!-- Menù Orizzontale con Sottosezioni Inizio -->

News

mi piace

giovedì 10 novembre 2016

"La disertora", di Barbara Beneforti

(a cura di Mimma Zuffi) 

Iacobelli editore - pagg. 120 - € 12,00

Una storia d’amore in tempi di ferocia, in una Toscana contadina nel passaggio dal Granducato al Regno d’Italia. 
A volte le cose fatte per rimedio riescono meglio di quelle fatte per volontà. E infatti, quando l’Ersilia, bella come il sole, si ritrova incinta di un certo Giobatta e scopre che lui è già sposato, accetta di diventare la moglie del fratello Ferruccio e tutto va per il meglio. Così nasce Luce che, con quel suo nome di cosa e non di persona, cresce nella grande famiglia con un branco di fratelli per metà cugini. Ed è lei, quasi settanta anni dopo, a ritessere i fili della me¬moria di quella famiglia e di quel paese del pistoiese, quando la Toscana era ancora un Granducato. Per i contadini analfabeti la miseria era la stessa, allora come quando l’Italia si riunisce sotto il Re piemontese: sono loro i primi ad essere chiamati per la leva obbligatoria, cinque anni di assenza dai campi che potevano significare la rovina. E per i renitenti non c’era scampo se non l’automutilazione o la fuga


Ora che le ombre minacciose della prima guerra mondiale incombono sul paese e sui suoi nipoti, la vecchia Luce ricorda il suo amante di gioventù, Vittorio detto il Tacca, che contadino non era voluto restare e a quella “guerra dei signori” non aveva voluto partecipare. Lei aveva fatto il possibile e l’impossibile per salvarlo – e di stupro allora ancora non si parlava, se ne moriva, a volte. Aveva sottratto un disertore alle autorità e più che altro si sentiva lei stessa una disertora, perché se i potenti ascoltassero le donne di guerre non se ne farebbero e non se ne sarebbero mai fatte, e gli uomini non sarebbero andati a morire. 
Il racconto di Luce, cadenzato da una lingua che ha inevitabilmente il sapore del toscano popolare, si legge come un microstoria che si incastona perfettamente, come una piccola gemma, nella grande Storia a cavallo tra Otto e Novecento. Ha il fascino di una ballata che racconta di una grande amore ma anche di cosa è capace di fare, e di pensare. 
Una donna che ha appreso la sapienza delle cose dalla madre: cose del mondo piccolo, ma anche di quello grande e spaventoso in cui si è trovata a vivere.

Barbara Beneforti è nata a Firenze nel 1968. Si è laureata in Lettere con una tesi in dialettologia italiana. Vive e lavora a Pistoia. Da dieci anni è funzionaria presso l’ente Provincia, dove si occupa felicemente di promozione delle pari opportunità, immigrazione e contrasto alle discriminazioni. Che peraltro sono i temi che le interessano anche come impegno sociale. Ha pubblicato vari racconti, molti articoli e alcuni saggi su tradizioni popolari, dialetti e migrazioni. Ha collaborato con riviste e pubblicazioni di storia locale e linguistica. In ambito lavorativo, ha collaborato a diverse pubblicazioni su immigrazione, storia e cultura del popolo rom, tutela delle vittime di discriminazione. Nel 2011 ha scritto un romanzo, L’ultima stagione, ambientato nella seconda metà dell’Ottocento in Toscana, con il quale si è classificata al primo posto per la narrativa edita alla XIV edizione del Premio letterario internazionale Mondolibro. Abita insieme a Roberto e ai due figli, Caterina e Raniero, in mezzo a un bosco, sulle colline pistoiesi, nella stessa casa dove per più di cent’anni i suoi avi hanno lavorato come mezzadri. Grazie a queste radici profonde, ha sempre avuto voglia di confrontarsi senza paura con i mondi lontani. Ama viaggiare, leggere e chiacchierare davanti a un caffè. La scrittura per lei è memoria, impegno civile e orgoglio nel provare a dar voce a chi non ha lasciato tracce nella storia.

Nessun commento:

Posta un commento