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sabato 19 luglio 2014

"La bellezza delle cose fragili", di Taiyse Selasi

recensione di Francesca Altobelli
Einaudi - Collana Supercoralli
pagg. 328 - € 19,00


Il libro di esordio di Taiye Selasi, divenuta famosa in Italia per essere stata uno dei tre giudici del talent letterario Masterpiece, è diventato un caso ancora prima di essere pubblicato, attirando l’attenzione di molteplici e quotate riviste. La storia è coinvolgente sin dalle prime battute, con la descrizione attenta, mai banale, della vita prima di Kweku Sai e poi di tutta la sua famiglia. Il tutto ha inizio proprio con la morte del dottor Sai davanti la sua casa in Ghana, una casa che aveva lui stesso disegnato anni prima e che costituiva la realizzazione di un sogno, purtroppo solo parziale. Kweku Sai era infatti tornato in Ghana, sua terra di origine, dopo moltissimi anni trascorsi a Boston dove aveva studiato e percorso una prestigiosa carriera di chirurgo acclamato e rispettato. Negli Stati Uniti aveva sposato Fola, nigeriana anche lei emigrata, e formato una famiglia con quattro figli all’apparenza solida e serena. In Ghana era però tornato da solo lasciandosi alle spalle la vita condotta fino ad allora e ricostruendo da zero un’esistenza che non avrebbe potuto più essere la stessa, libera e indenne dai richiami degli affetti passati.



La separazione dai propri cari era stata repentina, incomprensibile, quasi asettica nella sua fredda determinazione. Era come se a un certo punto tutto il suo mondo avesse perso qualsiasi importanza e la costruzione di carriera, sentimenti, apparteneza ad una nuova società e cultura si fosse miseramente sgretolata senza avere nessun sostegno a trattenerla. In una notte aveva lasciato la moglie e i quattro figli ancora  piccoli e impreparati alla durezza degli eventi. Fola è una donna forte, ma anche terribilmente fragile nella sua intimità, forse non completamente capace di farsi carico di figli così complessi, diversi, bisognosi di stimoli, protezione, spiegazioni. Viene dalla Nigeria ed anche lei ha avuto una vita complicata, di sradicamento dalla sua terra, di perdita dei legami importanti nella determinazione della forza di una persona. Olu, il più grande dei figli, è l’unico che ha seguito le orme del padre, diventando medico e cercando, come spesso succede, di supplire alle carenze paterne, perseguendo una sorta di perfezione maniacale, nel lavoro come nella vita privata. Taiwo e Kehinde sono due gemelli, un maschio e una femmina, bellissimi, ma anche feriti nell’animo da un dolore che scopriremo essere lacerante, insopportabile, crudele, ingiusto. Sono entrambi tormentati, uno fa l’artista e l’altra, malgrado la straordinaria intelligenza, non è riuscita a terminare gli studi in legge. Sono stati molto uniti, forse come solo i gemelli sanno essere, ma anche, negli ultimi anni, lontani. Sadie è la figlia più piccola, quella che è vissuta più a lungo con la madre da sola, che ha nei suoi confronti sentimenti di odio e amore, ma che nutre anche un profondo senso di inadeguatezza al cospetto di una famiglia così talentuosa e per certi aspetti eccezionale. Sente di non avere la bravura e l’intelligenza di Olu, sa di non avere la bellezza e l’estro dei gemelli, è consapevole di essere inferiore al valore dei genitori, vive nella certezza di essere l’elemento meno significativo della famiglia e soffre terribilmente cercando in tutti i modi di emanciparsi da quei legami. Tutti, in modi diversi, portano dentro di sé un dolore enorme, inespresso,conflitti mai manifestati, rancori strazianti. La morte del padre sarà l’occasione per tutti loro per confrontarsi, comprendere le proprie origini e capire il perché di tante “cose fragili” mai dette. L’autrice ha coniato il termine “afropolitan” per descrivere lo status degli immigrati africani in America dagli anni Settanta in poi e che adesso sono completamente integrati nella società. Il romanzo però non parla solo di loro, ma di tutti quelli che, allo stesso modo, provano emozioni fortissime e laceranti.


Taiye Selasi (Note Biografiche)
Taiye Selasi è nata a Londra, ma vissuta in Massachusetts. Attualmente vive a Roma. Il padre è ghanese e la madre nigeriana, proprio come i protagonisti del suo romanzo di esordio. Si è laureata a Yale ed è stata allieva di Toni Morrison e Salman Rushdie. È stata selezionata tra i migliori venti scrittori sotto i quaranta anni dalla rivista “Granta”.

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