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lunedì 9 aprile 2018

Intervista alla scrittrice novarese Francesca Gnemmi


A cura di Ilaria Biondi


Buongiorno Francesca e grazie di avere accettato di raccontarci qualcosa di te e del tuo romanzo Il tempo delle lucciole, pubblicato in cartaceo con l’editore Silele nel 2015 e di cui è uscita da poco una nuova edizione, in versione digitale. Prima di addentrarci insieme a te nel mondo della scrittura, ti chiedo: chi è Francesca?
Sono Francesca, ho 41 anni e sono nata e cresciuta a Novara. Sono stata cittadina per quasi un trentennio ma da diversi anni vivo nella campagna circostante con mio marito e i nostri figli. Nove anni fa ho scelto di lasciare il lavoro e fare la mamma a tempo pieno. Una decisione che ha cambiato in meglio la mia vita, dandomi modo di scoprire il lato più umano delle persone e ciò che di me ancora ignoravo. Oggi amo la buona compagnia e la solitudine, il vociare dei bambini e il silenzio della natura, gli aromi della cucina e l’odore della terra, la consistenza delle pagine di carta e il rumore dei tasti del pc.


Una vita molto attiva e dalle mille sfumature. Come si inserisce la scrittura in questa trama così densa?
Il tempo non basta mai persino quando ne abbiamo a sufficienza! Diciamo che, pur aiutando mio marito nella gestione amministrativa dell’azienda di famiglia e occupandomi del commerciale di una nuova attività, riesco a gestire l’impegno conciliandolo sia con le esigenze familiari che quelle personali. Amo scrivere la mattina e la sera, quindi cerco di ritagliarmi dei momenti mentre i bambini sono a scuola e tra un impegno e l’altro. Persino la notte a volte è produttiva, anchese a scapito della stanchezza.

Nel 2015, come dicevamo poc’anzi, esordisci con il romanzo storico “Il tempo delle lucciole”. Ce ne vuoi parlare brevemente?
“Il tempo delle lucciole” è un romanzo storico formativo ambientato nel primo dopoguerra. È la storia della mia famiglia paterna, romanzata per risultare una lettura accattivante e coinvolgente, senza però alterare il filo conduttore della vicenda, che resta reale. Amo definirlo un libro di piccole cose e grandi sentimenti. Una saga familiare di persone comuni, che hanno contribuito a creare la storia, non quella con la S maiuscola, ma quel passato che ha reso possibile il nostro presente.

Ti chiedo, Francesca, quali sono i temi principali e gli intenti di questo tuo intenso e corposo romanzo, caratterizzato da una trama solida, costruita con perizia documentaria appassionata e da uno stile nitido, capace di stemperare le crudezze degli eventi storici con toni di alto lirismo.
La vicenda è incentrata su un rapporto conflittuale padre figlia e sulle dinamiche familiari dell’epoca. Credo nell’importanza della conoscenza delle origini, delle radici, perché senza di esse guardiamo al futuro senza sapere quanto sia stato importante il passato. Ai giorni nostri i giovani poco ricordano del secolo scorso, gli anni dei loro bisnonni o dei nonni ed è un vero peccato. Dal loro vissuto potrebbero trarre grandi insegnamenti.

Cosa ti ha sollecitato a scrivere questo libro?
Sono stata spinta dal desiderio di mantenere una promessa fatta non solo alla mia nonna, mancata 10 anni prima della pubblicazione del romanzo, ma anche a me stessa. Sarei stata in grado di scrivere, di arrivare alla fine, di produrre qualcosa che avesse un senso e fosse piacevole? Non ne avevo idea e per conoscere la risposta ho dovuto provare e mettermi alla prova. Il risultato è stato buono e la gratificazione nel donare il libro ai miei genitori e ai miei figli grande. Una promessa mantenuta e un piccolo traguardo raggiunto; quello che ne è seguito è un valore aggiunto.

Se non sbaglio, la nonna di cui parli è descritta da te come una grande e affascinante affabulatrice. Mi permetto di citare una tua affermazione: “Affascinata dai racconti che ascoltavo quando ero bambina, ho sempre amato immedesimarsi nelle parole dalla nonna. In un periodo storico difficile, in una famiglia che, nonostante l’amore, nascondeva una profonda sofferenza.”
Sono cresciuta con lei e da figlia unica e unica nipote ho ricevuto attenzioni e tempo che mi hanno aiutato a conoscere in modo approfondito la vita di un’epoca passata e ormai quasi sconosciuta a molti, o almeno ai più giovani. Sono sempre stata affascinata dal periodo a cavallo delle due guerre, nonostante si tratti di decenni difficili e caratterizzati dal sacrificio. Ho ascoltato le vicende dei miei antenati, che sotto molti aspetti potevano essere quelle di una qualsiasi altra famiglia, comprendendo che ciò che vivo oggi deriva da quello che è stato allora. Da qui il desiderio di scrivere una storia.

Solleticata e ispirata, immagino, dalla tua quotidianità di mamma, ti dedichi con passione e talento anche alla letteratura per l’infanzia. Ci vuoi parlare di quest’altra bella esperienza di scrittura?
Con piacere. Negli ultimi mesi ho scritto alcune favole. Una, alla quale sono particolarmente affezionata, rivolta ai bambini delle scuole elementari e dedicata agli amici felini, sarà pubblicata prima dell’estate da una piccola casa editrice che ha una collana dedicata all’infanzia. Due invece saranno pubblicate il prossimo anno da una casa editrice specializzata in editoria per l’infanzia. Ho partecipato con un testo a un’antologia di favole sulla diversità, il cui devoluto andrà in beneficienza a una Fondazione che si occupa del sostegno a bambini e famiglie durante le degenze ospedaliere. È stata una bellissima esperienza di crescita e confronto. Scrivere per i bambini allena la fantasia e fa bene al cuore. Inutile dire che i miei figli sono entusiasti.

Sei una scrittrice versatile e curiosa, che ama intraprendere nuove e stimolanti avventure. Sappiamo infatti che collabori anche con siti letterari e culturali come “Gli scrittori della porta accanto” e “Cultura al femminile”. In che veste lo fai?
Al termine di un periodo più attivo, al momento sono per entrambi collaboratrice esterna, recensisco libri di autori noti ed emergenti e scrivo brevi testi di vario genere. Ottime opportunità di crescita personale.

So che hai partecipato al Premio Piemonte Letteratura 2016 classificandoti terza per poi aggiudicarti una menzione della giuria l’anno seguente. Hai vinto anche un Contest di poesie ed eri tra i finalisti in un concorso dedicato alla favole. Mi viene spontaneo chiederti cosa pensi dei concorsi letterari e in che misura questi possano aiutare gli autori ad affermarsi nel non facile mondo della scrittura.
Se seri e organizzati bene posso dare visibilità. Sicuramente poi subentra una piccola dose di soddisfazione personale nel raggiungere un traguardo e ritirare un premio. Sono occasioni per fare conoscenze interessanti, in modo che la catena delle cose nuove da imparare non si spezzi.

Mi piacerebbe chiudere questa piacevolissima chiacchierata gettando lo sguardo al prossimo futuro. Conoscendo la tua energia, il tuo amore per le nuove sfide e la grande e sincera passiona che ti lega alla pagina scritta, immagino che tu abbia nuovi progetti nel cassetto…
Sto terminando di scrivere il seguito de “Il tempo delle lucciole” e collaborando con una bravissima illustratrice a una nuova favola dedicata all’igiene personale dei bambini, che a volte i più piccoli affrontano nel modo sbagliato. C’è n’è poi una nuova che mi frulla per la testa e che spero di scrivere in primavera, così come una raccolta di storie tutte al femminile, un romanzo giallo e un libro per ragazzi. Beh, ci sarebbe anche altro, ma quello che la mente po’ contenere le mani a volte faticano a mettere in pratica, quindi, tempo al tempo.

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