!-- Menù Orizzontale con Sottosezioni Inizio -->

News

mi piace

venerdì 15 marzo 2019

SCRIVERÒ FINCHÉ AVRÒ VOCE, di Simone Savogin


(a cura di Mimma Zuffi)
TEA - pagg. 144 - € 12,90
Ebook 6,99
Illustrazioni di Martina Dirce Carcano


La raccolta di poesie di Simone Savogin,
tre volte campione italiano di Poetry Slam


Il Poetry Slam è una vera e propria gara: su un palcoscenico, i poeti recitano i loro versi e, alla fine, è il pubblico a decretare il vincitore. Di origine antichissima – già i greci organizzavano questo tipo di competizioni – ha avuto un rinnovato slancio negli ultimi anni, prima in America e adesso in tutto il mondo. Simone Savogin ha cominciato la sua carriera di poeta slammer nel 2005 e nel 2013 ha fondato, insieme ad altri, la LIPS (Lega Italiana Poetry Slam). Da allora, ha collezionato una serie di successi che gli hanno permesso di vincere per 3 volte di seguito il Campionato italiano di Poetry Slam e di piazzarsi ai primi posti nelle competizioni internazionali.


Giocando con i suoni e le allitterazioni, le poesie di Savogin si focalizzano sugli oggetti e sulle emozioni del quotidiano, rielaborandole e offrendone spesso una visione straniata che impone una riflessione. Ed è proprio questo cambiamento del punto di vista che rende i testi della raccolta Scriverò finché avrò voce così immediatamente diretti ed efficaci.
Simone Savogin è tra gli artisti in semifinale di Italia’s Got Talent.

Simone Savogin è nato a Como nel 1980 e vive da sempre ad Alserio. Laureato in Scienze e Tecnologie della comunicazione musicale a Milano, da ormai dieci anni è direttore del doppiaggio di videogiochi, cartoni animati e documentari. «Urla» in quattro band e collabora con l'ANPI per la divulgazione dei principi fondamentali della costituzione e della carta dei diritti umani, con spettacoli su figure della Resistenza, deportati e altre storie riguardanti la Seconda guerra mondiale. Prima di questa raccolta, ha pubblicato un libro di haiku illustrati insieme a Martina Dirce Carcano e una raccolta di poesie, Come farfalla (Edizioni Millegru).


© Federico Del Bianco


Mentre gli occhi ti carezzano

Ormai dormi diorami d’orme,
origami di forme d’ombre,
rami d’oro e odori d’edera.
Ed era mio ardire dir t’amo,
ma ora tremo e temo
tu tiri i remi a bordo,
perda interesse in me,
un essere che sa solo
tessere intere tessere
intrise di te (tenera essenza),
e senza remore te ne tenga a distanza,
danzando da sola
e lasciandomi dinnanzi al fatto compiuto.
Aiuto,
hai tutto intatto
stretto in un pugno,
trattami con tatto,
se tutto è distrutto
dal contatto con il lato brutto di me.
Dimenticami se vuoi,
io non lo farò mai altrettanto.

Nessun commento:

Posta un commento