(a cura di Mimma Zuffi)
Iperborea - pagg. pagg. 144 - € 15,00
Traduzione di Fulvio Ferrari
Ogni libro di Dagerman ci costringe a
mettere in dubbio le verità ricevute e a guardarci allo specchio, come
individui, come società, ma soprattutto come esseri umani. Ribelle
all’ingiustizia in ogni aspetto del vivere e a qualsiasi forma di oppressione,
la sua opera conserva una pungente attualità, e così la sua riflessione
politica e culturale, cui è dedicata questa raccolta di interventi su
quotidiani e riviste letterarie e anarchiche. Con una sorprendente capacità di
leggere il proprio tempo e prevedere il nostro, con la sua coerenza estrema e
irriducibile, Dagerman denuncia le «gabbie» della moderna democrazia, dove un
manipolo di poteri decide migliaia di destini, gli interessi dello Stato
prevaricano i diritti inalienabili della persona, e la cultura è declassata a
«gioco di società», slogan ideologico o anestetizzante di massa.
Ma soprattutto
rivendica il compito della letteratura di «mostrare il significato della
libertà», di scuotere le coscienze per riscattare l’uomo e i suoi valori
fondamentali: l’uguaglianza, la difesa dei deboli, la solidarietà. E confessa
il suo conflitto di scrittore diviso tra l’impegno sociale e l’inviolabile
autonomia dell’immaginazione, che deve seguire liberamente le proprie vie per
«toccare il cuore del mondo». Se la politica è definita l’arte del possibile,
ovvero dei limiti, del compromesso, della rinuncia alla speranza, Dagerman non
può che difendere a gran voce la necessità di una «politica dell’impossibile».
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Stig Dagerman |
Nato nel 1923, segnato da una
drammatica infanzia, considerato il “Camus svedese”, in perenne rivolta contro
la condizione umana, anarchico viscerale cui ogni sistema va stretto, militante
sempre dalla parte degli offesi e umiliati, incapace di accontentarsi di verità
ricevute, resta nella letteratura svedese una di quelle figure culto che non si
smette mai di rileggere e di riscoprire. Dal 1946 scrisse quattro romanzi,
quattro drammi, poesie, racconti, articoli, sceneggiature di film, che
continuano a essere tradotte e ristampate. Bloccato da una lunga crisi creativa
e angosciato dal peso delle enormi aspettative suscitate dal suo talento,
si uccise nel 1954.
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