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sabato 1 settembre 2018

La grande Russia portatile, di Paolo Nori


(a cura di Mimma Zuffi)
Salani pagg. 264 - € 14,90

Si tratta di un libro molto speciale che, attraverso la voce unica di questo scrittore, racconta, dal suo punto di vista competente, appassionato, curioso e ironico, la Russia, cultura e lingua, attualità e mentalità, attraverso anni di viaggi, letture, traduzioni e disavventure. Un ritratto personalissimo, rapsodico, geniale, a base di letteratura e di vodka, e qualcos’altro 



«E una volta, era il ’93, era autunno, abitavo sulla prospettiva Grande dell’Isola Vasil’evskij,a Pietroburgo, per andare in biblioteca prendevo un filobus, tutte le mattine, il filobus numero 10, e una mattina, pioveva, son montato sul filobus che era pieno tranne che in un cerchio di un metro di diametro perché sul tetto del filobus, se così si può dire, in alto, c’era un buco;allora loro cosa avevano fatto, i russi? Avevano fatto un buco anche per terra, e l’acqua scorreva, e il filobus andava, e io, mi ricordo,
avevo pensato ‘Ecco, questa è la Russia’».


Viaggio sentimentale nel paese degli zar, dei soviet, dei nuovi ricchi e nella più bella letteratura del mondo



«Ho cominciato a studiare russo nell’autunno del 1988, trent’anni fa, e, anche se ero già adulto, avevo venticinque anni, per me la Russia è stato il posto dove sono diventato grande. Ci sono arrivato nel 1991, quando era ancora Unione Sovietica, ero là durante la rivoluzione del 1993, con l’assalto alla Casa bianca, ci ho vissuto durante il coprifuoco che ne è seguito, ho fatto la fila per comprare il pane, ho comprato un orologio Raketa, ho vissuto a Mosca quando non si trovava la carta igienica, ho visto lo studio del più grande pittore russo contemporaneo, ho fatto una fotografia nella giacca di Sergej Dovlatov, ho partecipato al primo festival d’arte d’avanguardia e delle performance di San Pietroburgo, ho fatto tutta, senza mai scendere, la Transiberiana, da Mosca a Vladivostok, ho visto i soldi che distruggevano la rovina incantevole della piazza del Fieno di Dostoevskij, ho dormito su un banco del settore libri rari della biblioteca pubblica di Pietroburgo, ho pianto nella sala di lettura numero 4 della biblioteca Lenin di Mosca, ho trovato per la prima volta il coraggio di regalare dei fiori a una donna e ho scoperto, in Russia, come mi piace l’Italia, il suo odore, e mi sono accorto, studiando russo, di che lingua meravigliosa è l’italiano: in questo libro ci son queste cose, e qualche altra ancora, ci sono trent’anni che hanno ribaltato il più grande paese del mondo che, miracolosamente, è rimasto il posto stupefacente che era la prima volta che ci sono andato, nel 1991».




«Studiare russo è stata una cosa che ha cambiato il mio modo di camminare, di pensare, di muovermi, di dormire, di leggere, di parlare, di mangiare, di immaginare, di stare fermo, di ridere, di piangere, di sospirare, di disperarmi, di chiedere scusa, di arrabbiarmi, di concentrarmi e di portare pazienza e è una cosa che, se non l’avessi fatta, nella mia vita, chissà dove sarei andato a finire».

Paolo Nori è nato a Parma e abita a Casalecchio di Reno, vicino a Bologna. Autore di moltissimi libri, è uno tra gli scrittori più noti del panorama letterario italiano. Tra le sue ultime uscite ricordiamo La piccola Battaglia portatile, Manuale pratico di giornalismo disinformato, Undici treni, Fare pochissimo (sotto lo pseudonimo Paolo Onori). Tra le sue ultime curatele e traduzioni: Tre matti di Gogol’, Dostoevskij, Tolstoj, Tre giusti di Nikolàj Leskóv, Un eroe dei nostri tempi di Michail Lermontov, Memorie di un giovane medico di Michail Bulgakov. Per Salani ha curato la prefazione del Maestro e Margherita di Bulgakov nei classici.



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