di Sandra Romanelli
La bambina dal fiocco azzurro (2a
parte)
per leggere la prima parte collegarsi al link sottostante:
https://sognaparole.blogspot.com/2021/09/la-bambina-dal-fiocco-azzurro.html
L’agriturismo
L’estate era
giunta e i preparativi per le vacanze stavano già per iniziare. Angelina e il
marito avevano ricevuto, da parte di alcuni parenti, l’invito di unirsi a loro per trascorrere una
settimana in Sicilia. Il sole e il calore di quell’isola avrebbero presto
allontanato il ricordo dell’inverno freddo e nebbioso che caratterizza le città
del Nord, dove loro vivono.
Nei giorni che
precedettero la conferma del viaggio, Angelina aveva sfogliato riviste,
dépliant e brochure turistiche per scoprire notizie sui luoghi più belli da
visitare. Il soggiorno si sarebbe svolto in un agriturismo della campagna
agrigentina, dove il paesaggio appariva straordinario per le coltivazioni di
grano, vigneti e uliveti.
Appena arrivati notarono con piacere che la struttura era dotata di ogni comfort, al di sopra delle loro aspettative: camere ben arredate, ampie e luminose; la ristorazione utilizzava i prodotti tipici del territorio, il personale era gentile e professionale, quindi la vacanza prometteva molto bene.
Nonostante non avesse più rivisto il paesino che aveva lasciato da bambina, Angelina era tornata spesso nell’isola, come ospite presso i parenti; per questo motivo conosceva bene la cultura e le abitudini siciliane, inoltre l’impronta delle sue origini le era rimasta come un segno indelebile.
Tante volte
aveva ripensato alla casa in cui era nata, ma le immagini si facevano sfuocate;
ricordava solo che si trovava vicino alla chiesa di Santa Rosalia; più chiara
invece, era la memoria del resto del paese e del luogo dove aveva vissuto fino
al suo trasferimento al Nord; ricordava soprattutto il laboratorio di sartoria
di mamma Maria, le sue simpatiche lavoranti, in particolar modo una di loro:
Melina.
Il ricordo
nitido di questa lavorante era legato al
fatto che Melina, nei momenti liberi, amava realizzare bambole di pezza; cuciva
loro bellissimi vestitini, utilizzava la lana per fare i capelli, e dipingeva i
visi con mano d’artista.
La vacanza procedeva nel miglior modo possibile.
Nell’agriturismo
avevano conosciuto altri villeggianti, con i quali si ritrovavano spesso a
conversare. Una signora siciliana, Rita, era molto incuriosita da quel
gruppetto proveniente dal Nord.
- Come mai avete scelto proprio la Sicilia per
le vostre vacanze?-
- Volevamo
tornare nella terra dei nostri genitori- rispose Anna, cugina di Angelina- siamo nati tutti al Nord,
ma i nostri genitori provenivano dall’isola.-
- Loro sono nati tutti al Nord è vero, io sono
l’unica nata qui in Sicilia- aggiunse Angelina.
- Dov’è nata? - chiese Rita.
Angelina ebbe un
attimo di esitazione nel rispondere, ma appena fece il nome del suo paese d’origine,
Rita le si avvicinò, molto meravigliata.
- Anch’io sono nata lì e non ho mai lasciato il
paese, neppure quando mi sono sposata, conosco tutti, ma...strano... lei non la
ricordo. Dove abitava?-
- Sono nata in una vecchia casa, proprio vicino
alla chiesa di Santa Rosalia, poi ho vissuto in un’altra abitazione, ma sempre
vicino alla chiesa-.
- É nata in
contrada Santa Rosalia? Ma come è possibile? - domandò Rita sempre più
meravigliata-. Anch’io sono nata e vissuta lì! Mi chiamo Rita; lei come si
chiama?-
- Angelina… ci
siamo trasferiti al Nord quando ero
ancora una bambina.
- Angelina! Si
chiamava così una delle figlie della nostra vicina di casa, la Gnura Doria!
- Era la mia
mamma naturale.-
- No, non è
possibile una tale coincidenza!- esclamò la donna sempre più stupita- Io sono
una delle figlie di Maruzza. Posso darti del tu? Ti ricordi di me? Conosco i
tuoi fratelli e le sorelle. Se dico loro che sei qui, verranno tutti a
trovarti, sono sicura...non ti hanno mai dimenticata!
Neppure Angelina
li aveva dimenticati, ma la vita lontano da loro era sempre stata piena
d’impegni e lei non aveva potuto e forse neanche voluto tornare alle sue
origini.
- Se conosci i
miei fratelli, salutali tutti per me. Anch’io sarei veramente felice di
rivederli!
- Se riesco a
contattarli, sono sicura che prima di ripartire li rivedrai tutti! Lascia fare
a me, organizzerò io l’incontro. So che loro non hanno mai smesso di ricordare
la loro sorellina lontana!-
Rita lasciò
Angelina con la promessa di un incontro con i suoi fratelli e lei restò
fiduciosa e trepidante, in attesa di quell’evento.
Mancavano due giorni alla fine della vacanza quando il proprietario dell’agriturismo chiamò Angelina e suo marito e disse loro che alcune persone avevano affittato un ampio locale dell’edificio per organizzare una festa in cui Angelina sarebbe stata l’ospite d’onore. Comunicò loro il giorno e l’ora dell’evento.
Quando Angelina e il marito entrarono nella stanza, la sorpresa fu grande per entrambi: una moltitudine di persone li accolse con un grande applauso. Lei rimase impietrita dall’emozione.
Rita disse loro che insieme ai fratelli e sorelle,
con i propri consorti, erano venuti, per conoscerla, anche i figli con i
nipoti.
Il marito
spingeva Angelina verso i parenti, esortandola ad abbracciare ora Lena, ora
Catena, poi, insieme a Rita, accompagnandola da Giovanni, il fratello più
anziano che, pur di rivederla, aveva chiesto al figlio di portarlo
all’agriturismo, nonostante la difficoltà delle sue condizioni di salute. Saro
le presentò la moglie che teneva in braccio il più piccolo dei nipotini. Fu
stupita poi dalla somiglianza che tutti notarono tra lei e Tanuzzu, il fratello
minore; lei stessa poté constatare quanto fosse vero.
Giovanni, la
osservava con attenzione, senza mai
staccare gli occhi da lei, quasi volesse recuperare tutti gli anni passati
lontano dalla sorellina lontana, poi sentì il bisogno di fare un tuffo nel
passato.
- Angelina, vèni
vicinu a mia, ti vogghiu parrari.
Lei subito si
avvicinò a lui.
- Ti ricordi
quannu da picciridda ti facevo jucari?- e senza aspettare risposta iniziò a
intonare, a bassa voce:
Curri, curri, sciccareddu, porta furmentu a lu mulineddu,
u mulineddu nun
c’è chiù e ‘u sciccareddu…scoppa jù
Angelina ebbe un flash improvviso. Si rivide bambina, nella vecchia casa di contrada Santa Rosalia, seduta sulle ginocchia di Giovanni e, pur non avendo mai più parlato il dialetto, si ricordò il finale di quella filastrocca: scoppa jù e, a quelle parole, lui la faceva andare giù con la schiena, tenendole forte i polsi; lei aggiungeva... Arrè! E tornava su. Ma non le uscì la voce per pronunciare le parole di quella filastrocca, troppo antiche, troppo lontane nel tempo, ma pur sempre vive nel ricordo.
- Ora le mie
ginocchia e le mie gambe non sono più quelle di una volta, sono costretto a
muovermi con questa carrozzina, ma la testa funziona sempre sai e i ricordi del
passato sono ancora più vivi di quelli del presente.-
- Quant’ero
felice, Giovanni, quando mi facevi giocare! Riuscivi sempre ad asciugare le mie
lacrime e a farmi ridere-.
Angelina pensò
che ci sono immagini del passato che non si possono cancellare, rimangono
stampate nella mente e alimenteranno sempre il bagaglio dei nostri ricordi.
Il dono più bello
Poi accadde il momento più emozionante.
Rita avvertì
Angelina che i fratelli e le sorelle, avevano voluto fermare la felicità di
quell’incontro con un dono: un grosso
cestino contenente i prodotti della gastronomia siciliana, in particolare
la frutta martorana, preparata con la
pasta di mandorle, prelibatezze di terra e mare, formaggi, vini. Poi i doni
proseguirono con bellissimi oggetti in ceramica decorata a mano. Lena e Catena
avevano imparato, da ragazze, l’arte del ricamo e ancora si dedicavano a questa
attività, così vollero farle dono di qualche oggetto ricamato.
- Se poi ti
piacciono pizzi e merletti, Lena è maestra in quest’arte- affermò Catena.-
Angelina era
frastornata da quella meravigliosa accoglienza, superiore ad ogni aspettativa.
Continuava a dire:
- Grazie, ma non
dovevate…non so come ricambiare...-
Lena si affrettò
a rassicurarla:
- Rivederti è
stato il regalo più grande per noi- poi, un po’ timidamente, aggiunse- Catena
ha una sorpresa per te.-
La sorella le mostrò
un pacchetto e lo depositò sul tavolo accanto a lei. Era avvolto dentro una
carta rosa e argento, legato con un
nastro dorato.
Angelina lo aprì e quando vide il contenuto sorrise divertita e abbracciando le sorelle domandò:
- Ma come avete
fatto a conservarla per così tanti anni!-
Allora Catena
iniziò a narrare un fatto, ormai assopito nei ricordi di Angelina, ma che ora si risvegliava e
riprendeva vita, mentre la sorella raccontava.
Era un pomeriggio d’estate, le sorelle giocavano a campana sulla strada, davanti a casa, quando videro passare Angelina, insieme a Melina.
Lena la chiamò e
lei lasciò subito la mano ferma di Melina e si mise a correre gioiosamente
verso di loro. Aveva la sua bambola di pezza
nell’altra mano, ma nella corsa la strinse al petto, per non perderla.
- Angelina,
vieni a giocare con noi!- la invitò Lena.
- Adesso non
posso, devo andare in paese con Melina, ma quando tornerò mi fermerò a giocare,
aspettatemi!-
- Fermati adesso- insistette Lena- dopo non verrai più!-
- Sì verrò, vedrai... vi lascio Mimì, la mia bambola, così siete
sicure che dopo tornerò a riprenderla!- e così dicendo la consegnò loro. Poi tornò
da Melina con la quale riprese il cammino verso il paese.
Poco dopo, Maruzza -che aveva il compito di occuparsi dei bambini di Doria, mentre la loro mamma era al lavoro-, si affrettò a richiamare in casa le bambine.
Al ritorno Angelina passò di nuovo in quella strada, ma non trovò
nessuno davanti a casa.
- Melina, fammi salire dalle mie sorelle, così posso riprendere Mimì.
- Lascia stare, è tardi, ti farò una bambola, ancora più bella di
Mimì- la rassicurò Melina.
Angelina proseguì il suo cammino con lei, ma prima di allontanarsi guardò verso le finestre, sperando di vedere qualcuno dei suoi fratelli o mamma Doria, per salutarla. Nessuno si affacciò, così lei tornò a casa, ma non mancò di raccontare l’episodio a Maria e Salvatore.
- È vero, Catena, ricordo bene quel giorno che vi incontrai e vi lasciai la bambola, ma voi, come avete fatto a conservarla per così tanto tempo?-
- Giocavamo sempre con la tua bambola, facevamo finta fossi tu e le
raccontavamo ogni momento delle nostre giornate. La tenevamo con molta cura, ma
col passare degli anni, quando non fu più tempo di giochi, senza rendercene
conto la bambola sparì.
La ritrovammo in un baule, solo dopo la morte di mamma. Lei aveva
conservato un oggetto di ognuno di noi. Di te c’era una vecchia foto sul
seggiolone, tutta sgualcita e questa bambola di pezza. Ora te la riportiamo
perché vogliamo che sia tu a conservarla ancora, se lo vorrai.-
Sul viso sorridente di Angelina spuntò una lacrima e davanti a sé vide
il volto lontano e sfuocato di mamma Doria
e quello più nitido di mamy Maria che la incoraggiava a lasciare alle
sorelline la bambola di pezza.
Ora, come per miracolo, Mimì era di nuovo tra le sue mani.
Al momento di salutarsi erano tutti commossi, ma felici. Angelina pensò che un pomeriggio così pieno di ricordi e di emozioni non lo aveva mai vissuto.
La sera, prima di addormentarsi, le immagini di quelle ore appena
trascorse, le si affollavano alla mente; la notte trascorse in un turbinìo di
pensieri, di parole e di volti che si
susseguivano ininterrottamente.
Oggi le sorelle Lena e Catena sono in contatto costante con Angelina; i fratelli, purtroppo, non ci sono più, ma ciò che l’accompagnerà per sempre è la gioia di averli ritrovati.
***
Ancora oggi ci sono signore abili come Melina, nel confezionare
bambole. Con generosità, loro mettono la
loro creatività per realizzare le Pigotte, il cui ricavato va a favore
dei bambini in difficoltà..
Infatti, grazie al Progetto Pigotta Unicef, si possono adottare
bellissime bambole di pezza come questa.
Foto Bambola Unicef – foto Progetto
Pigotta Unicef
di
Sandra Romanelli
Innanzitutto si deve ammirare la prosa della scrittrice, che, sciolta e scorrevole, trasmette al lettore tutte le emozioni che provano i vari personaggi del racconto. E poi, importante è il valore del ricordo. Quando esiste affetto, amicizia e condivisione, tra persone che si sono incontrate nelle alterne vicende della vita, il ritrovarsi cancella il distacco e riunisce i tempi dello stare insieme.
RispondiEliminaIeri è sempre oggi.
Un plauso alla scrittrice.
Ida
Grazie per aver posto l'accento sul valore dei ricordi. Essi costituiscono il bagaglio che ci portiamo appresso ed è vero, cara Ida, sono pure il nostro presente.
EliminaCredo che la memoria possa aiutarci a rielaborare i fatti e consentirci di percorrere con maggiore consapevolezza e serenità le strade del futuro.
Sandra
Molto commovente. Credo che ognuno ritrovi un po' di sé e del proprio vissuto, se non negli eventi, nei sentimenti forti della famiglia, specialmente nei periodi travagliati quando è importante stringere i denti.
RispondiEliminaMi è piaciuta molto la storia. bella la scrittura.
Franca
Grazie, Franca, per il gradimento. Concordo con te sull'importanza di ancorarci, in primis, ai sentimenti solidi della famiglia a cui aggiungo l'amore e la generosità verso il prossimo e le emozioni pure che ci trasmette la bellezza dell'arte.
EliminaSandra