a cura di SANDRA
ROMANELLI
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“L’ultimo fiore meraviglioso della gentilezza e della scienza ellenica.”
(Blaise Pascal)
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Il
25 novembre è la Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza
contro le donne, ricorrenza in cui, in tutto il mondo, si promuovono
iniziative, eventi e manifestazioni per ricordare tutte le donne vittime di
violenza.
In
quest’occasione desidero ricordare colei che viene considerata la prima martire
della libertà di pensiero, oltre che vittima di genere.
Ipazia visse
ad Alessandria d'Egitto tra il IV e V sec. d. C.
Figlia del
matematico Teone fu lei stessa matematica, astronoma e filosofa neoplatonica.
Nomen omen dicevano gli antichi romani, “il nome è un presagio” - “il
destino nel nome”. Per gli antichi greci il nome Ipazia significava “sublime,
eccelsa, il massimo,” quindi si traduceva in un'idea di supremazia e lei,
infatti, riuscì ad arrivare a un livello
tale di sapienza da superare tutti i filosofi e gli intellettuali del suo tempo.
Fin da bambina
si era applicata allo studio della scienza e della filosofia tanto che da
ragazza le autorità le offrirono la cattedra di una delle più importanti scuole
di Alessandria ove insegnava le teorie di Plotino e soprattutto di Platone, che preferiva ad
Aristotele.
Per il suo
carisma e per la forza del suo pensiero libero era molto stimata dai suoi
allievi tanto che per alcuni di loro non fu difficile innamorarsi di lei, data
la sua bellezza e l'incomparabile virtù, oltre alla cultura, ma il suo cuore
ardeva solo per il sapere e respinse sempre ogni corteggiamento, con decisione,
sfrontatezza e perfino insolenza. Tutti gli storici sono concordi nell'elogiare
sia la sua bellezza sia l'irreprensibile purezza di condotta.
Esercitò una
certa influenza sugli uomini politici più importanti della città, come Oreste,
prefetto imperiale, che era stato suo discepolo. Questi andavano a casa sua per
ascoltarne i consigli, poiché ritenevano i suoi
pareri saggi e moderati.
Riferisce
Socrate Scolastico, cristiano, che nella Prima lettera di San Paolo ai Corinzi
era scritto: “Tacciano le donne in assemblea.” Ma, nonostante ciò,
prosegue dichiarando la sua ammirazione per la pagana Ipazia: “Non aveva
paura di apparire alle riunioni di uomini: per la sua straordinaria saggezza,
tutti i maschi le erano deferenti e la guardavano, se mai, con stupore e timore
reverenziale.”
Per questo
motivo molti studiosi, prima di noi, si sono domandati:
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Charles William Mitchel – Hypatia(1885) |
“Perché a una donna così bella, colta e ammirata da tutti per la sua moderazione, il destino
riservò una fine tanto ingiusta, immotivata e cruenta?”
Era il marzo
415 quando fu assassinata, denudata e dilaniata e i resti del suo corpo fatto a
brandelli furono portati in giro per la città e bruciati.
Mai un
assassinio fu più riprovevole, mai una figura femminile risultò più splendente,
tanto da arrivare fino a noi sempre più amata e apprezzata nei secoli.
Ma per
comprendere la vicenda di Ipazia bisogna capire cosa rappresentava Alessandria
d'Egitto, sedici secoli fa, nel mondo mediterraneo: era una città multietnica
dove convivevano varie culture - quella romana, ellenica e bizantina - e più
religioni - la cristiana, la pagana e l'ebraica.
La
Biblioteca di Alessandria, dove Ipazia era una degli insegnanti e studiose
più apprezzate, era la più grande e ricca biblioteca del mondo antico ove erano
custoditi testi di valore inestimabile. I rotoli conservati, pare fossero circa
490.000 e che riproducessero il sapere di ben sette secoli.
C'era stato da
poco il passaggio dalla religione pagana a quella cristiana. Nel 313 d.C.
Costantino aveva emanato l'Editto di tolleranza verso i cristiani ma con
Teodosio, nel 380 d.C., la religione cristiana venne legittimata come unica
religione di stato e tra il 391 d.C. e 392 d.C. venne interdetto l'accesso ai
templi pagani e ribadita una vera e
propria intolleranza verso il paganesimo. Tutti i templi furono bruciati o
distrutti e la cultura greca sopravvisse solo a Bisanzio.
Il paganesimo
andò pian piano scomparendo, mentre il cristianesimo si affermava sempre più.
Nel 412 d.C.,
con il vescovo Cirillo, la Chiesa cristiana prese il sopravvento sulle altre
religioni.
Purtroppo, a
inquinare il cristianesimo, si propagarono delle sette, come quella dei monaci
Parabolani, nata originariamente per prendersi cura dei malati e per la
sepoltura dei morti. Essi godevano dei privilegi e delle immunità del clero.
In Agora, film del 2009 diretto da
Alejandro Amenábar e
interpretato da Rachel Weisz, è narrata in
forma romanzata la vita della matematica, astronoma e filosofa
greca-alessandrina Ipazia, durante l'epoca delle persecuzioni anti-pagane
stabilite per legge dai Decreti teodosiani, fino alla sua morte che nel film
avviene per mano di un gruppo di Parabolani,
nel marzo del 415 d.C.
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L'attrice britannica Rachel Weisz |
“Una massa di uomini brutali, veramente malvagi, uccise la
filosofa” (Damascio); “la spogliarono delle vesti, la massacrarono usando cocci
aguzzi e la fecero a brandelli. E trasportati quei resti al cosiddetto Cinaron,
li diedero alle fiamme.” (Socrate
Scolastico)
Ipazia era un personaggio tanto amato dalla folla, che la
applaudiva addirittura sotto casa sua, stimata e rispettata dagli
intellettuali, ma fu vittima dell'invidia , del fanatismo religioso e di alcuni
tra coloro che detenevano il potere.
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Rachel Weisz |
È Damascio, filosofo neoplatonico (V-VI sec. d C.) pagano,
che elegiando le doti di Ipazia, ("la città intera l'amò e l'adorò in
modo straordinario"), nella Vita di Isidoro attribuisce proprio
all'invidia del vescovo Cirillo le ragioni dell'odio e, in definitiva, della
sua tragica fine che definì “uccisione fra tutte la più empia.”
Socrate Scolastico (380-440 d.C. circa), storico
cristiano, autore dell'opera in sette libri Historia ecclesiastica,
afferma invece che la decisione di uccidere Ipazia fu un’idea del popolo,
probabilmente di Pietro il lettore, che andò di persona ad assassinare quella
donna. Socrate Scolastico sostiene inoltre che fu una decisione presa dalla “bassa
plebe” e che l’episodio è lontanissimo dallo spirito cristiano.
RAFFAELLO – Musei Vaticani- Un particolare dell'affresco
“La scuola di Atene”
Ipazia indossa il tribon, il mantello dei filosofi
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Egli afferma: “Tale
fatto comportò una non piccola ignominia sia a Cirillo sia alla chiesa
alessandrina. Ma certamente nulla può essere più lontano dallo
spirito del cristianesimo che permettere massacri, violenze, ed azioni di quel
genere.” Da queste parole si evince pertanto che,
contrariamente alla tesi esposta da Damascio, per Socrate Scolastico, Cirillo
non ha ordinato l'efferato omicidio.
La Chiesa non si è mai pronunciata al
riguardo. Il vescovo Cirillo sarà
proclamato Dottore della Chiesa nel 1882 da Papa Leone XIII e verrà fatto Santo qualche secolo dopo.
Da alcune
fonti si sostiene ancora che Ipazia venne massacrata non per essersi rifiutata di abbandonare la
propria filosofia pagana e sottomettersi a quella cristiana, divenuta
religione di stato, ma soprattutto in quanto donna indipendente, che predicava
la libertà di pensiero, l'uso della ragione per la ricerca della verità
scientifica e quindi non disposta ad accettare alcuna imposizione o predominio
di sorta, impegnata a diffondere le sue teorie anche
in apparizioni pubbliche.
Ancora oggi,
per alcune donne, è assai difficile raggiungere il traguardo di libertà e
indipendenza; immaginiamo quanto fosse complicato sedici secoli fa.
Motivo di
orgoglio per Ipazia furono le scoperte scientifiche che le vennero attribuite,
come l'Aerometro e l'Idroscopio e le migliorìe, utili per
l'astrologia, apportate all'Astrolabio, antico strumento astrologico diffuso ad
Alessandria d'Egitto dal matematico Teone, padre e maestro d'Ipazia, che lei
superò nel tempo, per ingegno e abilità. Inoltre, per prima, intuì che i
pianeti compiono un'ellissi intorno al Sole.
Vi è però
un'altra interpretazione, fornita da alcuni studiosi, i quali ritengono che
l’assassinio di Ipazia non fu dovuto né a motivi religiosi né ai suoi studi filosofici e
scientifici, bensì al suo impegno civile nelle vicende politiche della città di
Alessandria:
- ai consigli
di correttezza e tolleranza, lontani dalla faziosità, che dispensava al giovane
prefetto imperiale Oreste, per garantire una buona cordialità con la comunità
ebraica;
- alla sua
amicizia con Sinesio di Cirene, vescovo di Tolemaide, (entrambi erano stati
suoi allievi); amicizia che non venne mai meno (nonostante sia Oreste, sia
Sinesio si fossero convertiti al cattolicesimo), perché il legame spirituale è
qualcosa che supera ogni altro dettame. Sinesio, forte di questo legame, provò
a convincere la Maestra ad abbracciare la religione cristiana, ma non vi
riuscì. In una lettera, forse l'ultima, dettata dal suo letto dove giaceva
malato, le dimostra la sua venerazione infinita, definendola: “Maestra, madre, sorella, mia benefattrice in
tutto e per tutto, essere e nome quant'altri mai onorato!”
Forse in tutte
le teorie riportate sulle cause della triste fine di questa grande studiosa,
c'è del vero, in ogni caso, Ipazia, fu sicuramente vittima delle lotte e delle
guerre di potere, oltreché di genere. Per noi appartenenti al sesso femminile,
tutto è sempre stato piuttosto complicato, soprattutto quando si tenta di
uscire dal ruolo che la natura ci ha dato e che la società ci riconosce. Ancora
oggi, in certe culture, il desiderio di elevarsi ed emanciparsi è una strada
difficile da percorrere, soprattutto per una donna. E non solo questo.
L'ingegno, la cultura, la fedeltà ai propri principi, la conquista degli
obiettivi, sono traguardi che quando vengono da noi raggiunti, destano
certamente rispetto e ammirazione, tra
le personalità di valore, ma creano altresì invidia, diffidenza e odio tra i
mediocri, oggi come allora.
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Ipazia. La vera storia – Silvia Ronchey |
Nel 2010
Silvia Ronchey, saggista, accademica e filologa italiana, ha pubblicato Ipazia. La vera storia, un saggio ove
l’autrice propone un'analisi attenta della figura della grande studiosa; in
questo libro, scritto con la massima cura e precisione dall'autrice, studiosa
della storia bizantina, è illustrato il divenire e la convivenza di
tre religioni, nel periodo in cui visse
e operò Ipazia, mostrandoci il burrascoso passaggio di consegne tra paganesimo
e cristianesimo.
Molti sono i
letterati, filosofi, illuministi che nei secoli hanno scritto pagine e pagine
su Ipazia, da Voltaire a Diderot, poeti come Shelley
o ancora Leopardi e Luzi.
Il
nome di Ipazia compare anche tra “ Le città invisibili” di Italo Calvino.
Un antico
poeta greco le dedicò un bellissimo epigramma, conservato nel IX libro
dell'Antologia Palatina (è il numero 400) dal quale si evince la fama di Ipazia astronoma:
“Quando
ti vedo mi prostro,
davanti a te e alle tue parole,
vedendo la casa astrale della Vergine,
infatti verso il cielo è rivolto ogni tuo atto,
Ipazia sacra, bellezza delle parole,
astro incontaminato della sapiente cultura“.
(Pallada, poeta di Alessandria d'Egitto, contemporaneo di Ipazia)
- Tutte le conoscenze
accessibili allo spirito umano, riunite in questa donna dall’eloquenza
incantatrice, ne fecero un fenomeno sorprendente, e non dico tanto per il
popolo, che si meraviglia di tutto, quanto per i filosofi stessi, che è
difficile stupire.
(Denis Diderot,
filosofo illuminista francese)
Ipazia, una
studiosa eccelsa il cui splendore, propagatosi nei secoli, è destinato a
brillare per sempre.
Testi consultati:
Socrate Scolastico – Historia ecclesiastica – (libro VII cap.15)
Damascio – Vita di Isidoro (frammenti)
Silvia Ronchey - Ipazia. La vera storia – ed.Rizzoli
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