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domenica 2 ottobre 2022

Bulgaria: viaggio nei Balcani Orientali


appunti sparsi di viaggio di Marina Fichera

 

Ho sempre pensato che avrei visitato l’Europa in modo approfondito quando sarei stata più avanti con gli anni. Località a poche ore di volo, in territori culturalmente vicini, queste mete mi sembravano troppo facili ma, poiché negli ultimi due anni molto è cambiato, questo è il terzo viaggio che faccio nel Vecchio Continente da agosto 2021.


Ancora una volta però ho scelto una meta poco battuta, la Bulgaria, e l’ho fatto proprio perché fuori dai classici circuiti del turismo di massa. Ho optato per un giro che mi ha permesso di visitare le principali località del paese, dal massiccio dei Balcani Centrali al Mar Nero, dal Danubio ai monti Rodopi, passando per le principali città, le migliori località termali e i più famosi siti archeologici, monasteri e chiese medioevali.

                            Il Mar Nero dal castello di Capo Kaliakra (foto di Marina Fichera)

Avevo la curiosità di andare in spiaggia e fare il bagno sul Mar Nero. Tristemente noto nell’attuale scenario geo-politico, il Mar Nero è in realtà un mare molto bello, con l’acqua azzurra e pulita, e con spiagge di sabbia dorata e alte scogliere che guardano a oriente. Le località che vi si affacciano, dalla più caotica ma pur sempre affascinante Varna, alla bella e vivace Nessebar, rendono la zona una meta molto gradevole per qualche giorno di relax balneare. Io e il mio gruppo ci fermiamo solo per una mezza giornata a Varna, perchè il tour è molto serrato, ma il bagno nel Mar Nero è comunque un’esperienza piacevole, soprattutto se seguita da un’ottima cena a base di pesce, seduti comodamente in spiaggia ad ammirare il mare al tramonto.


                          
Al tramonto in spiaggia a Varna (foto di Marina Fichera)

I traci sono stati un’antica popolazione, già citata nell’Iliade, che regnò nell’attuale Bulgaria per circa un migliaio d’anni, tra il V° secolo avanti Cristo e il VI° dopo Cristo. Le testimonianze della loro cultura e grandezza sono numerose in tutto il territorio balcanico, ma una delle più sorprendenti è di sicuro la tomba di Sveshtari, nella campagna a nord-est del paese.

La tomba, datata III° secolo avanti Cristo, e quasi certamente appartenuta a un uomo di lignaggio reale, stupisce per due motivi. Per la bellezza e la raffinatezza dell’architettura e decorazioni ma soprattutto perché è stata inscatolata sotto un tumulo di terra che ricopre una camera - a temperatura e umidità costanti - che sembra il bunker di una banca centrale. Alla tomba si accede attraverso una grossa porta d’acciaio e una piccola zona museale, che la separano dall’esterno con altre due porte interne. Si entra solo con la guida, in piccoli gruppi, indossando sovrascarpe e per pochissimi minuti. Una visita da non perdere, un vero gioiello di archeologia e tecnologia per questo sito unico, che dal 1985 è entrato a far parte del patrimonio mondiale Unesco.

A questo link troverete alcune foto – è vietato scattarne in loco – e delle informazioni sulla tomba Thracian Tomb of Sveshtari - Gallery - UNESCO World Heritage Centre


La Bulgaria è famosa nel mondo per essere il paese delle rose. Ai primi di giugno di ogni anno nella cittadina di Kazanlak, nella Valle delle Rose, si svolge un famoso festival popolare che rende omaggio a uno dei fiori più affascinanti e profumati. Nella stessa città è sorto anche il Museo della rosa, che però si rivela davvero poco interessante.

Ma la rosa è anche presente in ogni parte del paese, in ogni negozio e bancarella di souvenir, dove non mancano mai l’acqua e tutti i prodotti derivati dal magnifico fiore – delle creme ai dolci lokum – un vero trionfo di profumi e sapori!

 

Il monastero di Rila, fondato nel X° secolo da San Giovanni da Rila, protettore della Bulgaria, è uno degli edifici religiosi più conosciuti di tutti i Balcani. Immagine iconica del misticismo ortodosso, a meno di due ore di bus da Sofia, nel mese di agosto è preso d’assalto dagli abitanti della capitale e da turisti dell’Est Europa. Abbiamo la fortuna di arrivare abbastanza presto, in una mattinata carica di nubi che rendono l’atmosfera struggente, e così riusciamo a visitarlo prima della grande ondata di turisti e bambini in gita.

Il complesso, con le sue pareti a strisce orizzontali di pietra bianca e nera, mi ricorda vagamente le architetture liguri ed è circondato da magnifiche montagne e suggestivi boschi che ne alimentano l’aura di sacralità e austerità. Dentro la magnifica chiesa i fedeli sfilano in silenzio per onorare le reliquie del santo, non possono toccarle ma solo baciarle, in un millenario rito di devozione che nemmeno la pandemia è riuscita a estinguere.

 


                           Il monastero di Rila dall’alto della torre (foto di Marina Fichera)

La brava guida che ci conduce per la visita della capitale Sofia, una ragazza laureata in archeologia che parla un ottimo italiano, ci dice che a molti nostri connazionali - parecchi dei quali pensionati vi si trasferiscono perchè la vita costa meno della metà che da noi - piace la Bulgaria perchè ricorda loro l’Italia degli anni ’80. In effetti ha proprio ragione.  Da una parte una società ancora parzialmente chiusa al mondo esterno – ci sono rarissimi stranieri in tutto il paese, e se lo sono comunque sono europei – un po’ come eravamo noi quarant’anni fa, dall’altra un bellissimo territorio montano e rurale ancora intatto e genuino.

 

                              Uno scorcio della campagna bulgara (foto di Marina Fichera)

La campagna bulgara ricorda senza alcun dubbio l’Italia centrale. Morbide colline color del grano, piccoli paesi antichi – al sud c’è qualche moschea, siamo pur sempre sui Balcani - viti e alberi da frutta. Campi di girasoli a perdita d’occhio. È tutto dolce e familiare. Persino quando ci fermiamo a Melnik, delizioso paesino pieno di simpatiche trattorie in cui degustare una zuppa, un buon pane e bere del vino locale, la musica di sottofondo è un mix di canzonette italiane, da Felicità a Più bella cosa!


                                          Trattoria a Melnik (foto di Marina Fichera)

Sofia è una città in bilico, come più o meno tutto il paese, tra l’antico e il moderno. Scavi romani, palazzoni dalle imponenti architetture sovietiche, moschee, cattedrali e statue moderne che si rifanno a canoni antichi – Sveta Sofia - circondano palazzi a vetro, uffici di una grande banca italiana o di una primaria società internazionale di consulenza. Siamo nel cuore pulsante della città del business, della politica ma anche del turismo. Da qui partono varie linee della metropolitana e una lunga strada pedonale piena di ristoranti e locali in cui passare la serata. La città, come tutta la Bulgaria, è pulita e ben tenuta, ricchissima di bei parchi e aree verdi, e l’atmosfera è rilassata ma abbastanza vivace, ed è davvero un peccato avere solo una giornata per visitarla.


La cattedrale di Aleksandr Nevskij a Sofia (foto di Marina Fichera)

Plovdiv, la seconda città bulgara, abitata da meno di mezzo milione di abitati, è stata Capitale della Cultura nel 2019, insieme a Matera. Con il suo bel centro storico - che in alcuni angoli mi ricorda Parigi o Atene ed è stato fondato su sette colli come Roma - e il quartiere creativo di Kapana, nei cui vicoli proliferano gallerie d’arte e locali per giovani, è una città modaiola e attraente. Qui il ritmo non è lo stesso delle canzonette italiane degli anni ’80, ma è quello battente della musica chillout che si potrebbe ascoltare anche a Ibiza. Un passo decisamente diverso dal resto del paese, capitale compresa, e che la proietta pienamente verso occidente.


                                  Una delle tante case museo nel centro storico di Plovdiv

 (foto di Marina Fichera)

Una delle piccole complicazioni di viaggiare in alcuni paesi dell’Est Europa è rappresentato dal diverso alfabeto. Il bulgaro moderno infatti si scrive con i caratteri cirillici, derivanti dal glagolitico, il più antico alfabeto slavo, creato dai santi Cirillo e Metodio nel IX° secolo. In molte delle antiche chiese, quasi sempre adornate da splendidi affreschi, le figure di questi due santi sono rappresentate come i fondatori dell’identità culturale del paese. Identità culturale e religiosa che è reclamata tuttora a gran voce.


La chiesa della Natività ad Arbanasi (foto di Marina Fichera)

Ce ne rendiamo ben conto durante il nostro viaggio perchè molto spesso è evocata la data del 1876. Quello fu l’anno in cui i bulgari – grazie anche all’aiuto della Russia - insorsero e si liberarono da cinquecento anni di giogo ottomano - come lo definiscono tutti - riappropriandosi della cultura slava e cristiana, strenuamente difese durante tutto il dominio. Questa lunga sottomissione ancora oggi è come una profonda cicatrice nella storia bulgara che, unita alla più recente esperienza sovietica, ci dicono abbia avuto come diretta conseguenza l’atteggiamento intransigente e chiuso della popolazione.



Interndo di una delle case dei rivoluzionari del 1876, a Koprivštica 

(foto di M. Fichera)

Una grossa parte dei miei viaggi è fatta dall’incontro con le persone del luogo. I bulgari, a mio personale parere, sono tranquilli e schivi, ma talvolta anche burberi e severi, alcuni in modo quasi sconcertante. Sebbene molti si siano dimostrati gentili e disponibili – penso al bigliettaio della grotta di Bacho Kiro, amante del Rinascimento italiano, che per noi ha chiuso tutto e ci ha fatto una speciale visita guidata del sito in cui sono stati trovati i resti del più antico Homo Sapiens europeo – un certo atteggiamento, avaro di sorrisi e gentilezza, mi lascia una strana sensazione di incompiuto e un ricordo ricco di contrasti.

Sono contenta di aver iniziato a conoscere l’Europa dell’Est, e di aver intrapreso il mio percorso dalla misteriosa Bulgaria. Ho capito che sono realtà molto interessanti e in rapida evoluzione. Penso ci tornerò molto presto per continuare la mia personale scoperta del mondo, anche quello non troppo lontano.

 

All'orizzonte, nell'azzurro nebbioso, si delineano le catene dei monti, coperte di folti boschi di faggi, in cui da mille anni regna lo stesso maestoso silenzio. Da lontano quei quieti e laboriosi villaggi, con le loro case coperte di lastre di pietra, sembrano minuscoli laghi turchini in cui si rispecchia il cielo. 

Ljudmil Stojanov (1888 – 1973), poeta e scrittore bulgaro.

 

2 commenti:

  1. Cosa devo dirti Marina ,l'articolo è bello ed interessante .Complimenti
    D.D.F.

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