Di Annalisa Petrella
“Per l’arte della
memoria con la quale ha evocato i destini umani più inafferrabili e svelato la
vita reale durante l’Occupazione”
Il discorso di
accettazione del Premio Nobel per la Letteratura presso l'Accademia Reale di
Svezia tenuto a Stoccolma da Patrick Modiano ha confermato il suo naturale modo
di porsi all’insegna dell’understatement. Uomo di grande riservatezza, è apparso visibilmente
emozionato per l’assegnazione del premio prestigioso e si è rivolto al pubblico
con una certa timidezza nell’esprimere la propria sorpresa per l’alta
considerazione attribuita alla sua opera.
In
verità la sorpresa aveva coinvolto in parte anche il pubblico italiano, in
quanto la diffusione dei suoi scritti nel nostro Paese è sempre stata limitata e
alcuni dei suoi romanzi non sono mai stati tradotti. L’attribuzione del Nobel ha risvegliato di
colpo l’interesse delle case editrici che si sono precipitate a ristamparli e
tradurli in italiano, rendendo giustizia finalmente a uno scrittore di fama
internazionale che ha scritto trentacinque romanzi di valore inestimabile,
saggi letterari, libri per l’infanzia, testi di canzoni per Francoise Hardy, sceneggiature
per il cinema. Tra queste si deve annoverare
"Cognome e nome Lacombe Lucienne", di Louis Malle, candidato nel 1975 al premio Oscar come miglior film straniero
.
Nel
2000 è stato membro della giuria del Festival di Cannes presieduta da Luc
Besson. Eclettico, classico e moderno al tempo stesso, insignito dei premi
letterari più importanti quali il Goncourt nel 1978 per “Via delle Botteghe Oscure”,
amante della poesia e della musica, della lettura e della scrittura al di sopra
di ogni cosa, Modiano è un autore di difficile catalogazione.
Maestro indiscusso
dell’arte della memoria,
non è uno scrittore facile da leggere: il suo stile è asciutto, spoglio, le
parole a tratti sono come staffilate che penetrano nei meandri più oscuri della
nostra storia recente per evocare le rovine rimosse dell’Occupazione a Parigi. E’
un autore riservato che implica un lettore attento e pronto a interagire con il
suo stile ermetico, restio a concessioni di facile presa sul pubblico. Le sue
storie, ambientate quasi sempre a Parigi, si snodano a partire dagli anni della
Seconda Guerra Mondiale fino ai giorni nostri, con una focalizzazione
privilegiata sugli orrori perpetrati in Francia dal nazismo.
Il
padre era stato un collaborazionista coinvolto in affari loschi, la madre aveva
inseguito la sua carriera di attrice alla ricerca di un successo che non aveva
mai raggiunto e Modiano aveva realizzato molto presto il significato del vuoto
affettivo dovuto all’attesa angosciosa di genitori perennemente assenti e
totalmente disinteressati a lui e al fratellino Rudy. A lui, che Patrick ama e protegge fino alla sua morte
prematura, per leucemia acuta, dedicherà i suoi
primi otto romanzi.
In
Via
delle Botteghe Oscure, Modiano escogita un interessante procedimento di
indagine a ritroso del protagonista, tale Guy Roland, poi Pedro McAvoy Stern,
precipitato da alcuni anni in un’amnesia retroattiva e tormentato dalla
mancanza di
un’identità e di
ricordi del proprio passato. Guy ha lavorato per
otto anni in un’agenzia investigativa fondata nel 1947 dal titolare, Costantino
von Hutte, che è diventato suo amico e confidente e gli ha procurato un
documento con un’identità fittizia. La vicenda prende inizio con la chiusura
dell’Agenzia di Hutte che, a fine carriera, decide di ritirarsi a vivere in
Costa Azzurra, lasciando le chiavi dell’Agenzia a Guy, con la possibilità di
accedere agli archivi colmi di documenti preziosi di consultazione.
La memoria, in questo bellissimo romanzo, è il perno di tutto ciò che vi accade,
una fotografia in bianco e nero diventa un frammento su cui lavorare per
mettere a fuoco il proprio percorso in uno svelamento, dai toni noir, per
stratificazioni successive che nasconde in sé sempre qualcosa di misterioso. Affiorano
nell’investigazione, dalle numerose quinte del proscenio esistenziale, alcuni fantasmi
del passato, risorgono figure ambigue e irrisolte da un tempo fumoso di spie,
traffici clandestini, incontri nei bar parigini, fallimenti e misfatti. La
storia evoca un clima di terrore poliziesco, intramezzato da attimi d'inconsapevolezza fiduciosa, e il costante bisogno di nascondersi sotto
false identità e di fuggire. Le amicizie e gli amori vengono cancellati dal
tradimento di loschi figuri e occultati nell’oblio di un inconscio
cristallizzato nell’incertezza assoluta.
Infine
Parigi protagonista, come in tutti i
suoi romanzi, con gli Arrondissement
familiari, i boulevard notturni, le
fermate del metro, i viali larghissimi e affollati, le strade con i bistrot pieni di fumo, le case, i
giardini, gli alberi del Lungosenna accompagna il protagonista in un sogno struggente
“nel tentativo di riannodare legami recisi e di trovare passaggi murati da
tanto tempo. Avevo vissuto la mia vita e ormai ero solo un fantasma che
galleggiava sull’aria tiepida di un sabato sera”.
La
città è viva più che mai e in trasformazione continua, nella sua cartografia i
caffè e gli hotel sono luoghi privilegiati per l’anonimato che offrono, luoghi
dove le solitudini si incontrano o si sfiorano appena e tutto può succedere e subito
svanire nel nulla, la Parigi di Modiano è una fortezza di memorie incastonate
negli angoli dimenticati di un passato che viene sublimato e trascende il
tempo.
I
bambini, affidati dai genitori a enigmatici e curiosi personaggi, che in
seguito si saprà far parte della “banda criminale della Rue Lauriston”,
osservano il mondo misterioso che li circonda con lo sguardo ingenuo
dell’infanzia. Siamo nel ’52, e i fanciulli cercano di dare un senso a tutto
ciò che accade, collegando i personaggi singolari che si occupano di loro a
oggetti, situazioni e luoghi sconosciuti. Nelle notti stellate scendono le
scale in punta di piedi con le scarpe in mano ed escono nel mistero della provincia
parigina a sfidare sogni e fantasmi che popolano la loro fantasia, per poi rientrare
a casa, spaventati, e “rannicchiati nei loro letti gemelli, parlare a voce
bassa del marchese” e fare progetti per inoltrarsi sempre più lontani nelle
notti successive. Fin dall’infanzia l’esplorazione della città di Parigi si
rivela essere una delle grandi passioni di Modiano.
Tra
i suoi ricordi, che si sovrappongono in strati successivi, affiora nel romanzo anche
un esplicito riferimento alla figura del
padre che ha subito un primo arresto nel ’43 quando, una sera, colto dalla polizia privo
di documenti in un ristorante di Parigi, riesce per
fortuna a sfuggire in un attimo di disattenzione dei poliziotti. Nel ‘44 il
padre subisce un secondo arresto, le retate nei confronti degli ebrei in quel
periodo erano selvagge. In seguito l’uomo racconterà al figlio che “qualcuno
l’aveva tirato fuori dal buco” e Modiano non saprà mai perché e da chi sia
stato liberato: l’ombra del collaborazionismo e del mercato nero, con il quale
l’uomo era compromesso, pur di sopravvivere, cala con la sua ambiguità su una storia
personale dai toni ombrosi.
Nei
suoi romanzi i riferimenti autobiografici, anche se indefiniti e frammentari,
spesso celati dietro i personaggi, sono onnipresenti, e i temi trattati in
oltre quarant’anni di scrittura sono sostanzialmente gli stessi al punto che
nell’intervista di Maryline Heck, dal titolo Solo la scrittura è tangibile, Modiano
afferma di avere forse sempre riscritto lo stesso romanzo, “I miei testi mi
danno l’impressione di un caleidoscopio con le stesse figure che ricompaiono
sempre”. Non c’è scritto di Modiano
che non abbia come nucleo concettuale il tema della perdita, di qualcuno, di
qualcosa, di se stesso e quello della ricerca.
Le
domande di Modiano per ottenere informazioni sulle persone conosciute un tempo
e poi scomparse nel nulla restano inevase, i silenzi sono pesanti ed eloquenti.
Lo scrittore avverte negli interlocutori una reticenza a rispondere sul
passato, dettata dal desiderio di “depurare la memoria” da ricordi orribili. E
proprio di fronte a queste omissioni si fortifica il desiderio di un’investigazione personale più
accurata che Modiano imposta nella sua scrittura come metodo rigoroso di
indagine, quasi poliziesca, andando a scovare particolari e frammenti di vite
vissute che gli permettano la ricostruzione di attimi esistenziali degni di memoria
di persone conosciute o completamente estranee svanite in un tempo che si è
dissolto. L’inafferrabilità di ciò che è
stato e, soprattutto, di chi ha vissuto ed è scomparso diffonde nelle pagine
dei suoi romanzi una profonda malinconia e le atmosfere parigine sono pervase
da un vago senso di oppressione quasi ad annunciare il crollo di un’epoca.
La
sua prosa nitida e affilata come una lama tagliente delinea anche
la radiografia di una Parigi fluttuante che raccoglie in sé infiniti
strati di memoria immersi nell’odore del tempo trascorso i cui frammenti
indicano il passaggio di generazioni scomparse.
Modiano è spinto nella
sua ricerca da una volontà, che definirei etica, di restituire
al presente coloro che sono rimasti annientati dagli orrori della storia. Il
personaggio di Dora Bruder ne è una prova esemplare.
Sono
trascorsi ventiquattro anni dalla scomparsa di Dora e Modiano, attratto da una
serie di coincidenze che uniscono il proprio passato a quello di Dora, avvia
una ricerca personale sulla storia della ragazzina ebrea dopo aver consultato
anche il Memoriale di deportazione degli
ebrei di Francia (1978) di Serge Klasferld che riporta il nome di Dora
Bruder negli elenchi degli ebrei francesi deportati ad Auschwitz.
La
ricerca di Modiano è ardua, egli ripercorre luoghi, recupera documenti e
fotografie, studia vecchie rubriche che elencano indirizzi e nomi ormai inesistenti, va a cercare persone che
hanno abitato nello stesso quartiere negli anni 1937, 1938 e successivi, accede
ai pochi archivi dell’epoca sopravvissuti alla catastrofe della distruzione per
individuare le tracce della vita di Dora e della sua famiglia, a partire dalla
nascita, quindi con metodo certosino ne ricostruisce tutti i passaggi possibili
dopo la fuga dal collegio fino al momento dell’ultimo viaggio. Il vuoto storico
della Shoah e il vuoto esistenziale appaiono in una dimensione cosmica, con
l’internamento di Dora alle Tourelle, poi al campo di Drancy e infine all’ultimo
convoglio con destinazione Auschwitz, il 18 settembre del ’42.
Da quel giorno, dice Modiano nell’ultima
pagina del romanzo sconvolgente e prezioso,
“la Parigi in cui ho cercato di trovare le sue tracce è rimasta deserta e
silenziosa come allora. Cammino per strade vuote. Per me restano tali anche la
sera, nell’ora di punta, quando la gente si accalca negli ingressi del metro.
Non posso fare a meno di pensare a lei e di sentire un’eco della sua presenza
in certi quartieri… Ignorerò per sempre come passava le giornate, dove si
nascondeva…durante l’inverno della sua prima fuga e nelle poche settimane di
quella primavera in cui scappò di nuovo. E’ il suo segreto. Povero e prezioso
segreto che i carnefici, le ordinanze, le autorità cosiddette di occupazione, il
deposito, le caserme, i campi, la Storia, il tempo – tutto ciò che insozza e
distrugge – non sono riusciti a rubarle”.
Bibliografia in
italiano
I viali di circonvallazione, Milano, Rusconi, 1973
Villa triste, Milano, Rusconi, 1976
Via delle botteghe oscure, Milano, Rusconi, 1979
Domeniche d’agosto, Milano, Feltrinelli, 1987
Riduzione di pena, Roma, Lantana, 2011
Viaggio di nozze, Milano Frassinelli, 1991
Fiori di rovina, Roma, Lantana, 2012
Dora Bruder, Parma, Guanda, 1998
Sconosciute, Torino, Einaudi, 2000
Bijou, Torino, Einaudi, 2005
Un pedigree, Torino, Einaudi, 2006
Nel caffè della gioventù perduta, Torino, Einaudi, 2010
L’orizzonte, Torino, Einaudi, 2012
L’erba delle notti, Torino, Einaudi, 2014
In un momento tragico per la Francia e il mondo civile l'opera di Modiano contribuisce a rinforzare la memoria di tutti contro la violenza e il suo saggio coinvolgente fortifica i sentimenti di pace. Eros Pellegrini
RispondiEliminaLa ringrazio. Annalisa Petrella
EliminaSto leggendo Via delle Botteghe oscure ed è vero che Modiano è uno scrittore impegnativo. Il suo articolo mi dà una chiave di lettura. Grazie. R.T.
RispondiEliminaNe sono contenta. Annalisa Petrella
EliminaLa piccola Dora mi ha commosso fino alle lacrime. Annette
RispondiEliminaTenerezza e disperazione: indimenticabile. Annalisa
EliminaLa seguo per la sua rara capacità di mettere in luce l'essenza degli autori che tratta. Una fedele lettrice.
RispondiEliminaNe sono lusingata e la ringrazio. Annalisa
EliminaQuasi un presagio l'attribuzione del Nobel a questo grande scrittore francese che ha saputo e sa mettere in luce i pericoli di una guerra che ancora agitano il nostro apparente quieto vivere.
RispondiEliminaBrava per aver saputo cogliere le sfumature della "memoria".
Miriam
Grazie, Miriam! Annalisa
EliminaL'articolo mi fa riflettere su responsabilità e memoria, concetti dimenticati. Pinuccia Rosi
RispondiEliminaFortunatamente non da tutti. Grazie. Annalisa
EliminaUn saggio ben costruito per non dimenticare. Florence
RispondiEliminaGrazie, Florence. Annalisa
EliminaI libri di Modiano mi risultano difficili da leggere perché sono frammentari, con lunghe liste di nomi che interrompono la storia. Mi piace però l'ambientazione parigina e il suo modo di scrivere. L'articolo è chiaro e fatto bene. Augusto
RispondiEliminaÈ vero che l'approccio può risultare non semplice, ma ne vale la pena. Grazie. Annalisa
EliminaÈ interessante la sua presentazione di Modiano anche per i suoi tratti noir.
RispondiEliminaIl noir in Modiano rende le storie e le ambientazioni più enigmatiche. Grazie. Annalisa
EliminaBravissima! Quali libri di Modiano mi consigli di leggere? Mariateresa
RispondiEliminaCara Mariateresa, oltre ai tre che ho commentato nell'articolo mi sono piaciuti molto "Bijou", "L'orizzonte", "Un pedigree", "Viaggio di nozze"e "Nel caffè della gioventù perduta". Buona lettura. Annalisa
EliminaCome sempre sei fantastica, mi piace come affronti sia le storie che i personaggi. Fai appassionare il lettore ad acquistare un romanzo dell'autore. Mg
RispondiEliminaCara Mg, ti ringrazio del tuo giudizio generoso. Annalisa
RispondiEliminaCara Annalisa, ho letto il tuo articolo con molto interesse e mi ci sono ritrovata completamnte. Ho letto parecchio di Modiano e, recentemente, un libro che forse non è stato tradotto in italiano. Si intitola "Un cirque passe", non c'è nessun riferimento diretto alla situazione politica del tempo, ma è una storia fantastica di perdita e di solitudine, dove l'inafferrabile è protagonista insieme, come sempre, a una Parigi desolata eppure sempre affascinante .Ma ne riparleremo, spero presto...
RispondiEliminaTi abbraccio, Anna C.
Cara Anna, ti ringrazio e spero di poterne riparlare presto. Annalisa
RispondiEliminaCome sempre i suoi articoli stimolano alla lettura degli autori trattati, complimenti!
RispondiEliminaGrazie! Annalisa
RispondiEliminaParigi e i ricordi che restano nell'inconscio raccontati magicamente. Vb
RispondiEliminaGrazie. Annalisa
RispondiElimina