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mercoledì 7 novembre 2018

Il verdetto – The Children Act


Di Annalisa Petrella


Nel 2014 Lo scrittore Ian Mc Ewan ha pubblicato il bellissimo romanzo “The Children Act”, tradotto in Italia da Einaudi con il titolo “La ballata di Adam Henry”, riscuotendo grande apprezzamento dalla critica e dai lettori.
Nel 2017 lo stesso Mc Ewan ne ha curato l’adattamento per lo schermo e l’ha affidato all’amico regista Richard Eyre - indimenticabile il suo “Diario di uno scandalo” del 2006 con Judi Dench e Cate Blanchett, basato sul romanzo di Zoe Heller.
Nell’ottobre del 2018 “Il verdetto – The Children Act” è uscito in programmazione nelle sale italiane: il film non tradisce il valore del romanzo e con un’eleganza sobriamente britannica invita a riflettere su temi etici forti e coinvolgenti.

La vicenda ruota intorno al Children Act, un articolo fondamentale riguardante la tutela dei minori, introdotto nella legislazione inglese nel 1989:
"Quando una corte di giustizia delibera in merito all'educazione di un bambino, il benessere del bambino stesso deve essere considerato come prevalente e prioritario".

Fiona Maye, giudice dell’Alta Corte britannica - Sezione Famiglia, si occupa da vent’anni di tutela dei minori e tratta con scrupolo e rigore i casi controversi che si appellano al Children Act.
La sua dedizione al lavoro è pressoché totale, la sua quotidianità, a esclusione degli attimi dedicati al pianoforte, è focalizzata sull’arduo compito che le compete e le giornate sono scandite da un rituale ripetitivo che investe sia il suo ruolo pubblico sia quello privato. Nelle sue meditate, asciutte sentenze, Fiona incarna ed esprime l’aspetto nobile e laico della Legge. Lo studio dei dossier e delle testimonianze l’assorbe anche al rientro a casa la sera o nei weekend, al punto che non si rende nemmeno conto che il suo matrimonio è in piena crisi. Il marito, che l’ama ancora, è esasperato dal totale distacco della moglie nei suoi confronti e, vedendola inamovibile, le dichiara la propria infelicità e il desiderio di un’avventura extraconiugale. Fiona, folgorata dalla notizia perché dà per scontato che il loro amore sia inattaccabile, è profondamente ferita e reagisce con sdegno, ma lo lascia andare e si butta a capofitto in un nuovo caso che all’improvviso irrompe nella sua vita.  
Adam Henry ha poco più di diciassette anni ed è affetto da leucemia, è in fin di vita in un letto d’ospedale e per salvarsi ha bisogno di essere trasfuso, ma il suo credo - lui e i suoi genitori sono ferventi testimoni di Geova - rifiuta la trasfusione di sangue per cui ha deciso di lasciarsi morire. La scelta che s'impone a Fiona in tribunale è se rispettare la volontà del ragazzo oppure obbligarlo a vivere.
La giudice, sostenuta da un’incrollabile fede tutta laica nella giustizia, ascolta le ragioni dei genitori di Adam e quelle del personale sanitario dell’ospedale, ma, prima di prendere una decisione, infrange il suo codice di comportamento usuale, interrompe il procedimento in aula e si reca in visita da Adam in ospedale, in modo da formularsi personalmente un’idea dell’effettiva consapevolezza del ragazzo.
L’incontro tra Fiona e Adam fa accadere qualcosa di dirompente: nell’incrocio delle parole e degli sguardi si affievolisce il distacco professionale, che di norma regola il rapporto tra giudice e giudicato, e si scava nella profondità delle emozioni. Il dialogo tra i due nella stanza asettica d’ospedale si muove con naturalezza come una danza toccando qua e là i concetti di giustizia, libero arbitrio, vita e morte. Adam, sensibile e intellettualmente vivace, è un ragazzo profondo, pieno d’interessi, ha un animo romantico e ama gli studi, si dedica alla poesia e soprattutto alla musica, suonando la vecchia chitarra del nonno che è appoggiata sul suo letto.  La conversazione tra i due è agile e densa di significati, il ragazzo completamente affascinato dalle parole di Fiona la segue brillantemente argomentando i propri punti di vista e, alla fine, proprio sul comune interesse musicale avviene uno scioglimento inaspettato nella donna: gli chiede di suonare, accompagnando il loro canto a due della bellissima poesia “Down by the Salley Gardens” di Yeats:

She bid me take life easy
as the grass grows on the weirs:
but I was young and foolish,
and now I am full of tears.

M’invitò a prendere la vita così come veniva
come l’erba cresce sugli argini:
ma io ero giovane e sciocco,
e ora sono pieno di lacrime.
La scena è intensa e traccia un labilissimo crinale che metterà a dura prova l’equilibrio di un’intesa tra i due protagonisti e la loro evoluzione.
Da questo momento si sancisce la cesura drammaturgica del film che dal piano legale si sposta su quello più esistenziale in un movimento che passa figurativamente dall’esterno all’interno, dalla giustizia alla presa di coscienza. I fatti che si susseguono dopo la sentenza investono la sfera dei sentimenti, dei desideri irragionevoli, che hanno un loro motivo di essere, e delle negazioni in virtù di coerenza ed equità, di vita, di morte e Fiona e Adam non saranno più le stesse persone.
McEwan, splendido narratore dell'emotività, soprattutto della Londra middle class, mantiene nei dialoghi del film la stessa precisione matematica e musicale del romanzo, facendo affiorare con grazia i personaggi sempre più sconvolti dalle situazioni inattese che la vita ha loro riservato.
Eyre eredita la forza del testo originario in ogni sua dimensione e mette a punto una regia essenziale, raffinata e convincente. Il regista ha dichiarato: "Ian è uno scrittore razionale che ama analizzare sotto tutti i punti di vista i personaggi e le loro azioni. La decisione di Fiona inerente al caso di Adam porta inevitabilmente a una sorta di dipendenza reciproca tra lei, che con il suo agire da giudice si mette al pari di Dio, e il giovane  cui salva la vita. Tutto ciò avviene mentre il marito Jack la accusa di aver posto fine al loro matrimonio a causa della sua dedizione al lavoro. Isolata da quello che era il suo mondo e dalle emozioni, Fiona inevitabilmente matura un forte attaccamento ad Adam, rivelandosi ai suoi occhi come quel faro di intelligenza, calma e tranquillità, che non è mai esistito nella sua giovane esperienza".
Il regista ha iniziato la sua carriera in teatro - arte ancora possente in Inghilterra- e si vede, tanto che il suo modo di fare cinema e la struttura dei personaggi ne sono fortemente impregnati; come vuole la tradizione teatrale Eyre inserisce attori caratteristi molto capaci che fanno da cornice alla straordinaria Emma Thompson. La parte di Jack, il marito frustrato di Fiona, è impersonata con convinzione ed efficacia da Stanley Tucci, celebre per aver recitato in "Amabili resti" e "Il diavolo veste Prada". Mentre il ruolo del ragazzo, Adam, è interpretato dall'emergente attore inglese Fionn Whitehead, già visto nei panni di Tommy in "Dunkirk" di Christopher Nolan. Da segnalare le interpretazioni di Jason Watkins e Anthony Calf rispettivamente nei panni dell’assistente e del collega di Fiona May.

Emma Thompson è perfetta per il ruolo, l’attrice recita in sottrazione facendo trasparire inizialmente poche e misurate emozioni fino a raggiungere, in un’interiorità lacerata, una sorta di culmine, un’esplosione che le illumina il volto, lo trasfigura e accende lo schermo offrendo al pubblico una giudice Maye, solida nella rigidità della legge e vulnerabile nella tempesta di una donna che vive uno sconvolgimento esistenziale. Premiata con l'Oscar due volte, una volta come Migliore Attrice Protagonista per "Casa Howard" (1992) e una volta per la Migliore sceneggiatura non originale per "Ragione e sentimento" del 1995, ha alle spalle una lunga carriera di successi, uno fra tutti “Nel nome del padre” del 1993. E’ molto probabile che per la sua interpretazione in “The Children Act” Emma Thompson riceva la candidatura agli Oscar 2019, come migliore attrice protagonista, e noi non possiamo che rallegrarcene.

20 commenti:

  1. Grande Emma Thompson e la sua recensione

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  2. Mc Ewan è il mio scrittore preferito, andrò a vedere il film, grazie.

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    1. Non lo perda, gli argomenti trattati ci coinvolgono tutti.

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  3. Questa approfondita e coinvolgente recensione invita a vedere il film e leggere il libro. Grazie

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  4. Mc Ewan è uno dei miei scrittori preferiti. Ho letto il romanzo che mi è talmente piaciuto che ne ho regalato una copia a due amici. La recensione di Annalisa è semplicemente perfetta. Andrò a vedere il film.

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    1. Grazie, Serenella, del complimento generoso e buona visione.

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  5. Ho visto il film e dopo aver letto la bellissima recensione mi viene voglia di rivederlo. Propongo l'Oscar per Emma Thompson come attrice protagonista e ad Annalisa come critico cinematografico.

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  6. La bella recensione di Annalisa Petrella de -Il Verdetto- mi stimola qualche riflessione: non sempre da un libro bellissimo si trae un film altrettanto emozionante. Del resto tradurre in sceneggiatura l’abilità introspettiva di McEwan è a dir poco arduo. Il film, certamente da consigliare, mi è sembrato tuttavia un po’ rigido e forzato, al netto della straordinaria interpretazione della Thompson e di quella molto bella di Tucci. Adam mi è parso un po’ sopra le righe. Il merito del film è sicuramente quello di affrontare un tema importante, quello del fine vita e del rifiuto delle cure. In Italia la giudice avrebbe commesso un atto illegittimo: l’articolo 32 della Costituzione (vale anche per i minori), il riconoscimento dello Stato della religione Geoviana (loro all’ingresso in ospedale presentano una carta che i medici sono obbligati a seguire), l’articolo 6 della recente legge sul biotestamento che assegna ai genitori la tutela dei minori non avrebbero consentito l’intervento della giudice. Detto questo ben vengano opere che stimolano dibattiti su temi che attraversano la vita di ognuno di noi e ben vengano recensioni che da un altro versante fanno la stessa cosa. Brava Annalisa ! Alla prossima Corrado Melega

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    1. Caro Corrado, ti ringrazio moltissimo delle tue riflessioni, sono preziose per avere una visione anche della situazione italiana sui temi del fine vita, del rifiuto delle cure e del biotestamento. Tu, anche in questo ambito, sei un validissimo esperto. E' un piacere annoverarti tra i miei fedeli lettori! Ancora grazie.

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  7. Film molto valido: l'ambientazione british e la laicità razionale delle linee guida legislative lo caratterizzano e delineano la personalità della protagonista. Recensione di gran valore soprattutto per le note e le informazioni aggiuntive sullo scrittore, sul regista e sugli attori principali.

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  8. La recensione del film è, ancora una volta, puntuale e precisa. A mio parere Adam, interprete nel ruolo del ragazzo, non sempre è "adeguato" e in qualche momento i temi esistenziali si evidenziano in modo scostante, ma complessivamente il film è assolutamente da vedere: per l'ottima interpretazione, per la regia e sceneggiatura e per i temi trattati.

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  9. L' eccellente recensione di Annalisa, ampia e approfondita,conferma la mia impressione, dopo la visione del film, bello e molto bene interpretato da una ( sin troppo ) perfetta Thompson. Il fatto, cioè, che se è mancata la lettura del romanzo, il film appare ( o almeno a me è apparso) troppo concentrato nell' evoluzione degli eventi. Troppo rapido mi è parso il processo emotivo della giudice, nei confronti del ragazzo. Annalisa e altri che hanno letto il romanzo ci informano di molte pagine di scrittura che conducono il lettore in questo percorso. Il film, con i suoi tempi obbligati, forse ha dovuto concentrare ciò che la scrittura aveva " disteso".

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  10. La "distensione" nel romanzo e la "concentrazione" nel film, condivido la tua osservazione, cara Renza. Un problema spinoso nelle trasposizioni da letteratura a film. Ti ringrazio con affetto.

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  11. Bellissima recensione Annalisa esaustiva e al tempo stesso capace di indurre le persone alla visione del film senza timore di svelate troppo. Brava..giusto equilibrio.Lucrezia

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  12. Cara Lucrezia, mia attenta lettrice, ti ringrazio.

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