuni aneddoti - 2

di Giovanna Ungaro di Montejaisi

PUM  PUM CAVALLO

Ambra a due anni e 4 mesi aveva già dimostrato un’attrazione fatale per i cavalli, soprattutto se alti e scuri. Colpiti da tanto trasporto, al maneggio gliene avevano persino fatto “montare” uno, ma quello, non sentendosi addosso niente, aveva continuato a farsi i fatti suoi. La bambina aveva dovuto ripiegare, a malincuore, sui pony nell’attesa… che le sue gambe si allungassero.
Mi scriveva la madre “quello che non finirà di stupirmi è in che posizione corretta sa già tenere le redini, partire, fare gli esercizi di equilibrio in sella… prima ancora che l’istruttore glielo insegni. Bisogna arrendersi all'evidenza che c'è qualcosa di più nei nostri figli, qualcosa che noi possiamo solo accompagnare con attenzione”. Brava, peccato che non tutte le mamme riescono a comprenderlo da sole e serenamente. 


Fra l’altro, ritengo che l’impronta di una passata confidenza fosse vivida nella bimba ancora prima del suo effettivo incontro con l’amico equino. Infatti al ritorno da un pomeriggio col nonno, aveva cominciato a ripetere “pum pum cavallo”, quasi una cantilena. I genitori si erano chiesti a che cosa avessero giocato insieme, il compassato chirurgo con sedici mesi di nipotina, di certo non ai cow-boy… In settimana, riaccompagnata dall’avo, la piccola si era diretta, traballante ma decisa, verso la libreria, dove aveva teso il minidito: “bam bam cavallo”. A quel punto la curiosità della madre aveva preso il sopravvento: “Cosa hai fatto l’altro giorno con Ambra?” “Le ho mostrato dei libri” “Quali?” “Picasso e Fattori” (altro che la Pimpa o Peppa Pig!) “Prendili e vediamo un po’ che succede”.
Era successo che la bambina aveva scelto il testo con la copertina azzurra, per sfogliare le pagine sino all’immagine del “cavallo morto” di Giovanni Fattori. “Pum Pum  cavallo”… Elementare Watson, elementare.





ZINGARELLA 



È normale riscontrare esiti di vite passate nei bambini, come ho sperimentato spesso.
        La mia prima esperienza in merito riguardava una ricciolotta figlia di avvocati, che spesso si estraniava, distaccata e distante dai genitori e dalla casa; a tre anni e mezzo si muoveva, appena possibile cercava di tra-vestirsi e ballava come una gitana (adulta). L’avevano accompagnata da me con la scusa di far merenda da un’amica che aveva tanti animali, ma la peperina aveva subito mangiato la foglia.
        Mi aveva squadrata con fierezza e, tenendo bene le distanze, non si sa mai, aveva esclamato perentoria: ‘Non mi tocca, sto bene così!’. E si era scatenata in un’allegra danza che sembrava confermarlo…

        In questi casi il desiderio va rispettato (e tranquillizzati i genitori, poi passa). Si tratta di anime che ricordano altri amori. Vanno amate  di più.


VIVA L’AIRONE CENERINO

Ai segni dedico parecchio spazio nelle conferenze o negli incontri, perché fanno parte dell'esperienza comune, spesso sottovalutati e talvolta... sopravalutati. Trascrivo uno scambio di mail sull'argomento:.
Cara Gio, senti cosa mi è successo. Non dico uno, non dico due, dico tre. Ieri per strada ho incontrato tre incidenti. I primi due a pochi minuti l'uno dall'altro, il terzo un paio di ore dopo... ma son tanti tre in un giorno! Tu dici sempre che tre è un segno. Mi devo preoccupare? Risposta.
“I segni sono qualcosa di inusuale, non provocato, che ti colpisce direttamente e insolitamente. Dato che gli scontri sono purtroppo molto frequenti e che non sei stata coinvolta non son da leggere come segni”.
Passa qualche giorno e la stessa persona mi riscrive: “Credo di aver compreso meglio il tema del segnale. Comunque ieri per due volte un airone cenerino mi ha attraversato in volo la strada, a bassa quota... una volta si é pure piazzato davanti alla mia macchina,  come se mi indicasse una traiettoria. E mi ha costretta a rallentare".
Risposta:
"Se non eri in una riserva  o nelle sue vicinanze, potrebbe segnalarti la necessità di volare basso, di prendertela più comoda e di lasciarti aiutare per trovare/mantenere la direzione”.
Il che può sembrare banale al lettore che non conosca il peperino in questione, che - all'epoca - tendeva a realizzazioni alte altissime e subito, prima di ieri. A rallentarla dopo il segno dell'airone sarebbe stata una malattia, non grave, ma lunga; nel frattempo alcuni suoi progetti sarebbero maturati e poi andati a buon fine.
Viva l'airone cenerino! 





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