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venerdì 10 maggio 2019

L’Arcipelago del Cane, di Philippe Claudel

(a cura di Mimma  Zuffi)
Ponte alle grazie - pagg. 208 - € 16,00

Un grande scrittore francese per un apologo potente

Un regista cinematografico immaginifico
Un romanzo di attualità assoluta sui morti nel Mediterraneo e sulla nostra coscienza sommersa
Philippe Claudel
Autore di Le anime grigieIl rapportoProfumiIl romanzo del cuore e del corpo



Sull’Arcipelago del Cane, costellazione di isole vulcaniche a metà strada tra due continenti, il tempo sembra essersi fermato. Attaccati alla loro terra nera e al loro tratto di mare, gli abitanti non si sentono parte del resto del mondo, a cui guardano con diffidenza. 


Finché, una mattina di settembre, è il mondo a irrompere nell’Arcipelago: il mare deposita sulla spiaggia tre cadaveri. Non  si sa chi siano né come siano finiti lì, ma per le autorità – Il Sindaco, il Parroco, il Dottore e l’anziana maestra di scuola – è chiaro  che devono sparire. Nessuno deve sapere del ritrovamento, pena l’arrivo dei giornalisti, la fine della quiete e il rischio di compromettere un futuro sviluppo turistico; non ci sarà nessuna pietà per quei morti, e neppure per i vivi che oseranno chiedersi da dove sono venuti.
Con tutta la forza evocativa della sua migliore scrittura, Philippe Claudel imbastisce magistralmente una storia nera in cui alle note dell’attualità più scottante fanno eco i temi da sempre toccati dalla grande letteratura: la giustizia,  la colpa, il rispetto per la verità, consegnandoci un romanzo e un appello che non può lasciarci indifferenti.





 



Philippe Claudel, è nato nel 1962 in Lorena. Scrittore noto in tutto il mondo e membro dell’Académie Goncourt, ha raggiunto il successo internazionale con il romanzo Le anime grigie (Ponte alle Grazie, 2004), tradotto in trenta Paesi e vincitore del premio Renaudot.
Tra i suoi titoli usciti in Italia ricordiamo anche La nipote del signor Linh (2005), Il rapporto (2008) e  Profumi (2013), tutti usciti per Ponte alle Grazie. Nel 2008 ha esordito come regista con il film Ti amerò per sempre, seguito nel 2011 da Non ci posso credere, con Neri Marcorè e Stefano Accorsi.

                                                              «Una drammaturgia implacabile.
Una narrazione corale feroce e edificante.
Una favola nera come raramente se ne sono lette.
Un grande romanzo».
Le Figaro

«Con l’originalità narrativa e lo stile incisivo
che lo caratterizzano, Philippe Claudel
ci parla del mondo di oggi sull’orlo dell’apocalisse».
La Presse

«La tragedia della realtà si mescola all’universo di finzione. È scuro, contemporaneo, perfettamente riuscito».
Livres Hebdo

«Contemporaneo e magnifico».
Elle

«Una parabola sulla crisi del Mediterraneo.
Un luogo in cui il giardino del Candide di Voltaire
confina con l’Inferno di Dante, e dove Antigone seppellirebbe il fratello accanto ai naufraghi
venuti dall’Africa».
Le Monde

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