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venerdì 6 marzo 2020

Le colpe degli altri, di Lidia Tugnoli

 (a cura di Mimma Zuffi)
Editrice Nord - pagg. 378 - € 16,90

La forma a ventaglio e il colore tipico di quel periodo autunnale, un giallo così acceso da sembrare innaturale. Impossibile sbagliarsi, per un giardiniere come lui: è una foglia di Ginkgo Biloba. Ed è la seconda cosa fuori posto che Guido nota in quel giardino trascurato, parte di una grande villa abitata solo per due settimane l’anno, in agosto. La prima, invece, è stata una ragazza bionda stesa a terra, con indosso un elegante vestito lungo, dello stesso punto di blu dei suoi occhi spalancati sul nulla. Forse per colpa di quel colore che lo riporta a un passato mai dimenticato, o per quella foglia inconfondibile in un giardino senza alberi di Ginkgo Biloba – un dettaglio che Guido, per qualche strana ragione, non segnala alla polizia –, o magari per quel sentore di un profumo antico e familiare che solo lui, grazie al suo olfatto finissimo, ha percepito sulla scena del delitto, comunque sia quella  ragazza sconosciuta e il suo triste destino diventano quasi un’ossessione per Guido. Sebbene abbia svariati motivi per mantenere un profilo basso, non resiste alla tentazione d’intraprendere una sorta d’indagine clandestina parallela a quella ufficiale. E il punto di partenza è proprio la foglia di Ginkgo Biloba.



 Perché lì, in Valle Cervo, in alcuni giardini privati in effetti ci sono degli alberi di Ginkgo. Guido inizia così un pellegrinaggio nei luoghi che lo hanno visto nascere e da cui se n’era andato per cercare fortuna in Francia, ma dov’è tornato da qualche anno per ritrovare una certa tranquillità. Una valle dimenticata dal resto del mondo e in cui pare che il tempo sia sospeso, una valle dove tutti parlano poco e non succede mai nulla. Ma dove sono nascosti segreti che non è più possibile tenere sepolti…

IL PROTAGONISTA
Guido somiglia alla sua Valle: un po’ malinconico e male in arnese, ma con un sorriso segreto.
È silenzioso come i suoi boschi, alto e con le spalle un po’ curve, quasi a tenere fuori il mondo, ma non rifiuta mai di dar chiacchiera a una anziana signora che gli racconta del suo lillà di un colore particolare.
Al suo passato cerca di pensare il meno possibile. Nessuno conosce il motivo del suo ritorno, ma di questo non c’è da stupirsi, perché Guido non parla mai con nessuno. I suoi unici amici sono i suoi due enormi cani e poi l’Osvaldo e Giovannino.
In compenso parla con i fiori e con gli alberi, e conosce il linguaggio segreto delle piante. E le piante gli parlano, e attraverso di loro, anche suo malgrado, Guido dà un primo giudizio sulle persone, che spesso alla fine si rivela esatto. Per principio, diffida di chi pianta una siepe di lauroceraso, mentre sente un’affinità elettiva con il pensionato che sceglie di piantare una rara peonia cinese nella minuscola aiuola di fronte alla sua porta di casa. Attraverso le piante e i fiori, la bellezza del mondo lo raggiunge e per un attimo lo consola.
La villa sembrava deserta, ma il cancello sulla strada era aperto.
Guido entrò e notò un piccolo belvedere circolare in un boschetto di betulle. L’immancabile finto tempio greco, che le vecchie case della Valle portavano come un vezzo di perle su un abbigliamento severo.
Si avvicinò e gettò uno sguardo all’interno, e il suo cuore perse un battito o due.
Poi ripartì con una serie di colpi all’impazzata.
Per un istante ancora non riuscì a capire cosa stava guardando.
Sul pavimento c’era una ragazza bionda, con indosso un abito azzurro lungo fino ai piedi, morta.

Linda Tugnoli vive tra Roma – dove lavora come autrice e regista di documentari, soprattutto per la Rai – e la campagna sabina, dove abita in un casale con il marito, tre figli, un orto, una serra e svariati cani di grossa taglia che periodicamente devastano l'orto e la serra. Ha contratto anni fa quello che gli inglesi chiamano il bug del giardiniere: una spiccata tendenza a parlare troppo di piante e di fiori. Le colpe degli altri è il suo romanzo d’esordio.


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