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sabato 10 novembre 2018

LA PASTA: una storia molto appetitosa



di Mimma Zuffi 


Un cibo nato povero, ma che ci fa sentire ricchi e allegri. Poco importa poi se i vermicelli siano un'invenzione cinese, greca o romana, e che la patria dei ravioli sia Cremona o Gemona, noi da millenni ne andiamo tutti pazzi.

Da "Makaria" a maccheroni?

Sull'origine della pasta, tante "teorie" diverse e in ognuna, forse, un pezzetto di verità.
Una storia da leggere quindi in varie "chiavi": una, diciamo "critico-avventurosa", attribuisce l'invenzione della pasta, e in particolare dei vermicelli, ai cinesi. Marco Polo,come si sa, avrebbe portato dalla Cina, oltre la seta, anche gli spaghetti. E sull'argomento una storia-leggenda: un'ancella cinese amoreggia con un marinaio italiano proprio mentre sta per impastare farina e acqua: un colpo di vento fa cadere alcune foglie da un albero sull'impasto, e il furbo italiano consiglia alla spaventatissima ancella di rimediare al pasticcio,  passando il tutto al setaccio. L'impasto uscirà a fili sottili, verrà messo ad asciugare al sole e poi….Una tendenza più "classica" fa risalire la scoperta della pasta ai greci e ai romani: lo documenterebbe un bassorilievo che rappresenta la dea Cibele nell'atto di offrire al suo amante Attis una ciotola di semolino. Da una lettera di Apicio traduciamo inoltre: "Prendi quella ciotola, cuocila in acqua bollente sino a quando non sarà non sarà compatta, allora stendila sulla tavola e appena fredda tagliala a losanghe, che friggerai in olio purissimo, irrorerai di miele, cospargerai di pepe e manderai in tavola".
C'è pure la tendenza "etimologica" che si basa su due termini trovati rispettivamente in Orazio e in Eschilo:"pastillos" e "maccheroni": ma  purtroppo il vero significato sembra essere "pasticche" e una certa minestra l'orzo, che per i gusti dell'epoca era considerata un piatto "divino". Infine, le ricerche "scientifiche che fanno risalire la nascita dei maccheroni (per maccheroni intendiamo storicamente tutta la pasta, lunga e corta) in Sicilia. La parola maccheroni compare scritta in un documento del basso Medioevo dove si parla di atti di beatificazione di un certo sant'uomo di Noto, Guglielmo  l'Eremita, morto a Scicli; tra i vari miracoli, costui avrebbe trasformato dei ravioli "diabolici", preparati da una donna "assaranata", in un cibo non solo innocuo, ma squisito. E questi ravioli sono appunto chiamati "maccarones", perché così in Sicilia si definivano tutte le paste ripiene.

Un'origine incerta

E a questo proposito, un altro  dubbio: non è certo il luogo d'origine del primo raviolo, o "maccarones". Ma è sicuramente una ricetta del nord. In Sicilia si scoprono le proprietà dell'uovo a legare i composti, specialmente delle polpettine. Con questo impasto un giorno si pensa di imbottire certi fagottini di pasta. L'episodio accade a Gemona, ma i testi non sono chiaramente leggibili: per alcuni studiosi si potrebbe trattare invece di Cremona!

Ravioli e "Anolot"

Paste  lisce e paste ripiene, le ricette si moltiplicano. A Mantova nascono i ravioli "ignudi", cioè senza pasta,  con il solo ripieno e nella trecentesca Bologna scopriamo una variante piacevolissima dei ravioli: ripieno di lonza porcina e uovo, cotti in brodo di cappone. Una ricetta molto simile a ciò che si prepara anche in Toscana e in Piemonte, gli "anolot", dal nome dell'anellotto di ferro che si usa per tagliarli. E sempre nel Trecento nascono i "casonsei", i "marubini", i "cialzons". Mastro Barnaba da Reggio Emilia (anno di grazia 1338) ci racconta che in Italia settentrionale sono in auge :vermicelli, minutelli, forati, pancardelle (che sta forse per pappardelle), formentini. Solo nel '400 l'invenzione degli gnocchi. A questo punto a un ecclesiastico bontempone viene in mente di scrivere un poema epico-gastronomico, "Maccaronis": da una parte le "truppe" delle paste siciliane, dall'altra, l' "esercito" delle zuppe toscane. Il vincitore? Naturalmente la pasta.

Un nome goloso: vermicelli

Rimane una curiosità: come mai si chiamano "vermicelli" (ossia piccoli vermi) appunto i vermicelli? Perché all'inizio sono fatti a mano non più lunghi di un dito. La lunghezza attuale la raggiungono quando in Sicilia, verso la fine del '400, viene messo a punto l' "arbitriu", cioè  un ingegnoso torchio a vite che riduce la fatica e i tempi di lavorazione. Scatta la molla del commercio: si incomincia a produrre pasta non per fabbisogno individuale, ma in scala industriale. E si creano ance le corporazioni per porre ordine al commercio. A Palermo (fine '400),la prima associazione dei pastai; nel 1500, a Savona, la corporazione dei Maestri Fidelari, con il compito di andare a comprare il grano in Sicilia, in Sardegna e più tardi fino in Crimea. Ancora nel 1500, il boom delle paste romane. La pasta, inoltre, viene anche tutelata legalmente con pene pecuniarie e corporali: ai trasgressori, multe fino a 25 scudi, frustate, prigione, berlina, tratti di corda, per chi vende pasta senza essere un fornaio.

Non piacevano ai napoletani

Masanielllo
(foto dal web)
I "lazzari"
(foto dal web)
Sembra impossibile,  ma  proprio a Napoli la pasta fatica ad affermarsi, i napoletani preferiscono la pizza. Ma nel 1647 sono i "lazzari" o "lazzaroni", dopo la rivolta di Masaniello, a fabbricare clandestinamente idee e…vermicelli. Intanto in Italia è arrivato il pomodoro (prima non c'era) per compiere il matrimonio più felice della storia della gastronomia. La pastasciutta. Nel 1800, con le invenzioni tecnologicamente già avanzate, si fondono le prime industrie pastaie e nel 1900 l'applicazione dell'energia elettrica incrementa e modernizza il processo produttivo.

Lo sapevate che…

- esistono alcuni "Musei della pasta" (Imperia, Collecchio…)

- fu un grande successo la trasmissione andata in onda alla B.B.C. nella quale si raccontava una storia fantastica della pasta, con immaginari…alberi degli spagheti. I telespettatori inglesi (non molto esperti di pasta) tempestarono di telefonate la B.B.C., per sapere dove comperare quegli alberi!

- la più romantica cena a base di pastasciutta è certo quella che sigilla l'incontro di Lilli e il Vagabondo, indimenticabili protagonisti di una delicata storia di Walt Disney.


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