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domenica 4 novembre 2018

Chicago, di David Mamet


(a cura di Mimma Zuffi)
Ponte alle Grazie - pagg. 286 - € 16,80

Il primo romanzo da oltre vent’anni del
«migliore scrittore americano della sua generazione».
Sunday Mail



Chicago a cavallo fra gli anni Venti e Trenta: una città divisa fra il North Side controllato dagli irlandesi e il South Side di Al Capone; sullo sfondo, i vizi e le perversioni dell’al­ta società, la corruzione dei politici. Mike Hodge, veterano della prima guerra mondiale e giornalista di cronaca al Tribune, e i suoi colleghi fanno un quotidiano sfoggio di cinismo e si mantengono fedeli al voto fatto alla Verità, per quanto essa sia quasi sempre impubblicabi­le; e si danno, come tutti, a colossali bevute di alcol di contrabbando.


Ma quando Mike si troverà coinvolto nell’assassinio della donna che ama, la sua vita e il fragile equilibrio su cui si reggeva verranno travolti...
David Mamet ci catapulta nell’Ame­rica di cento anni fa con una natura­lezza stupefacente. Raffiche di dialoghi spumeggianti, un’incredibi­le galleria di personaggi memorabi­li, invenzioni narrative brillanti, una cura dei dettagli che sfida l’atten­zione del lettore. Chicago è un romanzo da divorare, un giallo, un noir, ma anche molto di più: una giostra di passioni che possono sconvolgere la vita di un uomo, amore e desolazione, colpa e ven­detta, perdizione e riscatto. Mamet si conferma un autentico Maestro della parola: è impossibile non farsi trascinare, impossibile resistere al vortice frenetico di Chicago.



david_mamet.jpg
David Mamet (Chicago, 1947) è autore teatrale fra i più importanti al mondo, premio Pulitzer nel 1984 perGlengarry Glen Ross. Oltre che al teatro si è molto dedicato anche al cinema sia come sceneg­giatore (basti qui ricordare Il postino suona sempre due volte, Bob Rafel­son 1981; Il verdetto, Sidney Lumet 1982; Gli intoccabili, Brian De Palma 1987, le cui atmosfere naturalmente ritornano in ChicagoSesso & potere, Barry Levinson 1997;Ronin, John Frankenheimer 1998; Hannibal, Ridley Scott 2001) sia come regista (il suo esordio La casa dei giochi vinse il premio per la sceneggiatura al Festival di Venezia nel 1987). 

È anche un prolifico saggista. Meno frequenti le sue incursioni nella narrativa: Chicago è il romanzo che prepara da vent’anni.


«Per ambizione e portata, Chicago fa pensare ai grandi
romanzieri uomini dell’ultimo scorcio di secolo – Updike,
Mailer, Bellow, Roth – e ai loro tentativi di scrivere romanzi
di genere. Ma, diversamente da loro, Mamet ci riesce con
disinvoltura... Il mondo di Chicago è brutale e
meravigliosamente descritto... Un Cormac McCarthy
traslocato dal Sudovest al Midwest».
Los Angeles Times


«Fra gli autori a lui coevi, Mamet
è il più vicino a Ernest Hemingway».
New York Magazine


«Nessuno ha il suo orecchio per i dialoghi
dai tempi di J.D. Salinger».
Village Voice


«Meraviglioso... tragedia e crimine. Qualunque cosa scriva
Mamet, è forte e diretta, schietta e provocatoria,
originale e coraggiosa».
New York Times Book Review 

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