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sabato 24 novembre 2018

IPAZIA



a cura di SANDRA ROMANELLI


“L’ultimo fiore meraviglioso della gentilezza e della scienza ellenica.”
(Blaise Pascal)



Il 25 novembre è la Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, ricorrenza in cui, in tutto il mondo, si promuovono iniziative, eventi e manifestazioni per ricordare tutte le donne vittime di violenza.
In quest’occasione desidero ricordare colei che viene considerata la prima martire della libertà di pensiero, oltre che vittima di genere.


Ipazia visse ad Alessandria d'Egitto tra il IV e V sec. d. C.
Figlia del matematico Teone fu lei stessa matematica, astronoma e filosofa neoplatonica.
Nomen omen dicevano gli antichi romani, “il nome è un presagio” - “il destino nel nome”. Per gli antichi greci il nome Ipazia significava “sublime, eccelsa, il massimo,” quindi si traduceva in un'idea di supremazia e lei, infatti, riuscì ad arrivare a  un livello tale di sapienza da superare tutti i filosofi e gli intellettuali del suo tempo.

Fin da bambina si era applicata allo studio della scienza e della filosofia tanto che da ragazza le autorità le offrirono la cattedra di una delle più importanti scuole di Alessandria ove insegnava le teorie di Plotino e soprattutto di Platone, che preferiva ad  Aristotele.
Per il suo carisma e per la forza del suo pensiero libero era molto stimata dai suoi allievi tanto che per alcuni di loro non fu difficile innamorarsi di lei, data la sua bellezza e l'incomparabile virtù, oltre alla cultura, ma il suo cuore ardeva solo per il sapere e respinse sempre ogni corteggiamento, con decisione, sfrontatezza e perfino insolenza. Tutti gli storici sono concordi nell'elogiare sia la sua bellezza sia l'irreprensibile purezza di condotta. 
Esercitò una certa influenza sugli uomini politici più importanti della città, come Oreste, prefetto imperiale, che era stato suo discepolo. Questi andavano a casa sua per ascoltarne i consigli, poiché ritenevano i suoi pareri saggi e moderati.

Riferisce Socrate Scolastico, cristiano, che nella Prima lettera di San Paolo ai Corinzi era scritto: “Tacciano le donne in assemblea.” Ma, nonostante ciò, prosegue dichiarando la sua ammirazione per la pagana Ipazia: “Non aveva paura di apparire alle riunioni di uomini: per la sua straordinaria saggezza, tutti i maschi le erano deferenti e la guardavano, se mai, con stupore e timore reverenziale.

Per questo motivo molti studiosi, prima di noi, si sono domandati:

Charles William Mitchel – Hypatia(1885)
 Perché a una donna così bella, colta e ammirata da  tutti per la sua moderazione, il destino riservò una fine tanto ingiusta, immotivata e cruenta?

Era il marzo 415 quando fu assassinata, denudata e dilaniata e i resti del suo corpo fatto a brandelli furono portati in giro per la città e bruciati.

Mai un assassinio fu più riprovevole, mai una figura femminile risultò più splendente, tanto da arrivare fino a noi sempre più amata e apprezzata nei secoli.    


Ma per comprendere la vicenda di Ipazia bisogna capire cosa rappresentava Alessandria d'Egitto, sedici secoli fa, nel mondo mediterraneo: era una città multietnica dove convivevano varie culture - quella romana, ellenica e bizantina - e più religioni - la cristiana, la pagana e l'ebraica. 
La Biblioteca di Alessandria, dove Ipazia era una degli insegnanti e studiose più apprezzate, era la più grande e ricca biblioteca del mondo antico ove erano custoditi testi di valore inestimabile. I rotoli conservati, pare fossero circa 490.000 e che riproducessero il sapere di ben sette secoli.
 
Dal film Agora, Ipazia tenta di salvare i rotoli del sapere.


C'era stato da poco il passaggio dalla religione pagana a quella cristiana. Nel 313 d.C. Costantino aveva emanato l'Editto di tolleranza verso i cristiani ma con Teodosio, nel 380 d.C., la religione cristiana venne legittimata come unica religione di stato e tra il 391 d.C. e 392 d.C. venne interdetto l'accesso ai templi pagani e ribadita  una vera e propria intolleranza verso il paganesimo. Tutti i templi furono bruciati o distrutti e la cultura greca sopravvisse solo a Bisanzio.
Il paganesimo andò pian piano scomparendo, mentre il cristianesimo si affermava sempre più.
Nel 412 d.C., con il vescovo Cirillo, la Chiesa cristiana prese il sopravvento sulle altre religioni.
Purtroppo, a inquinare il cristianesimo, si propagarono delle sette, come quella dei monaci Parabolani, nata originariamente per prendersi cura dei malati e per la sepoltura dei morti. Essi godevano dei privilegi e delle immunità del  clero.

In Agora, film del 2009 diretto da Alejandro Amenábar e interpretato da Rachel Weisz, è narrata in forma romanzata la vita della matematica, astronoma e filosofa greca-alessandrina Ipazia, durante l'epoca delle persecuzioni anti-pagane stabilite per legge dai Decreti teodosiani, fino alla sua morte che nel film avviene per mano di un gruppo di Parabolani, nel marzo del 415 d.C.
L'attrice britannica Rachel Weisz

Una massa di uomini brutali, veramente malvagi, uccise la filosofa” (Damascio);la spogliarono delle vesti, la massacrarono usando cocci aguzzi e la fecero a brandelli. E trasportati quei resti al cosiddetto Cinaron, li diedero alle fiamme.” (Socrate Scolastico)

Ipazia era un personaggio tanto amato dalla folla, che la applaudiva addirittura sotto casa sua, stimata e rispettata dagli intellettuali, ma fu vittima dell'invidia , del fanatismo religioso e di alcuni tra coloro che detenevano il potere.

Rachel Weisz

È Damascio, filosofo neoplatonico (V-VI sec. d C.) pagano, che elegiando le doti di Ipazia, ("la città intera l'amò e l'adorò in modo straordinario"), nella Vita di Isidoro attribuisce proprio all'invidia del vescovo Cirillo le ragioni dell'odio e, in definitiva, della sua tragica fine che definì “uccisione fra tutte la più empia.

Socrate Scolastico (380-440 d.C. circa), storico cristiano, autore dell'opera in sette libri Historia ecclesiastica, afferma invece che la decisione di uccidere Ipazia fu un’idea del popolo, probabilmente di Pietro il lettore, che andò di persona ad assassinare quella donna. Socrate Scolastico sostiene inoltre che fu una decisione presa dalla “bassa plebe” e che l’episodio  è lontanissimo  dallo spirito cristiano.

 
RAFFAELLO – Musei Vaticani- Un particolare dell'affresco

  “La scuola di Atene”
Ipazia indossa il tribon,  il mantello dei filosofi


Egli afferma: “Tale fatto comportò una non piccola ignominia sia a Cirillo sia alla chiesa alessandrina. Ma certamente nulla può essere più lontano dallo spirito del cristianesimo che permettere massacri, violenze, ed azioni di quel genere.” Da queste parole si evince pertanto che, contrariamente alla tesi esposta da Damascio, per Socrate Scolastico, Cirillo non ha ordinato l'efferato omicidio.

La Chiesa non si è mai pronunciata al riguardo.  Il vescovo Cirillo sarà proclamato Dottore della Chiesa nel 1882 da Papa Leone XIII  e verrà fatto Santo qualche secolo dopo.

Da alcune fonti si sostiene ancora che Ipazia venne massacrata non  per essersi rifiutata di abbandonare la propria filosofia pagana e sottomettersi a quella cristiana, divenuta religione di stato, ma soprattutto in quanto donna indipendente, che predicava la libertà di pensiero, l'uso della ragione per la ricerca della verità scientifica e quindi non disposta ad accettare alcuna imposizione o predominio di sorta, impegnata a diffondere le sue teorie anche in apparizioni pubbliche.
Ancora oggi, per alcune donne, è assai difficile raggiungere il traguardo di libertà e indipendenza; immaginiamo quanto fosse complicato sedici secoli fa.
Motivo di orgoglio per Ipazia furono le scoperte scientifiche che le vennero attribuite, come l'Aerometro e l'Idroscopio e le migliorìe, utili per l'astrologia, apportate all'Astrolabio, antico strumento astrologico diffuso ad Alessandria d'Egitto dal matematico Teone, padre e maestro d'Ipazia, che lei superò nel tempo, per ingegno e abilità. Inoltre, per prima, intuì che i pianeti compiono un'ellissi intorno al Sole.
Vi è però un'altra interpretazione, fornita da alcuni studiosi, i quali ritengono che l’assassinio di Ipazia non fu dovuto né a motivi  religiosi né ai suoi studi filosofici e scientifici, bensì al suo impegno civile nelle vicende politiche della città di Alessandria:
- ai consigli di correttezza e tolleranza, lontani dalla faziosità, che dispensava al giovane prefetto imperiale Oreste, per garantire una buona cordialità con la comunità ebraica;
- alla sua amicizia con Sinesio di Cirene, vescovo di Tolemaide, (entrambi erano stati suoi allievi); amicizia che non venne mai meno (nonostante sia Oreste, sia Sinesio si fossero convertiti al cattolicesimo), perché il legame spirituale è qualcosa che supera ogni altro dettame. Sinesio, forte di questo legame, provò a convincere la Maestra ad abbracciare la religione cristiana, ma non vi riuscì. In una lettera, forse l'ultima, dettata dal suo letto dove giaceva malato, le dimostra la sua venerazione infinita, definendola:  “Maestra, madre, sorella, mia benefattrice in tutto e per tutto, essere e nome quant'altri mai onorato!”
Forse in tutte le teorie riportate sulle cause della triste fine di questa grande studiosa, c'è del vero, in ogni caso, Ipazia, fu sicuramente vittima delle lotte e delle guerre di potere, oltreché di genere. Per noi appartenenti al sesso femminile, tutto è sempre stato piuttosto complicato, soprattutto quando si tenta di uscire dal ruolo che la natura ci ha dato e che la società ci riconosce. Ancora oggi, in certe culture, il desiderio di elevarsi ed emanciparsi è una strada difficile da percorrere, soprattutto per una donna. E non solo questo. L'ingegno, la cultura, la fedeltà ai propri principi, la conquista degli obiettivi, sono traguardi che quando vengono da noi raggiunti, destano certamente rispetto  e ammirazione, tra le personalità di valore, ma creano altresì invidia, diffidenza e odio tra i mediocri, oggi come allora.

Ipazia. La vera storia – Silvia Ronchey
Nel 2010 Silvia Ronchey, saggista, accademica e filologa italiana, ha pubblicato Ipazia. La vera storia, un saggio ove l’autrice propone un'analisi attenta della figura della grande studiosa; in questo libro, scritto con la massima cura e precisione dall'autrice,  studiosa  della storia bizantina, è illustrato il divenire e la convivenza di tre  religioni, nel periodo in cui visse e operò Ipazia, mostrandoci il burrascoso passaggio di consegne tra paganesimo e cristianesimo.

Molti sono i letterati, filosofi, illuministi che nei secoli hanno scritto pagine e pagine su Ipazia, da Voltaire a Diderot, poeti come Shelley o ancora Leopardi e Luzi. 
Il nome di Ipazia compare anche tra “ Le città invisibili” di Italo Calvino.
Un antico poeta greco le dedicò un bellissimo epigramma, conservato nel IX libro dell'Antologia Palatina (è il numero 400) dal quale si evince la  fama di Ipazia astronoma:

Quando ti vedo mi prostro,
davanti a te e alle tue parole,
vedendo la casa astrale della Vergine,
infatti verso il cielo è rivolto ogni tuo atto,
Ipazia sacra, bellezza delle parole,
astro incontaminato della sapiente cultura“.
(Pallada, poeta di Alessandria d'Egitto,  contemporaneo di Ipazia)
       
- Tutte le conoscenze accessibili allo spirito umano, riunite in questa donna dall’eloquenza incantatrice, ne fecero un fenomeno sorprendente, e non dico tanto per il popolo, che si meraviglia di tutto, quanto per i filosofi stessi, che è difficile stupire.
(Denis Diderot,  filosofo illuminista francese)

Ipazia, una studiosa eccelsa il cui splendore, propagatosi nei secoli, è destinato a brillare per sempre.  


Testi consultati:
Socrate Scolastico – Historia ecclesiastica –  (libro VII cap.15)
Damascio – Vita di Isidoro (frammenti)
Silvia Ronchey - Ipazia. La vera storia – ed.Rizzoli








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