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giovedì 12 giugno 2014

Armenia: dove anche le pietre hanno un’anima


appunti sparsi di viaggio di Marina Fichera

Un paese incastonato tra i monti del Caucaso, isolato da sempre ma da sempre unito nell’arcaica e profonda fede cristiana e nella fierezza della propria peculiarità, l’Armenia è un luogo dove il tempo si è fermato, o forse è solo più lento. Rallentato come rallenta il battito del cuore dopo una forte emozione, un’emozione che qui si chiama Genocidio. 
Perché è impossibile visitare l’Armenia senza prendere consapevolezza di quel che accadde novantanove anni fa. E’ una ferita aperta, sanguinante di un rosso vivo come le vesti dei monaci che ancora oggi popolano solitari monasteri, una sofferenza silenziosa che accompagna questo popolo austero e dignitoso.

Nel cerchio rosso l'Armenia

















Yerevan ci accoglie alle cinque del mattino di sabato 19 Aprile 2014. E’ ancora buio e la strada che dall’aeroporto ci porta al nostro albergo è deserta. Statue in stile sovietico di misteriosi eroi armeni svettano qua e là, tra imponenti piazze, ampi e verdi boulevard e case in tufo di vari colori. Sono le prime avvisaglie di una vivace città, in bilico tra il vecchio e il nuovo, tra la nostalgia del regime moscovita e la modernità di una globalizzazione che ancora non l’ha travolta.
Poche ore di riposo e mi ritrovo sul pullman per un primo giro della capitale: Il sorriso della nostra guida, una donna giovane e colta, ci trasmette subito il profondo amore che nutre per il proprio paese e il caloroso senso dell’ospitalità degli armeni.  
Dopo aver visitato un interessante museo storico, ci dirigiamo verso il Memoriale del Genocidio. Il monumento, un semplice cerchio di grigi blocchi di cemento che racchiude una fiamma perenne, da lontano non mi dice nulla, ma appena vi entro vengo assalita da un’improvvisa sensazione di indescrivibile tristezza. E’ lì, tangibile come un macigno che inaspettatamente mi schiaccia. E’ un doloroso urlo senza voce che mi rimbomba nella testa, eco delle sofferenze di questo popolo. Ho le vertigini, devo uscire, mi allontano dal gruppo per riprendermi dallo stordimento che ha provocato questa emozione.

Ora so che troverò spiritualità, spazi aperti e silenzio. Un silenzio che si nutre delle ataviche croci di pietra dei khachkar - testimonianza di una religiosità tangibile, solida, fatta di roccia oltre che di preghiere - e delle nuvole che veloci si rincorrono sull’altopiano caucasico. Uscendo da Yerevan ho la conferma definitiva di aver scelto bene la mia meta. Nella mia laicità avevo bisogno di un viaggio di spiritualità, di immergermi in una dimensione diversa dalla quotidiana isteria collettiva di Milano. 



 


Khachkr, antiche croci di pietra - Foto di M. Fichera

















I colori che dominano questa terra sono forti come il profumo dell’incenso delle chiese e intensi come le melodie liturgiche che ascolto durante le celebrazioni pasquali. 
Il grigio della pietra degli antichi monasteri e dei khachar disseminati sul territorio come piccole note su uno spartito di musica sacra. Il verde del muschio e dell’erba profumata di menta e timo, che ricopre i declivi dell’altopiano. L’azzurro deciso di un cielo limpido che si apre su di noi con una sconfinata vastità.
E poi il bianco. Come una dolce sposa questa terra è ammantata dal bianco delle cime dei monti ancora innevati, dal candore dei ciliegi in fiore che rinascono in un’esplosione di vita, dalla leggerezza delle nuvole che giocano sulle nostre teste mentre ci muoviamo su strade quasi deserte che ci portano verso sud.

I colori dell'Armenia: Caucaso e nuvole
(foto di M. Fichera)

Il monastero di Hagpat
(Foto di Marina Fichera) 






Il Monte Ararat,  5.165 metri s.l.m.
(Foto di M. Fichera)

L’Ararat, il cui nome in lingua armena significa Luogo creato da Dio, lo vediamo per la prima e unica volta domenica, mentre andiamo verso la cattedrale di Echmiadzin per assistere al commovente rito religioso della Pasqua. Il monte della Bibbia, dove Noè si posò con la sua Arca dopo il Diluvio, è un vulcano di oltre 5.000 metri di sacralità e nevi perenni che domina l’ampia vallata in cui si sviluppa in modo disordinato Yerevan. 
E’ spesso ricoperto da nubi o foschia che ne impediscono la vista, e forse è meglio così, perché oggi, al di là del tormentato confine turco che volge a occidente, è come una donna bellissima che tutti possono guardare, ammirare, desiderare, ma nessuno può neanche sfiorare.

Per raggiungere il monastero di Tatev si prende una delle funivie più moderne al mondo, una meraviglia tecnologica svizzera che percorre placidamente cinque chilometri di precipizio mozzafiato. Tatev è situato sull’orlo di un costone di roccia che si affaccia su un vuoto colmo di storia e preghiere, come tutto qui in Armenia. Ancora oggi i monaci lo popolano rendendolo un luogo vivo - i monasteri sono importanti punti di riferimento per le comunità locali - un luogo pulsante di misticismo, litanie sacre e incredibile bellezza.



  
Il monastero di Tatev
(foto di M. Fichera)
..e il percorso della funivia
(foto di M. Fichera) 












Un’antica leggenda narra della storia di Tamara, una giovane principessa che viveva su un’isola del lago Sevan, a nord del paese. Era innamorata di un ragazzo del popolo e tutte le notti accendeva una fiamma in modo che lui potesse raggiungerla a nuoto dalla terraferma. Una notte il re, contrario alla relazione della figlia, spense la fiamma e il giovane, persa la direzione, affogò urlando Akh, Tamar! - Oh, Tamara! Da quel giorno l’isola – oggi diventata penisola a causa dell’abbassamento del livello delle acque - si chiama Akhtamar.
Sulla penisola sorge il complesso di Sevanavank. Le due chiese, ricostruite a partire dal XV° secolo dopo la distruzione del precedente complesso edificato nel 305 d.C. da San Gregorio l’Illuminatore, svettano sul bellissimo lago di Sevan, a quasi 1.900 metri sul livello del mare. Anche se molto più turistico di altri luoghi, il sito, virtuosamente arroccato sulla cima della penisola, riesce a mantenere la sua solennità, antica e orgogliosa. Perché qui, in Armenia, anche le pietre hanno un’anima.
Il monastero di Sevanavank, penisola di Akhtamare, Lavo Sevan
(foto di M. Fichera
E la poesia è una delle più alte forme attraverso cui quest’anima di manifesta. L’amore per questa terra martoriata è espressa in modo potente e vibrante nei versi composti negli anni venti del ‘900 dal poeta Eghishe Çharents

Ode all’Armenia
Traduzione di Boghos Levon Zekiyan

Io della mia dolce Armenia amo la parola dal sapore di sole,
Della nostra antica lira amo le corde dai pianti di lamento,
Dei fiori color sangue e delle rose il profumo ardente
E delle fanciulle di Nayiri amo la danza morbida e agile.
Amo il nostro cielo turchese, le acque chiare, il lago di luce,
Il sole d’estate e d’inverno la fiera borea stanante il drago,
Le nostre pareti inospitali delle capanne sperdute nel buio
E delle antiche città amo la pietra dei millenni.
Non dimenticherò i nostri canti lamentosi, ovunque io sia,
Non dimenticherò i nostri libri incisi con lo stilo, divenuti preghiera,
Per quanto lacerino il cuore le nostre piaghe sprizzanti sangue,
Amerò ancor più la mia Armenia amorosa, orfana, ardente di sangue.
Non vi è alcun’altra leggenda per il mio cuore colmo di nostalgia,
Simile al Narekatsi e a Kučhak non vi è fronte luminosa,
Attraversa il mondo, non vi è simile all’Ararat vetta bianca,
Qual cammino di gloria inaccessibile, il mio monte Masis io amo.

16 commenti:

  1. Le pietre "con l'anima" hanno parlato ai nostri cuori risvegliando antiche emozioni attraverso il tuo racconto... Grazie! Antonella

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  2. Io sono originaria dell'Armenia e mi hai fatto rivivere ricordi sopiti, ma mai cancellati. Che bel Paese!
    Ani

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    1. si, splendido paese e bellissime persone!
      ciao
      Marina

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  3. Un articolo davvero interessante, evocativo intenso e partecipato! Solo chi ha un' anima sensibile e delicata riesce a cogliere la poesia in ciò che osserva e a trasmettere emozioni così vibranti..complimenti davvero! Lorenza

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    1. Grazie Lorenza! Sono onorata di aver avuto un tale apprezzamento,
      Ciao
      Marina

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  4. Quando scrivi all'inizio "Un paese incastonato" viene subito in mente una pietra preziosa...e l'Armenia è davvero tale. Complimenti per aver saputo cogliere l'essenza.
    Margaid

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    1. E' così, una pietra preziosa che ancora troppo pochi conoscono. Perciò spero di poter contribuire a diffonderne la conoscenza!
      grazie
      Marina

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  5. Splendido racconto..fatto da un'instancabile esploratrice come te. ;)
    Grazie per questa tua energia che hai condiviso con noi.

    Hydrea

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  6. Grazie Hydrea! Torna a leggerci spesso perché, oltre a tutti gli altri interessanti articoli, verranno pubblicati altri miei racconti di viaggio
    Ciao
    Marina

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  7. Ciao Marina!L'articolo è molto interessante e mi hanno colpito anche le foto, sono davvero belle!
    Aspettiamo il prossimo articolo da qualche altra bella meta.
    Patrizia e Alice

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    1. Ciao care! Grazie, è stato facile fare queste foto, l'Armenia è bellissima! Prossimamente nuovi articoli di viaggi e di jazz
      Ciao
      Marina

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  8. C'è molta anima nelle tue descrizioni e nella materia di queste meravigliose immagini. Grazie Marina è stato un vero piacere leggere questo articolo sull'Armenia. Ricco e per nulla scontato. Ciao e ai prossimi!

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    1. Ciao, grazie! Torna a rileggerci spesso, troverai tanti articoli sempre interessanti!
      ciao
      Marina

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  9. Ho sempre sognato di visitare l'Armenia, con il tuo racconto hai
    risvegliato in me il desiderio di volare in quella terra mistica. Delia

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    1. Grazie Delia, ti auguro di visitare questo meraviglioso paese presto!
      Marina

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