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sabato 27 dicembre 2014

Botswana: alla ricerca della selvaggia Africa

appunti sparsi di viaggio di Marina Fichera

Ex protettorato inglese nel sud dell’Africa, il Botswana è una delle mete più esclusive del Continente Nero e, forse, del mondo. Qui molti resort promettono l’adrenalinica avventura del safari fotografico – il cosiddetto game drive – abbinata al lusso sfrenato del mondo a cinque stelle.
In alternativa si può dormire nella savana, in campi tendati auto-montati, in cui si cucina da sé, senza alcuna protezione dagli animali selvatici se non il buon senso che impedisce di uscire dalla piccola tenda fino all’alba. Alcune volte con i servizi – pulitissimi e con acqua  corrente calda e fredda – altre volte con un buco nel terreno.
Io ho scelto  questa seconda opzione alternata ad alcune notti in lodge, non di gran lusso in verità. E’ il mio primo viaggio in Africa – se si esclude il Maghreb – e sono pur sempre in vacanza!
Dov'é il Botswana


Dopo una prima notte in lodge all’alba salgo sulla jeep e la mia avventura inizia. Sarà forse un po’ banale, ma nella savana ho avuto  come la sensazione di essere parte di  un documentario, ma non lo sto guardando seduta comodamente sul mio divano, lo sto vivendo! É far parte di qualche cosa di più grande, più alto, è esser dentro la natura, è essere la Natura stessa.

Per cercare di avvistare gli animali che popolano la savana ci si muove all’alba o prima del tramonto, durante le ore diurne fa troppo caldo e tutto si ferma. Di giorno tutto è avvolto da un torpore che rallenta i ritmi animali e umani, ma al calare del sole la savana brulica di vita, in un equilibrio naturale che esiste da sempre e che è scandito quotidianamente dall’abbraccio della notte col giorno e viceversa.
Ci muoviamo alla ricerca di mastodontici pachidermi, tenere zebre, aggressivi ippopotami... Vaghiamo per molte ore tra la sabbia e i resti degli alberi distrutti dagli elefanti, con la voglia di vedere i grandi felini che popolano l’immenso altopiano africano: leoni, leopardi e i rarissimi ghepardi.

Rovi e rughe
(foto di Marina Fichera)

Sono ormai vari giorni che tutte le mattine all’alba partiamo per il game drive e non abbiamo ancora visto un leone maschio. E poi, finalmente, dopo aver quasi abbandonato ogni speranza, accade ciò che tutti aspettavamo. La nostra valida guida avvista qualcosa, sale sulla jeep per guardarsi intorno e decide di fare un fuori pista - teoricamente vietato nei parchi nazionali - per portarci a pochissimi metri da tre leoni maschi che giacciono sdraiati nella savana a riposare. Mi chiedo ancora oggi come abbia fatto a vederli! 
Noi ci avviciniamo lentamente, girando loro intorno. A un certo punto sono davanti a noi, a meno di quattro metri e quando uno si gira per guardaci intensamente e alzarsi, tutti trattengono il respiro per un attimo interminabile. Siamo lì, in una jeep aperta e se i tre decidessero di fare un balzo potrebbero essere davvero guai. Fortunatamente i leoni maschi sono animali pigri, ci osservano, sbadigliano e si rimettono a sonnecchiare. E noi, dopo che una scarica di adrenalina ci ha attraversato da capo a piedi, riusciamo a  scaricarne l'accumulo. 
Chi disturba il mio pisolino?
(foto di Marina Fichera)

I tramonti africani, emozionanti e ineguagliabili, sembrano creati da un alchimista, i colori cambiano rapidamente e completamente e si amalgamano  con gli elementi che ci circondano. La fredda sabbia della savana diventa come fluida, le silhouette di alberi spezzati dalla furia degli elefanti si stagliano contro fondali incandescenti, l’acqua delle pozze in cui si rinfrescano gli animali prima della notte diventa oro.
Tramonto nella savana
(foto di Marina Fichera)

Bagno al tramonto
(foto di Marina Fichera)


I cieli che si possono ammirare dopo il calare del sole sono incredibili per noi abitanti in città di altri continenti, noi che abbiamo perso la fortuna di guardare all’insù e vedere che cosa realmente c’è oltre le luci urbane. Milioni di stelle, galassie lontane, costellazioni dei cieli australi, disegnano una volta che ha la forma di un’infinita ed emozionante cupola, sotto cui mi sento solo un piccolo granello di polvere stellare. 

Kubu Island, l'isola dei baobab
(foto di Marina Fichera)
Partiamo la mattina molto presto, e dopo varie ore sulla jeep a respirare sabbia, ricoperti completamente da uno strato di terriccio – la jeep da sedici posti su cui viaggio non ha i finestrini – arriviamo a Kubu Island, l’isola dei baobab. Millenni fa questa era una vera isola, ora è una collina di roccia bianca e baobab rossi persa in mezzo a un abbagliante deserto di sale. Qui regna incontrastato il silenzio, mentre il nulla si riempie di assordanti significati su un nuovo tramonto, bello da mozzare il fiato.




Kubu Island - Tramonto sul deserto di sale
(foto di Marina Fichera)

Il fiume Okavango, che occupa una gran parte del territorio del Botswana, ha una caratteristica molto particolare, direi uno strano destino. Il suo famoso delta non sfocia nel mare, ma si perde nel deserto del Kalahari.
L’ambiente creato dall’alternarsi delle stagioni secche e piovose è incredibilmente fertile e vario. Le possibilità migliori per vedere il delta dell’Okavango si hanno volando su piccoli aerei a cinque o sei posti oppure attraversando la miriade di canali del delta a bordo di un'imbarcazione.  Nel primo caso si ha la possibilità di avere una visione d’insieme del delta dall’alto, in un tranquillo volo panoramico che ricorda il romanticismo de “La mia Africa” oppure, nel secondo, di viverlo e osservarlo silenziosamente dal basso, navigando lungo i canali circondati da una natura  lussureggiante unica al mondo. Le emozioni sono ugualmente intense e gli occhi si riempiono d'immagini d' indimenticabile bellezza.

Il delta dell'Okavango dall'aereo
(foto di Marina Fichera)
In un certo senso l’Okavango e il suo delta sono la sintesi dell’Africa, della vita e delle sue contraddizioni. L’acqua del fiume e la sabbia del deserto in cui sparisce, branchi di elefanti che distruggono tutto e alberi che riescono a ricrescere rigogliosi anche dalle radici sventrate, avvoltoi e carogne, vita e morte che s'inseguono incessantemente. 
Tutto segue un ritmo ancestrale, naturale, tutto è scritto e immutabile, tutto è Africa, è vita.




“L'aria, in Africa, ha un significato ignoto in Europa: piena di apparizioni e miraggi, è, in un certo senso, il vero palcoscenico di ogni evento.”
Karen Blixen 

4 commenti:

  1. Conosco bene l'Africa e hai saputo ricrearne la magia. Adoro Karen Blixen e mi fa piacere che tu abbia chiuso il tuo splendido articolo con una sua frase.
    Mi chiamo anch'io Marina!!!

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  2. ottomo articolo ,Marina ,brava come sempre . Lo sai chi sono? Prova ad indovinare!! .Ciao

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