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martedì 26 giugno 2018

In ricordo di un prete di strada: Don Andrea Gallo


Di Annalisa Petrella


Don Gallo è mancato cinque anni fa, il 22 maggio 2013, e ogni anno a Genova in Piazza Banchi, luogo simbolico di quei vicoli a cui lui ha dedicato la sua vita, si celebra una messa e si fa festa per ricordarlo: la comunità di “San Benedetto al Porto” continua a seguire il suo tracciato. Don Gallo, ligure, era nato novant’anni fa, nel 1928, è stato partigiano, uomo di fede e sacerdote, ha percorso un’esistenza all’insegna dell’irregolarità rispetto ai canoni prescritti dall’Establishment ecclesiastico e ha pagato per il suo dissenso, ma non ha mai abbandonato il suo credo e il suo impegno in prima linea per “gli ultimi” che per lui erano “i primi”. A partire dal 1970 ha scelto di diventare un prete di strada in un percorso scomodo, difficile e ostracizzato che gli ha fatto raccogliere anche sostegno e ampi consensi; ha vissuto con slancio e passione il suo sessantotto, prima e dopo, fino all’ultimo dei suoi giorni.


Lettera a Don Gallo
Caro Don Gallo,
da quando te ne sei andato, pur non conoscendoti, mi sono sentita improvvisamente orfana, privata di una figura significativa di ampia valenza sociale e spirituale.
 Non ti ho mai incontrato e neppure cercato, ma sapevo che c’eri, concretamente, con le tue scelte difficili e controcorrente che ti hanno portato a realizzare, a partire dagli anni Settanta, un progetto raro,  totalmente rivolto agli ultimi, agli sconfitti che, grazie al sentimento di solidarietà, al rispetto della loro persona e all’accoglienza sono riusciti a rialzarsi e ad avere fiducia nei confronti dell’umanità e della vita.
Non tutti ce l’hanno fatta, certo, ma penso che, incontrandoti e ascoltando le tue parole nelle lunghe notti ai bordi dei carruggi della Genova bassa, la città vecchia, possano avere ricevuto almeno un barlume di speranza. “Osare la speranza” è il motto che tu hai sempre declinato alla ricerca del genio della fanciullezza che è ancora vivo in ognuno di noi.
 Sono andata a guardare su You Tube le interviste che hai rilasciato quando hai partecipato ai talk show televisivi come “Le interviste barbariche”, “Il Costanzo Show”, “Che tempo che fa”.  Il tuo volto scavato, lo sguardo da dietro gli occhiali guizzante di intelligenza e ironia, la voce un po’ ruvida con la chiara inflessione genovese, l’atteggiamento sicuro di colui che crede fermamente nella verità e nel primato della coscienza personale tratteggiano una personalità ispirata a valori cristiani e democratici incommensurabili:  il senso della giustizia sociale da affermare a discapito dei vantaggi individuali, la solidarietà da vivere “prima in terra e poi in cielo” al servizio degli altri, il credo negli insegnamenti del Vangelo da applicare senza ipocrisie e compromessi alla quotidianità della strada.
La strada ha rappresentato la tua università, le tue notti trascorse dedicate fino all’alba a tutti coloro che avevano bisogno del tuo aiuto o della tua parola, o dell’accoglienza a “Sanbe”, ti hanno forgiato e sei diventato un punto di riferimento speciale, sempre pronto a mettersi in gioco, a sporcarsi le mani, e a sfidare senza riserve le alte sfere della gerarchia ecclesiastica spesso in pieno dissenso con i tuoi metodi tutt’altro che ortodossi.
Non c’è prostituta o trans, non c’è tossico o alcolista, non c’è disabile fisico o mentale, non c’è disoccupato che non abbia trovato in te ascolto, una risposta, un sorriso o l’accettazione nella Comunità di San Benedetto al Porto di Genova.
Certo è che non hai mai conosciuto il vizio capitale dell’indifferenza.
 Tu hai sempre partecipato, condiviso, lottato, difeso, sostenuto e aiutato senza giudicare. Non hai mai taciuto, evitato, calcolato i rischi.
 Hai sempre amato Dio e la Chiesa, quella povera che agli albori simboleggiava “un popolo in cammino” senza gerarchie piramidali, ma quando hai subito mortificazioni e allontanamenti dai tuoi superiori, pur continuando a sostenere la validità delle tue idee, hai chinato la testa e non hai mai abbandonato la tua missione sacerdotale. La forza dell’amore per il tuo prossimo e gli insegnamenti del Vangelo ti hanno reso impavido e determinato nel tuo percorso verso i poveri, gli indifesi, i peccatori, e la certezza del valore della coscienza personale ti hanno guidato alla ricerca del bene e della verità in modo assolutamente anticonvenzionale.
Ho voluto leggere i tuoi scritti, hai pubblicato diversi libri che raccontano le tue riflessioni, le esperienze di vita, il prezzo pagato per le tue scelte non gradite dall’establishment canonico, episodi legati a fatti, persone e amici - tra i tanti uno speciale è stato Fabrizio De André - che hanno capito e creduto in te o, al contrario, a coloro che hanno visto in te una pericolosa minaccia comunista. La narrazione di tutto ciò risulta fluida, serena, priva di rancore nei confronti di chi ti ha osteggiato - racconti semplicemente i fatti - e colma di amore per tutti coloro che hanno interagito con te, sulla strada e nella Comunità. Non sempre sei stato capito e apprezzato, ma tu non cercavi lodi, volevi con tutte le tue energie lottare per la giustizia sociale contro le iniquità, perseguendo sempre, in un’interpretazione libera e diretta, quei principi cristiani che sono stati il fondamento della tua esistenza.
C’è un tuo libro bellissimo intitolato “Come un cane in chiesa – il Vangelo respira solo nelle strade”, edito da Piemme nel 2012. Nelle sue pagine ci consegni la tua verità:
 «Le parole di Gesù sono sovversive, indomabili, rivoluzionarie: soffocano nelle sagrestie e respirano sul marciapiede. Mi ritengo un partigiano del Vangelo - oltre che della Costituzione italiana - e, proprio in virtù del Vangelo che amo, mi permetto talvolta di alzare la voce per richiamare i credenti, gli uomini di Chiesa e tutte le persone di buona volontà a un ascolto più attento del messaggio universale dell’uomo di Nazareth.»
Hai scelto di raccontare le pagine più radicali dei Vangeli, quelle che prediligi perché emblematiche degli insegnamenti più profondi:
·        - Avevo fame e mi avete dato da mangiare… (Vangelo di Matteo 25, 31-46);
·        - I pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio. (Vangelo di Matteo 21, 28-32);
·        - Beati gli operatori di pace. (Vangelo di Matteo 5, 1-12);
·        - Guai a voi, scribi e farisei ipocriti… (Vangelo di Matteo 23, 1-33);
·        - Non sono venuto a chiamare i giusti. (Vangelo di Matteo 9, 9-12);
·        - Conduci quei poveri, storpi, ciechi e zoppi. (Vangelo di Luca 14, 11-24);
·        - Chi di voi è senza peccato… (Vangelo di Giovanni 8, 1-11);
·        - Amerai il tuo prossimo come te stesso. (Vangelo di Matteo 22, 34-40);
·        - Amate i vostri nemici… (Vangelo di Matteo 5, 38-48);
·        - Date a Cesare quel che è di Cesare. (Vangelo di Matteo 22, 15-22);
·        - Chi vuol essere il primo tra voi sarà il servo di tutti. (Vangelo di Marco 10, 35-45).
Nell’introduzione al libro ti identifichi con Savonarola, il grande frate predicatore ribelle che aveva amato la Chiesa scevra dalle lotte per il potere e portatrice di un invito al riscatto dalla corruzione morale. Tu affermi che le parole dei Vangeli sono altrettanto ribelli perché invitano alla purezza dello spirito e mettono in primo piano i peccatori, le prostitute i diseredati. Questo è il modello di riferimento per la tua missione sacerdotale che privilegia gli sbandati, i trans, le prostitute, i senza lavoro, gli sfortunati tanto amati da Gesù e sistematicamente evitati da una società ipocrita che dà valore soltanto alle convenienze, al denaro e alle apparenze sociali.
Al tuo funerale, che ho seguito per televisione, c’erano migliaia di persone, c’erano tutti i tuoi “ragazzi”, c’erano uomini e donne che hanno imparato a vivere e non hanno dimenticato un passato di abbruttimento e disperazione, c’erano personaggi famosi che ti hanno sostenuto, c’era la gente comune che ha creduto in te e c’erano anche numerosi rappresentanti della Chiesa, ciascuno con la propria coscienza, che si sono uniti in una concelebrazione ricca di significati per porgere l’ultimo saluto a un combattente, a un sacerdote scomodo dalla  grandissima tempra morale che ha realizzato, in un mondo contrassegnato dall’affermazione degli interessi individuali e dall’indifferenza, un progetto anticonformista d’amore incondizionato verso gli altri.

Grazie, don Gallo.   



17 commenti:

  1. Una figura indimenticabile

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  2. Non poteva mancare Don Gallo e tu, Annalisa, hai saputo ogliere il suo spirito. Complimenti.
    Miriam

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    1. Spirito poliedrico, energico, rivitalizzante e sempre rispettoso dell'essere umano. Grazie, Miriam.

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  3. Quanto mai opportuna, oggi, questa lettera e il ricordo di questo personaggio il cui spirito si erge in totale contraddizione con l'incitazione all'odio del diverso e al razzismo che trasudano dai "nuovi" governanti in Italia. Brava Annalisa: ricordare don Gallo vuol dire ricordare a tutti noi che non ci si può rassegnare e che bisogna attivarsi per far prevalere i sentimenti migliori che anche il popolo italiano sa esprimere. Vittorio

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    1. In tempi difficili la memoria di valori umanitari forti può aiutare. Grazie, Vittorio

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  4. Il "Gallo", così lo chiamavano i suoi ragazzi, ha lasciato un ricordo e un esempio di accoglienza che non si può dimenticare. Giorgio

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  5. Devo ammettere che non conoscevo questo sacerdote, leggere oggi questa lettera mi consente di avvicinarmi ad una figura così significativa degli ultimi 50 anni e di mantenere vivo un pensiero "aperto" al mondo. CV

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    1. Hai detto bene, cara Cinzia: mantenere un pensiero "aperto" al mondo. Grazie

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  6. Risposte
    1. Cara Annalisa, come sempre ci hai fatto conoscere "da vicino" una persona e eccezionale che nonostante la notorietà è rimasto lontano da riflettori e fiumi di parole inutile. Cosi come lo hai presentato non so se prevale in me l imbarazzo per non avergli dato il giusto peso quando era in bita o l'orgoglio di avelo avuto per le nostre strade, a combattere con fede forza e determinazione per un ideale e una visione che possono solo essere condivisi, da cristiani, laici, credenti in altra fede. Grazie per il tuo prezioso contributo

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    2. Cara Daniela, ti ringrazio del tuo commento che sento proprio sgorgano dal cuore!

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