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lunedì 15 giugno 2015

"In lode della guerra fredda", di Sergio Romano

(a cura di Mimma Zuffi)
Longanesi Editore - pagg. 140 - € 16,00

Come l’America ha creduto di aver vinto la Guerra Fredda ,
rendendo il mondo ingovernabile

Era una linea e divideva il mondo: da Stettino a Trieste, da una parte gli Stati Uniti e le democrazie europee, dall’altra l’Urss e i suoi satelliti. Due giganti che per trent’anni (1962-1991) si sono osservati e misurati, ognuno dal terreno conosciuto della propria guardiola, senza mai scontrarsi direttamente.
In questo suo nuovo saggio, Sergio Romano prende le mosse proprio dalla Guerra Fredda per analizzare gli equilibri politici odierni, mettendo in evidenza come, a dispetto del nome, essa rappresentò in realtà un lungo periodo di pace e stabilità per l’Europa. 



A differenza di ciò che accade oggi, infatti, le due superpotenze seppero frenare le forze che al loro interno premevano per lo scontro, ben consapevoli che lo scoppio di una guerra nucleare avrebbe avuto conseguenze disastrose per tutti. Un equilibrio precario, ma pur sempre un equilibrio che venne paradossalmente messo in crisi dalla caduta del muro di Berlino e dalla disintegrazione dell’Urss, eventi che favorirono la rinascita di antichi nazionalismi e portarono allo scoppio di numerosi conflitti, dalla Cecenia al Caucaso all’ex Jugoslavia.
Dopo aver lanciato un necessario sguardo al passato, dalla crisi cubana ai conflitti in Corea e Vietnam, in Lode alla Guerra Fredda Sergio Romano giunge fino ai nostri giorni, mettendo in luce le responsabilità di Stati Uniti ed ex Unione Sovietica nell’insorgere tanto della crisi ucraina quanto dell’emergenza libica e del fanatismo jihadista e ponendo l’accento soprattutto sulla nascita dei cosiddetti “non Stati” – Isis, Ghaza, Kurdistan iacheno, Siria, Libia – con le grandi incognite che ne derivano: come si combatte contro un “non Stato”? Come lo si governa? E come si può ricostruire l’ordine perduto?

Sergio Romano (Vicenza, 1929) è stato ambasciatore alla NATO e, dal settembre 1985 al marzo 1989, a Mosca. Ha insegnato a Firenze, Sassari, Pavia, Berkeley, Harvard e, per alcuni anni, all’Università Bocconi di Milano. È editorialista del Corriere della Sera. Tra i suoi ultimi libri pubblicati da Longanesi: Morire di democrazia (2013) e Il declino dell’impero americano (2014).

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