al Teatro Carcano di Milano dal 7 al 18 gennaio 2015
Patrizia Milani e Carlo Simoni |
Patrizia Milani, interpreta Donn' Anna Luna, protagonista de La vita che ti diedi, un personaggio che si impone con il suo amore materno, un sentimento intenso e positivo, ma deformato e fuori dalla normalità nel dramma di Luigi Pirandello.
Anna Luna non vede il proprio figlio da sette anni, ma durante quei lunghi anni di assenza è sempre stato vivo e presente per lei, che lo ha fatto vivere nella sua fantasia, inventandosi, giorno dopo giorno, un' immagine di lui vicina al ricordo del giorno dell'abbandono.
La realtà di un improvviso ritorno del figlio la sconvolge. Si trova di fronte a un estraneo, con sembianze molto diverse da quelle che si era costruite e fissate nella mente.
Fulvio, partito con gli occhi ridenti, un viso fresco e con i capelli d'oro, è tornato malato e consunto, con gli occhi freddi e quasi calvo, e dopo pochi giorni muore.
Donna Anna, impazzita dal dolore, non accetta questa morte improvvisa.
“Tutta bianca e come allucinata, avrà negli occhi una luce e sulle labbra una voce così sue che la faranno quasi religiosamente sola tra gli altri e le cose che la circondano. Sola e nuova...”
Pirandello usa questo incipit per introdurre il personaggio di Donna Anna Luna.
DONNA ANNA …Mio figlio, voi credete che mi sia morto ora, è vero? Non mi è morto ora. Io piansi invece, di nascosto, tutte le mie lagrime quando me lo vidi arrivare – (e per questo ora non ne ho più!) – quando mi vidi ritornare un altro che non aveva nulla, più nulla di mio figlio.
Donna Anna, in un lucido delirio (come lo definisce l'autore), nega quella morte che lei stessa rifiuta e, per rimanere nel sogno disperato nel quale si è rifugiata, mentirà anche a Lucia, l'amante del figlio, incinta di lui, dicendole che è partito; ma Lucia, che per quella passione ha abbandonato i due figli avuti dal marito, scoprirà la verità e solo nel terzo atto la madre accetterà la realtà della morte e potrà finalmente far sgorgare liberamente tutte le sue lacrime.
Patrizia Milani e Irene Villa |
Un grande applauso a Patrizia Milani. La sua recitazione è molto intensa e ci comunica il pathos del personaggio non solo con l'emotività del dialogo, ma anche con l'espressione dello sguardo che in alcuni momenti raggiunge lo spettatore e scuote la sua sensibilità.
Patrizia Milani con Gianna Coletti e Carlo Simoni in una scena del dramma |
Anche gli altri attori: Carlo Simoni (Don Giorgio Mei, il Parroco), Irene Villa (Lucia Maubel), Giovanna Rossi (Francesca Noretti), Gianna Coletti, (Donna Fiorina), Karoline Comarella (Lidia, figlia di donna Fiorina), Paolo Grossi (Flavio, figlio di Donna Fiorina), Sandra Mangini (Elisabetta, nutrice) e Riccardo Zini (Giovanni, giardiniere), interpretano le fragilità e le passioni dei personaggi con forza e misura, senza sbavature, trasmettendoci la vasta gamma dei sentimenti e dei contenuti pirandelliani.
Karoline Camarella, Paolo Grossi, Patrizia Milani |
La regia è firmata da Marco Bernardi, alla sua ultima stagione da direttore al Teatro Stabile di Bolzano; una direzione lunga e ricca di spettacoli interessanti, portati in scena con la collaborazione di Patrizia Milani e Carlo Simoni, un team di professionisti che non si può fare a meno di ringraziare per le moltissime emozioni che ci hanno regalato.
La bellissima scena chiara, a volte arieggiata e sempre luminosa è di Gisbert Jaekel; i costumi sono curati da Roberto Banci; Franco Maurina si occupa dei suoni e Massimo Polo del gioco delle luci.
Carlo Simoni e Patrizia Milani |
Il dramma del distacco e la vicenda autobiografica dell'autore
Questo dramma che parla del distacco ci fa riflettere sul pensiero filosofico di Pirandello. Egli sostiene che l'uomo non ha identità se non quella che gli viene attribuita dall'esterno e se la società arriva a negare questa identità, ciò significa la stessa morte anticipata della persona, come avviene nel Fu Mattia Pascal.
Secondo Pirandello ogni persona è diversa a seconda di chi la guarda e ognuno di noi porta una maschera, scegliendo quella più opportuna per adattarsi alle varie situazioni. La vita diviene così uno specchio dove ognuno riflette ciò che l'immaginazione dell'altro tiene in vita.
In Colloqui con i personaggi (Da Novelle per un anno) del 1915, c'è il racconto Kaos: Colloquio con la madre in cui compare il tema del ricordo e la ricerca letteraria di Pirandello si intreccia con la sua vicenda autobiografica.
L'autore, tornato nella casa di Girgenti, ripensando alla madre morta, la rivede quando era viva, seduta nel suo solito cantuccio, sul seggiolone, coi nipotini attorno, intenta ancora a qualche cura familiare. La morte non può distruggere il pensiero tenero e dolcissimo che il figlio conserva di lei, ma ciò che lo tormenta è il fatto che la madre non potrà più pensare a lui e attribuirgli una realtà.
“È caduto a me, alla mia realtà, un sostegno, un conforto.”
Il figlio potrà sempre far rivivere la madre nel ricordo, ma non potrà essere più nulla per lei.
“Io, ora, non sono più vivo, e non sarò vivo per te mai più!
Le Novelle - Introduzione di Alfredo Sgroi – Edizione
integrale - Palermo, Selino's Editore, 2012 Novelle per un anno di Luigi
Pirandello sono edite anche da Arnoldo Mondadori e Bemporad.
I registi Paolo e Vittorio Taviani, maestri del cinema, geniali nel comunicare i sentimenti e le emozioni tramite le immagini, hanno dedicato un episodio (Epilogo) del film Kaos, uscito nel novembre del 1984, al tema del ritorno alla propria terra, al ricordo della madre, con immagini in esterno di una bellezza indescrivibile.
Kaos è un film di commovente malinconia, dove i fratelli Taviani, nell'adattamento cinematografico, hanno il pregio di aver ricostruito un'atmosfera struggente e poetica nell'incontro tra Pirandello, che torna in Sicilia, nella sua casa natale e la figura materna, una madre morta, per la realtà del mondo, ma sempre viva per l'autore.
Locandina di Kaos Omero Antoniutti (Pirandello) e Regina Bianchi (la madre) nel film dei fratelli Taviani |
Nel dramma La vita che ti diedi la situazione è rovesciata; è il figlio Fulvio ad essere un morto nell'altra stanza e la madre rifiuta di riconoscerlo tale.
DONNA ANNA - Quand'era lontano io dicevo: Se in questo momento lui mi pensa io sono viva per lui. E questo mi sosteneva, mi confortava nella mia solitudine. Come debbo dire io ora? Debbo dire che io, io, non sono più viva per lui, poiché egli non mi può pensare! E voi invece volete dire che egli non è più vivo per me. Ma si che egli è vivo per me, è vivo di tutta la vita che io gli ho sempre data: la mia, la mia; non la sua che io non so!
Attrici che hanno interpretato La vita che ti diedi
Luigi Pirandello dedicò La vita che ti diedi nel 1922 a Eleonora Duse.
Egli credeva fortemente in questo testo, tanto che, da una lettera alla figlia Lietta, riferendosi a La vita che ti diedi, si può estrapolare questa frase: “Per ora ti dico che la tragedia mi sembra la cosa più alta e più pura che sia uscita dalla mia fantasia”.
Tramite il critico Silvio D'Amico, l'autore fece avere il testo alla Divina. Vi fu un carteggio tra i due.
Così scrisse Pirandello a Eleonora Duse il 22 marzo 1923:
- So che da ieri è nelle sue mani “La vita che ti diedi”. L'ho scritta con religioso amore, pensando costantemente a Lei, tutto inteso a raccogliere e a contenere nelle parole di questa madre quelle vibrazioni che solo la Sua arte sa e può destare in chi veramente sia capace di soffrirne e di goderne, quasi divinamente.
La Duse, considerata all'epoca una delle più importanti attrici italiane e ritenuta la più grande interprete dei testi di autori famosi (da Dumas a Sardou, da Ibsen a D'Annunzio, da Shakespeare a Verga), ammirata tanto in Europa quanto in America, dopo un iniziale entusiasmo lesse il copione, ma rifiutò la parte, o forse non fece in tempo a interpretarla, per motivi di contratti stipulati in precedenza, o di salute.
Infatti morì a Pittsburg, in Pennsylvania, il 21 aprile 1924, mentre era in tournée negli Stati Uniti d'America.
Fu Alda Borelli a debuttare nell'opera pirandelliana al Teatro Quirino di Roma, il 12 ottobre del 1923, ma, in seguito, anche Emma Gramatica, Marta Abba e Sarah Ferrati interpretarono con successo, Donna Anna Luna.
Nel 1942 la pièce fu ripresentata da Paola Borboni.
Altre grandi interpreti di Donna Anna Luna sono state Valeria Moriconi, nel febbraio 1978, per la regia di Massimo Castri, spettacolo portato in scena al Teatro La Loggetta di Brescia e Marina Malfatti, nel giugno 2004, al Teatro Quirino di Roma in una vibrante interpretazione, con la regia di Luigi Squarzina.
Marina Malfatti |
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