(a cura di Mimma Zuffi)
Mentre una coppia si disgrega e
il loro bambino lotta con la dislessia,
mentre Roma sembra abbandonarsi al declino e
la borghesia alla propria insensatezza,
la Natura va incontro a un cambiamento epocale.
Un esordio narrativo originale
e vigoroso.
Due
protagonisti, lacerati nella loro crisi esistenziale, soccombono nell’entropia
del mondo.
Il
senso di catastrofe imminente in forma di romanzo.
Trentuno
dicembre 2012. L’ingegner De Stefano e sua moglie – per il mondo che li
circonda una coppia ideale: belli, benestanti, di successo – sono sull’orlo
della rottura ma non riescono a confessarlo ai genitori di lei e come ogni anno
passano San Silvestro in loro compagnia. Emanuele, il figlio amatissimo e
unico, sembra aver quasi superato la sua dislessia e avviarsi verso una vita
finalmente felice.
La Bioambiente, azienda romana specializzata in energie
rinnovabili in cui De Stefano si accinge a ricevere un’agognata promozione,
pare vivere un momento florido, e l’amicizia con il collega Moses, geniale
ecologista italoamericano, può forse fornire una sponda al suo disordinato
bisogno di cambiamento. Ma l’anno che sta per arrivare passerà sulle loro vite come
un turbine, ne spezzerà ogni certezza e li cambierà tutti, per sempre.
Comincia
così, con un Capodanno pieno di non detti, il primo romanzo di Leonardo G.
Luccone, che – grazie a uno stile inedito, dalla tessitura sapiente, all’uso
incalzante e originale dei dialoghi, a un congegno narrativo che nel finale
svela il suo magistrale equilibrio – tiene assieme i temi del disagio privato,
la decadenza di un’intera classe, il grande sfondo di una Natura che pare
ribellarsi alle nostre insolenze e mostra tutta la sua impietosa potenza.
«Tutto ciò che
accade accade senza che ce ne accorgiamo».
«Quando
traduci e curi molto bene i romanzi degli altri, e lo fai per vent’anni, dentro
di te dev’esserci per forza un bravo romanziere. Leonardo G. Luccone lo ha trovato,
e lo ha tirato fuori».
Sandro
Veronesi
«Un
romanzo che scoppia di energia. La tristezza della discordia coniugale sulla
faccia del figlio dislessico è lacerante, vivida. L’amicizia tra De Stefano e
Moses è tratteggiata in modo meraviglioso. Sono i dialoghi magistrali a portare
avanti il romanzo, un romanzo notevole».
Percival
Everett
Leonardo
G. Luccone vive e lavora a Roma. Ha tradotto e curato volumi di
scrittori angloamericani come John Cheever e F. Scott Fitzgerald.
Il suo
ultimo libro, Questione di virgole (Laterza, 2018), ha vinto
il premio Giancarlo Dosi per la divulgazione scientifica. La casa
mangia le parole è il suo esordio nella narrativa.
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