!-- Menù Orizzontale con Sottosezioni Inizio -->

News

mi piace

lunedì 19 dicembre 2022

Il Natale in giro per il mondo


 (Mimma Zuffi)

Guido Tommasi editore





Cari lettori,
 per tutto il mese di dicembre vi terremo compagnia raccontandovi piccoli scorci del Natale in giro per il mondo, per allungare lo sguardo oltre la porta di casa, per sorridere di usanze bizzarre, per pescare ispirazioni in Paesi che non avremmo mai associato alla nostra idea di Natale.
Un modo come un altro per appuntarsi ricette e libri da leggere o regalare, per progettare una vacanza…


La prima tappa del nostro viaggio sarà nei Paesi del Nord Europa.

La sera della Vigilia di Natale siamo seduti intorno al grande tavolo a Marbacka.
Papà a un capo della tavola, la mamma dall'altro. C'è anche zio Wachenfeldt, al posto d'onore alla destra di papà, e zia Lovisa, Daniel, Anna, Gerda e io. Come sempre, Gerda e io siamo sedute da una parte e dall'altra della mamma, perché siamo le più piccole.
Mi vedo ancora tutta la scena davanti agli occhi.
Abbiamo già mangiato lo stoccafisso, il budino di riso e le sfoglie.
Piatti, cucchiai, coltelli e forchette sono stati sparecchiati, ma la tovaglia viene lasciata.

Le due candele a più braccia, fatte in casa, bruciano nei loro candelabri al centro della tavola: intorno vi sono la saliera, la zuccheriera, l'oliera e una grossa brocca d'argento, riempita fino all'orlo di birra di Natale. Visto che la cena è terminata, dovremmo alzarci da tavola, ma non è così.
Rimaniamo seduti ai nostri posti in attesa della distribuzione dei regali di Natale. In nessun'altra casa, dalle nostre parti, si usa distribuire i regali di Natale a tavola, dopo il tradizionale budino di riso. Niente è paragonabile a quel trascorrere in attesa, ora dopo ora, tutta la sera della Vigilia sapendo che il meglio deve ancora venire.
Il tempo passa lentamente, molto lentamente, ma noi siamo sempre convinti che gli altri bambini, che hanno ricevuto i loro regali verso le sette o le otto, non provano la gioia che proviamo noi ora che il momento tanto atteso è finalmente arrivato.
Gli occhi brillano, le guance si infiammano, le mani tremano quando la porta si spalanca e compaiono le due domestiche, travestite da caprette di Natale e trascinano due grosse gerle piene di doni fino al posto della mamma.

Il libro di Natale, Selma Lagerlöf, Iperborea.



Nei paesi del Nord Europa il Natale sembra durare di più che altrove
Questa sensazione, in parte, è frutto della nostra immaginazione: il Nord Europa, per chi vive nel bacino del Mediterraneo, ha confini molto labili, come se fosse un unico grande Paese, sommerso dalla neve per la maggior parte dell’anno e illuminato da incredibili aurore boreali, dove a ogni pasto si mangia salmone e le brioche alla cannella, servite tiepide con un’enorme tazza di caffè bollente, sembrano diffuse almeno quanto lo è la pasta al pomodoro da noi.


Ma è davvero così?
In effetti nei Paesi del Nord Europa le tradizioni natalizie sono molto sentite.
Fin dall’antichità in queste terre si festeggiava la Jul, la luce. Era una festa strettamente collegata al solstizio invernale: si andava incontro a una sorta di tregua generale, un periodo di riposo e molti usi e credenze sono in parte sopravvissuti nei festeggiamenti del Natale cristiano.


Durante il periodo del solstizio d’inverno, il momento più buio dell’anno, l’oscurità era esorcizzata illuminando le case e le strade con le candele che venivano sistemate anche sull’albero. Proprio le candele sono un ingrediente fondamentale della hygge natalizia, così come gli gnomi, gli spiriti del bosco che, secondo molte tradizioni locali, abitano ancora tra i rami degli alberi. In questa parte di mondo le tradizioni legate al Natale vanno molto oltre l’aspetto commerciale.
Ci si ritrova, si canta insieme, si mangia, si rinforzano legami familiari…
Ma ci sono molte differenze tra le tradizioni lapponi, finlandesi, danesi e svedesi, per esempio.


In Svezia, il periodo natalizio prende il via il 13 dicembre, con la festa di S. Lucia. Ogni anno, in ogni città svedese viene incoronata “una” Lucia che partecipa alla processione vestita con un abito bianco e una corona di candele in testa. La ragazza si muove accompagnata da alcune compagne abbigliate allo stesso modo e tutte insieme intonano canzoni natalizie, portando in giro la luce.



Anche in Danimarca si è immersi in un tripudio di luci, decorazioni e mercatini. Il Natale si festeggia la sera della vigilia con una tradizione ancora piuttosto in voga. Tenendosi per mano, si balla girando intorno all’albero di Natale sulle note di canti natalizi prima di scartare i regali o, in alcune famiglie, prima di mettersi a tavola per la cena.


E cosa si mangia?
I menu sono davvero molto diversificati: dall’insalata finlandese a base di barbabietole, carote e patate condita con panna acida, al cosciotto di maiale, dalle aringhe al salmone, dal budino di riso danese, all’anatra arrosto, dalla birra di Natale al glogg c’è veramente un intero mondo culinario da scoprire.


Se volete dare una sbirciata alla cucina del Nord Europa, eccovi alcune proposte.






-----
 oggi dove andremo?


Questa settimana faremo un salto… in Giappone!


Il 25 dicembre nel Paese del Sol Levante scuole e uffici sono aperti perché non è un giorno di festa.
Ma questo non vuol dire che il periodo natalizio passi del tutto inosservato... Tutt’altro.
Il Giappone, del resto, ha iniziato a celebrare il Natale solo dopo la Seconda Guerra Mondiale, influenzato dai Paesi occidentali. Trattandosi di una tradizione cristiana, il Natale era infatti una festività sconosciuta in questa terra. Nel corso degli anni è stato integrato nella cultura popolare e oggi viene considerato come un periodo di felicità diffusa.



Si comincia il 24 dicembre con una festa che è molto simile al nostro San Valentino.
Molti di voi staranno storcendo il naso, ma le usanze di Paesi così lontani dal nostro hanno qualcosa di strabiliante perché raccontano un pezzo della loro storia e della forza di alcune influenze culturali che noi diamo per scontate.
Dunque, la vigilia è una serata dedicata agli innamorati e alle famiglie con bambini piccoli; solitamente si va a cena fuori… oppure a mangiare il pollo fritto!


La faccenda si sta complicando, è vero, ma c’è una ragione ben precisa che giustifica questo piatto così poco natalizio.
Avete presente la catena americana Kentucky Fried Chicken?
Nei primi anni Settanta vennero aperti in Giappone alcuni ristoranti di questa catena: l’operazione fu accompagnata da una campagna pubblicitaria particolarmente efficace. Si partì da un’idea molto semplice, ossia facendo leva sulla nostalgia. Gli americani residenti in Giappone, infatti, sentivano la mancanza del loro Natale, cercavano di riprodurre le tradizioni cui erano legati, soprattutto a tavola, ma in Giappone il tacchino, che in America troneggiava su ogni tavola in questo periodo, era molto difficile da trovare. E così i manager della catena di fast food pensarono che il pollo potesse essere un valido sostituto e lo presentarono in un menù di Natale.



La campagna fu un successo, tanto da trasformare il pollo fritto in una tradizione: in Giappone non è Natale senza KFC e per riuscire a ottenere un posto nei loro ristoranti proprio quel giorno bisogna prenotare molte settimane prima altrimenti si rimarrà in coda per ore!
E per dolce cosa mangiano?
Se avete accantonato l’idea di pandoro e panettone, avete fatto bene perché in Giappone come dessert natalizio si mangia… la torta alle fragole con la panna!
Si tratta di una shortcake particolarmente richiesta in questo periodo dell’anno: si dice che la sua popolarità risalga all’immediato dopoguerra, quando i dolci erano considerati un lusso destinato solo agli americani. Nonostante la base del dolce, molto simile al Pan di Spagna, fosse già conosciuta in Giappone, ingredienti come il burro, le uova o il latte erano una rarità in un Paese messo in ginocchio dal conflitto mondiale. Fu così che con la ripresa economica e l’aumento delle importazioni, questo dolce smise la sua allure di dolce esclusivo e venne scelta come simbolo della rinascita.
Anche il suo aspetto non è casuale: il bianco e il rosso delle decorazioni sono particolarmente cari alla tradizione nipponica, sono gli stessi colori della bandiera nazionale e un simbolo di buon augurio. La forma rotonda, infine, fa riferimento a un senso di profonda armonia.



Ma che fine ha fatto Babbo Natale?
Nella cultura buddhista esiste un personaggio che ricorda Babbo Natale: è Hotei, conosciuto anche come il “Buddha felice”. Anche se diverso dal suo “collega” occidentale, è una delle 7 divinità della fortuna ed è spesso ritratto con un sacco pieno di doni e circondato dai bambini.


La tradizione di fare dei regali, coinvolgendo Babbo Natale, non è particolarmente radicata in Giappone, ma la figura del vecchietto rubicondo e sorridente come lo conosciamo noi compare dappertutto durante il periodo natalizio: negozi, ristoranti, programmi TV…
Per quanto il significato del Natale in Giappone sia meno forte dal punto di vista spirituale e del tutto diverso rispetto ai Paesi occidentali, anche qui la voglia di armonia e felicità si esprime attraverso addobbi e le luminarie magnifici.



La cultura giapponese ha sempre affascinato noi occidentali. Se avete voglia di approfondirne l’aspetto gastronomico, date un’occhiata al nostro sito: troverete moltissimi titoli interessanti, anche per chi è alle prime armi, e potrete curiosare tra molti altri libri del nostro catalogo legati al Natale o fare un buon affare; se siete interessati alla cucina, ai viaggi o siete appassionati di illustrazione e storie per bambini potrete trovare una valanga di titoli bellissimi.
----
AUSTRALIA


vogliamo ancora allungare lo sguardo oltre la porta di casa, per sorridere di usanze bizzarre, per pescare ispirazioni in Paesi che non avremmo mai associato alla nostra idea di Natale?
Un modo come un altro per appuntarsi ricette e libri da leggere o regalare, per progettare una vacanza o almeno un viaggio con la fantasia


Sarà un bel contrasto con il Natale che stiamo per proporvi questa settimana, in cui le sfumature calde e dorate prenderanno il sopravvento su panorami innevati punteggiati da abeti maestosi…
In alcuni Paesi, infatti, il Natale si spoglia delle sue caratteristiche più nordiche per vestirsi… d’estate!


E, per quanto a noi europei risulti sconvolgente accostare il Natale all’estate, in Australia, per esempio, si entra nella stagione estiva proprio in concomitanza con le feste natalizie.
In questo periodo, le principali città australiane si riempiono di turisti e di australiani in vacanza.
Come si festeggia il Natale a queste latitudini? È davvero così diverso dal nostro?



La Vigilia di Natale, in tutte le città australiane, si rivive una tradizione nata negli anni Trenta, chiamata Carols by Candlelight: ci si ritrova in un luogo prestabilito, si porta una candela e si cantano insieme le canzoni natalizie più popolari, generalmente guidati da un coro o da un’orchestra. Per chiudere la giornata, si prepara una cena fredda o si organizza un barbecue, a base di pesce e crostacei, accompagnati da bibite ghiacciate, birre o vini freschi di frigo, ma non mancano piatti di salumi e formaggi, tacchino freddo, insalate, vassoi di frutta fresca e dolci come la pavlova.

Il 25 dicembre è una giornata votata al relax, alla famiglia e agli amici. La spiaggia, ovviamente, è una delle mete più gettonate, il luogo in cui ci si ritrova con chi si ama per il tradizionale barbecue (a Sydney, per esempio, Bondi Beach viene presa d’assalto il giorno di Natale), oppure si organizza un picnic in uno dei tanti parchi cittadini. 
Il clima estivo è un regista esigente e ribalta in modo radicale i festeggiamenti da un emisfero all’altro!


Il pranzo di Natale è molto meno abbondante di quello a cui siamo abituati noi italiani: per chi sceglie di rimanere a casa, la portata principale di solito è il tacchino, mentre come dessert tradizionale viene servito il Christmas Pudding (eh sì, niente panettone, pandoro o torrone!).


Nonostante le differenze con l’Europa, il Natale è una festività molto sentita anche qui e, durante tutto il periodo natalizio, vengono organizzati eventi ovunque e le città esplodono di decorazioni: naturalmente non ci sono le classiche ghirlande di agrifoglio, perché qui viene utilizzato il Christmas bush, un arbusto australiano che produce piccole foglie appuntite e fiori color crema, che diventano di un bel rosso acceso proprio durante il periodo natalizio.


Il 26 dicembre invece, mentre da noi si celebra Santo Stefano, in Australia si festeggia il Boxing Day. Questa festività è molto sentita nei Paesi che fanno parte del Commonwealth come l’Australia, la Nuova Zelanda, il Guatemala... L’espressione Boxing Day deriva dalla parola inglese box, scatola: nell’Ottocento, infatti, era consuetudine di alcune famiglie britanniche preparare delle scatole contenenti doni e avanzi del sontuoso pranzo di Natale da destinare alle persone meno fortunate o al personale di servizio.


Oggi è diventata una festività nazionale durante la quale si organizzano diverse competizioni sportive, come partite di football e di rugby. A Melbourne c’è il Boxing Day Test match in cui la squadra nazionale di cricket australiana sfida una delle squadre che si trovano in Australia in quel momento.
Un altro evento sportivo molto famoso e seguito è la Rolex Sydney Hobart Yacht Race, la regata Sydney-Hobart, dove imbarcazioni a vela si sfidano lungo un percorso di oltre 1.100 km. La regata si conclude il 31 dicembre, giusto in tempo per i festeggiamenti di Capodanno!

Persino Babbo Natale qui è un po’ sopra le righe: il signore anziano e panciuto, con un vestito rosso bordato di morbida pelliccia bianca che distribuisce regali a bordo di una slitta trainata dalle renne, in Australia veste in modo più leggero (pantaloncini e maglietta!) ma, soprattutto, si dice che una volta arrivato qui lasci le renne a riposare e se ne vada in giro… con sei canguri!
 
Se quest’ultima usanza non vi ha dato il colpo di grazia, siete dei veri cittadini del mondo!

Vi lasciamo con una ricetta per nulla bizzarra ma che, ne siamo certi, sulle tavole di Natale farà un’ottima figura.
L’autrice è Donna Hay, uno dei personaggi più noti nel panorama dell’editoria gastronomica internazionale. Cuoca e food-stylist, ha scritto moltissimi libri di cucina vincitori di premi internazionali, pubblica donna hay magazine, una rivista bimestrale il cui motto è “turn simple into special”, e tiene diverse rubriche su testate giornalistiche australiane e neozelandesi.






----

Gironzoliamo ancora per la cara vecchia Europa


Nei Paesi dell’Europa dell’Est il Natale è molto sentito ma, mentre alcuni lo celebrano il 25 dicembre, altri (di rito ortodosso) lo festeggiano il 7 gennaio. In molti di questi Paesi, è ancora viva la tradizione pagana di ricordare il solstizio d’inverno, chiamato Yule, una veglia celebrata dal tramonto all’alba successiva (la notte più lunga dell’anno) per assicurarsi che il sole sorga di nuovo. L’Europa orientale non è un territorio uniforme per lingua e cultura e anche il Natale, a volte, si festeggia in modo diverso. Se c’è un tratto comune, però, è sicuramente il ricchissimo patrimonio di tradizioni e usanze molto antiche che uniscono le persone e rinsaldano l’orgoglio nazionale.



In Polonia, il 24 dicembre si digiuna fino al calare del sole: quando spunta la prima stella, si può dare inizio al banchetto.
Cracovia è una delle città polacche più belle. In questo periodo, in particolare, regala un’atmosfera davvero unica con le sue luci fiabesche che illuminano la Piazza del Mercato, il pittoresco albero di Natale, il mercatino, chiamato Jarmark Bozonarodzeniowy, animato da suggestive bancarelle con oggetti d’artigianato, i classici presepi polacchi, le luminarie e i piatti tipici.


Nel corso del XVIII secolo a Cracovia si diffuse l’usanza tra i muratori e gli operai di costruire piccole capanne con raffigurazioni della Natività da adagiare sotto l’albero di Natale: lo scopo era quello di arrotondare la paga giornaliera, ma ben presto divenne un’usanza molto apprezzata dall’intera popolazione.


Il giorno della Vigilia si è soliti mettere un posto in più a tavola rispetto al numero effettivo dei commensali, nel caso si presentasse una persona inaspettata o per ricordare i familiari che non ci sono più.
Il menù della Vigilia non prevede carne, ma dodici piatti vegetariani (è una forma di augurio per i dodici mesi dell’anno a venire), tra cui compaiono solitamente zuppa di funghi, cavolo con i piselli, gnocchetti di verdure…



Un dolcetto tipico di queste feste è l’oplatek, una cialda con una consistenza simile all’ostia su cui viene impressa una scena natalizia. La tradizione vuole che venga distribuita dal capofamiglia ai commensali, prima che la cena della Vigilia abbia inizio.
Distribuire l’oplatek tra i familiari è un gesto che simboleggia il sacrificarsi gli uni agli altri e la volontà di condividere i frutti del lavoro quotidiano. È una cerimonia toccante, che può aiutare a risanare le divisioni nate in famiglia nell’ultimo anno.
È tradizione anche mettere sotto la tovaglia una manciata di fieno. Questa usanza si ricollega a un’antica festa agricola ed è di buon augurio per la famiglia.

Una volta arrivati a Cracovia si ha l’imbarazzo della scelta: sono moltissimi i luoghi da visitare, tutti ricchi di storia. Di certo, merita una visita il famoso centro storico di epoca medievale caratterizzato da alcune importanti architetture che affacciano nella piazza a pianta quadrata più grande d’Europa (Rynek Główny), il Castello del Wawel e la sua cattedrale (Rynek Główny), dove vissero e furono sepolti i membri della famiglia reale polacca. Qui nacque anche la famosa leggenda del simbolo della città, il Smok Wawelski, un feroce drago che uccideva sia uomini che animali e a cui è stata dedicata una statua bronzea sputafuoco, l’attrazione più amata dai bambini! Cracovia, esaltata dalle luci e dalle decorazioni natalizie, è difficilmente dimenticabile.

Anche la Lettonia offre una combinazione di tradizioni cristiane e pagane per celebrare le festività natalizie e il solstizio d’inverno.
Le tradizioni natalizie lettoni sono abbastanza simili a quelle dei Paesi occidentali: i bambini aspettano con trepidazione l’arrivo di Babbo Natale e molte serate sono dedicate a cene da condividere con gli amici. Il Paese, inoltre, è considerato la culla dell’albero di Natale.
Secondo la leggenda, infatti, Riga è la città in cui per la prima volta, intorno al 1510, un gruppo di mercanti decorò un albero di Natale con addobbi vivaci e colorati. La tradizione fu imitata in tutto il mondo e nella capitale della Lettonia è tuttora rispettata, soprattutto nel grande mercato natalizio che si tiene ogni anno intorno a Piazza del Municipio, tra la Casa delle Teste Nere e la chiesa di San Pietro, ovvero nella città vecchia (Vecriga), di origine medievale.
Sono molte le leggende e le storie su chi abbia avuto per primo l’idea di decorare un albero con ghirlande, candele e altri addobbi: si tirano in ballo i miti pagani teutonici, le prime celebrazioni del Natale luterano, ma Riga è particolarmente orgogliosa del suo primato e lo difende strenuamente.



Sulle tavole delle case lettoni, sia in passato che oggi, la sera della Vigilia si trovano i frutti dell’autunno appena trascorso. Nella notte di Natale, poi, si usava lasciare un po’ di pane in tavola perché non mancasse per l’anno successivo.
Piatti tradizionali della festa sono da sempre pupas un zirņi (fagioli e ceci), carne di maiale, sanguinacci, i tradizionali piragi (panini morbidi ripieni di carne e formaggio) e, ovviamente, la birra.
La tradizione gastronomica lettone, in generale, è fatta di materie prime stagionali e locali, soprattutto le verdure, molto spesso declinate in una grande varietà di zuppe che permettono di affrontare meglio i rigidi inverni. Un altro ingrediente fondamentale è la carne, in particolare quella di maiale e la selvaggina, ma la vicinanza al Mar Baltico e la presenza di fiumi fornisce pesce fresco in abbondanza e tra le specialità principali ci sono il salmone, l’aringa, l’anguilla e la sardina, serviti come secondo o antipasto, sia crudi che fritti o affumicati.


La tradizione popolare lettone per le feste di Natale è collegata principalmente alla festa pagana del solstizio d’inverno che celebra la fertilità, la speranza e la luce. In passato, questo era un momento di gioia e di divertimento per i lettoni, in cui si festeggiava la vittoria della luce sulle tenebre: la notte più lunga dell’anno lasciava finalmente il posto al lungo cammino verso la primavera.
Ziemassvētki è la parola con cui oggi si indica il Natale, ma in lettone significa “festa d’inverno”: veniva festeggiata dai contadini a partire dal 20 dicembre per tre giorni e tre notti. La qualità del raccolto dell’anno successivo e la loro stessa sopravvivenza, del resto, dipendevano dal sole e dalla luce.



Si festeggia per tre giorni anche in Ungheria, dove il Natale viene celebrato dal 24 al 26 dicembre. Una volta arrivati a Budapest, i visitatori sono inesorabilmente attratti dal mercatino di Piazza Vorosmarty, il più ricco e spettacolare di tutta la città: bancarelle, vin brulé e decorazioni sono una tentazione cui è difficile resistere, mentre nelle vicinanze si svolge un vero e proprio festival invernale con piste di pattinaggio, eventi musicali e balli popolari.


L’atmosfera natalizia si respira già dal 6 dicembre, giorno di San Nicola (Mikulas), quando il santo si palesa nella notte per lasciare piccoli doni nelle scarpe dei bambini.


Il Natale è molto sentito, dato che la maggior parte della popolazione è cattolica, ma nelle tradizioni che lo accompagnano sono evidenti influssi da varie culture.



Un tempo, il 13 dicembre, giorno di Santa Lucia (Luca napja), era diffusa l’usanza per cui alcuni bambini giravano per le strade recitando formule magiche allo scopo di favorire la fertilità dei campi.
Si costruiva poi la “sedia di Santa Lucia”, che veniva realizzata con nove tipi di legno diverso e che andava ultimata il giorno di Natale.


Un’altra antica usanza è il regölés, in cui gruppi di persone giravano di casa in casa recitando formule d’augurio, interpretazioni di antiche leggende ungheresi, ecc. Probabilmente è una tradizione legata ai menestrelli medievali.

piatti tipici di questo periodo variano da famiglia a famiglia: di solito la Vigilia si mangia la zuppa di pesce d’acqua dolce, generalmente carpa, mentre il giorno di Natale si può gustare l’anatra al forno con il cavolo.
I dolci natalizi più comuni – e spesso preparati in casa – sono il bejgli e il zserbó. Il primo è un rotolo morbido ripieno di semi di papavero o noci. Il secondo, invece, è una torta a strati farcita di noci e marmellata, ricoperta poi di cioccolato fondente.
L’albero si addobba a ridosso della vigilia di Natale. Insieme alle decorazioni più classiche, tra i rami si possono trovare anche i szaloncukor, cioccolatini con un cuore di marzapane, frutta secca, crema o persino gelatina.

Praga è una meta perfetta se volete godere l’atmosfera fiabesca dei mercatini natalizi. Quello più famoso si trova nella Piazza Vecchia, dove spicca il luminoso albero di Natale, nella cornice della Chiesa di San Nicolò e del municipio, che ospita anche l’Orologio Astronomico. Lungo tutte le vie della città si snodano altri mercatini decisamente pittoreschi. Ma se volete stupire davvero i bambini, portateli a uno spettacolo di marionette. Dalla lavorazione alla messa in scena, Praga vanta una tradizione secolare di burattinai. Esiste una vera e propria scuola di quest’arte presso l’Accademia di Arte Drammatica dove si imparano i trucchi del mestiere. Le opere che vengono rappresentate vanno dalle più tradizionali (come il Don Giovanni o il Faust) a storie più moderne, ma sempre messe in scena in chiave ironica e divertente.


Una delle tradizioni più importanti di questo Paese, riguarda il pranzo del 25 dicembre. Sulla tavola di Natale troneggia, infatti, una carpa di notevoli dimensioni. Solitamente viene acquistata il giorno prima della vigilia di Natale e tenuta in una tinozza o in una vasca da bagno fino a quando non è pronta per essere cucinata e servita.



Questo modo bizzarro di “conservare” la carpa, ci ha catapultato in un altro universo. Succede spesso con i libri, soprattutto con quelli che hanno catturato la nostra fantasia.
La grossa carpa Cicciobalda è una storia che non ha nulla a che vedere con la Repubblica Ceca… ma riguarda l’amicizia, quella tra due bambini e un’enorme carpa. Pubblicato da LupoGuido, scritto e illustrato da Luis Murschetz, sloveno naturalizzato tedesco, è una storia in cui la tenacia dei bambini sfida la forza e l’arroganza di un gruppo di adulti.


Il viaggio per salvare il pesce è descritto con toni rocamboleschi, ma una volta a casa la fatica si tramuta in gioiasi misero a giocare con lei come se fosse una barchetta, poi la decorarono con palline colorate e stelle dorate.
È una strana storia, forse, da proporre a Natale ma le atmosfere nordiche e il buffo tentativo di salvataggio, il nuovo aspetto luccicante della carpa non lasceranno indifferente nessun bambino.


Sulla costa croata e in Dalmazia, il Natale è all’insegna di mercatini bellissimi.
A Zagabria i preparativi per il Natale iniziano già a novembre e non potrebbe essere altrimenti visto che la città è famosa anche per essere la sede di uno dei più grandi e suggestivi presepi viventi di tutta Europa.


Anche a Dubrovnik le vacanze natalizie rappresentano un periodo magico per la cittadinanza e i turisti: il Dubrovnik Winter Festival, infatti, lo rende uno dei posti più belli in Europa da visitare a Natale, l’ideale per un viaggio in famiglia. Da fine novembre a inizio gennaio sono in programma eventi speciali sia per adulti che per bambini, tour guidati gratuiti e tanta cultura e gastronomia.


Alla Fiera di Natale, tra canti natalizi e concerti, si possono degustare pietanze salate, dolci e bevande tradizionali delle festività natalizie, come il piatto tipico dalmata bakalar (baccalà), biscotti, mandorle e scorze d’arancia candite, la kontonjata (una composta di mele cotogne) tipica della città, e altre prelibatezze.
La fiera, inoltre, lascia ampio spazio agli artigiani locali che espongono i loro manufatti: addobbi natalizi, candele, giocattoli, oggetti in vetro, ricami, ceramiche e porcellane, e tutto ciò che gli artisti realizzano per le feste.

 



Nessun commento:

Posta un commento