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domenica 14 settembre 2014

Quattordici settembre

  “In quel luogo il passato
                                                                                             è eternamente presente…”
                                                                                   Lalla Romano  
                                                                                       " La penombra che abbiamo attraversato"

di Lea Miniutti



-   Il quattordici settembre oggi cade di domenica,  proprio come quel giorno di tanti anni fa.  -
La signora Gisella conversa in tono confidenziale con Silvia che la sta conducendo da Milano a Cervo, con il suo taxi, come ogni anno in quella ricorrenza. 
-  Sì, è proprio una splendida domenica di sole come quella prima volta che arrivai quassù con il mio Paolo. Quanti anni sono passati ormai: non so neanche fare il conto. Quante cose abbiamo fatto insieme da quel giorno. Una vita, Silvia, una vita insieme. E ora, che lui non c’è più,sono rimasta sola a ricordare. -

    
 Superata l’ultima curva  l’auto si ferma al parcheggio. 
-  Ecco Silvia, seppur con un po’ di ritardo, anche questa volta siamo arrivate. Non avevamo previsto il traffico domenicale. Con questa bella giornata tutti si muovono. -
Le due donne raggiungono a piedi il ristorante che è lì a due passi. Il signor Franco le accoglie con un inchino, un gesto d’altri tempi, ma con la signora Gisella c’è una confidenza  antica. 
-  Silvia,  ora  Franco ti assegnerà un posto vista mare. E, mi raccomando, scegli i piatti che più ti piacciono, sei mia ospite. Buon appetito cara! -
-  Grazie signora Gisella, buon appetito anche a lei! A più tardi. -
Un gentile  cameriere accompagna Silvia al suo tavolo. 
Poi il signor Franco con gesto amichevole prende sottobraccio la signora Gisella.  Si conoscono da molti anni, e con il tempo si è creato fra loro un rapporto confidenziale. Lei lo chiama Franco, semplicemente. Se lo ricorda ragazzino. Quando erano fidanzati con il suo Paolo e arrivavano fin quassù per un pranzo buono e abbondante, Franco in estate aiutava suo padre che gestiva questo locale. Allora era una trattoria senza pretese. Un luogo un po’ fuori mano frequentato da affamati vacanzieri, compagnie rumorose di giovani e da fidanzati in cerca d’intimità. Di quel locale era rimasta solo l’insegna: Vecchia Liguria. Il padre ormai stanco aveva lasciato la conduzione a suo figlio. 
Specialità liguri, cura in cucina, ricercatezza negli arredi avevano trasformato quel  locale anonimo in raffinato ristorante. E da lassù la vista spazia dal mare azzurro alle colline coperte di vegetazione mediterranea.  Una delizia per il palato e per lo spirito.   

Da quando non c’è più il suo Paolo la signora Gisella arriva in questo ristorante ogni anno, il quattordici settembre, con qualsiasi tempo e in qualsiasi giorno della settimana esso cadesse.  Questa data è significativa e questo luogo è importante per lei. Arrivarono qui la prima volta, con una Vespa vecchio modello,  proprio la domenica 14 settembre di quasi cinquant’anni prima. Erano molto giovani, lei e il suo Paolo. Qui, sulla terrazza davanti al mare si giurarono eterno amore. Qui si fecero una promessa: - Qualunque cosa succeda a uno di noi l’altro terrà vivo il ricordo.- Non si lasciarono più. 
Si sposarono  il quattordici settembre di qualche anno dopo.  
Il Signor Franco accompagna la signora Gisella al suo tavolo apparecchiato in uno  spazio riservato in fondo al terrazzo sul mare, sotto il folto pergolato.
Due posti a tavola,  uno  di fronte  all’altra: uno per lei, uno  per  il suo Paolo. Sedie in midollino rese più morbide dai cuscini dorati. Candida tovaglia di fiandra, piatti di porcellana, bicchieri di cristallo, posate d’argento. Fiori bianchi e rosa al centro come i fiori del bouquet che lei portava il giorno del loro matrimonio. 
Da gentiluomo qual è il signor Franco sposta la sedia, fa accomodare la signora. Scambiano due chiacchiere, convenevoli e vecchi ricordi, poi lui si congeda perché ora la scena  è solo  per loro due: Gisella e Paolo. E il rito inizia. 

Il cameriere arriva con il menu. - Piatti gustosi  per il mio Paolo - spiega lei – Ordina per lui trofie con pesto alla genovese. Poi fritto misto di pesce con contorno di verdure al forno. - Lui sì che era un buongustaio – dice - mangiava tutto così volentieri da fare invidia a un inappetente.  
Lei invece vuole stare leggera  – alla mia età, poi ho il viaggio di ritorno – quasi si giustifica con il giovane che prende le ordinazioni. Si fa portare un branzino al sale con contorno di verdure miste. E del buon vino bianco frizzante.  
Eccoli, Leli e Paule, come ai vecchi tempi. Uno di fronte all’altro, tra sogno e realtà, lei e lui, in dialogo fitto fitto: quel filo che li univa non si è mai interrotto da quel lontano giorno di fine estate. Quante stagioni erano passate da allora. Quante cose avevano fatto insieme! E i loro tre figli? E i loro nipotini? Gli affetti di una vita, i ricordi attraversano tutti i sensi: episodi e frammenti di vissuto riemergono… e volti e voci e luoghi e dialoghi e sapori si sovrappongono in un turbinio di emozioni.  
Portano in tavola il secchiello con una bottiglia immersa nel ghiaccio e, su un vassoio d’argento  un dolce bianco e rosa a forma di cuore. Il cameriere si premura di tagliarne una fetta, ma Gisella lo ringrazia e gentilmente lo congeda. Vuole farlo lei: prende paletta e forchetta e, con mani tremanti, divide quel cuore a metà: una metà per Paolo e una metà per lei.  
Poi versa lo champagne rosé nelle coppe e…  lei e lui brindano. 
Il rito volge alla fine.

Arriva Silvia. Dopo i saluti e il baciamano del signor Franco escono dal ristorante tenendosi sottobraccio. 
Come ogni anno Gisella vuole fare la passeggiata fino in fondo al vialetto e si fermano nella rotonda a picco sul mare. Le panchine all’ombra degli ulivi invitano al riposo e alla meditazione. Lo sguardo di Gisella spazia dal mare alle colline. E’ uno sguardo di saluto. Qui ha trascorso giorni felici. Non riesce a tenere a bada i ricordi che le affollano la mente. Ha gli occhi velati di pianto.   
A volte temo di dimenticare le persone che ho amato e  che non  sono più  su questa terra. Temo di non ricordare più certi particolari, o dei momenti significativi, temo di dimenticare qualcuno –, confida a Silvia. Ma la memoria è uno strano territorio che non consente lo smarrimento e l’oblio.      
        
Si avviano verso il taxi. L’auto con le due donne sfreccia via veloce verso  Milano.   
Quando arrivano si abbracciano: "Grazie Silvia, grazie di tutto". 
"Grazie a lei, signora Gisella".  
"Arrivederci al prossimo  quattordici settembre!" 

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