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sabato 16 novembre 2019

IL POZZO, di Regīna Ezera


(a cura di Mimma Zuffi)
Iperborea - pagg. 352 - € 18,50

Considerato uno dei capolavori della letteratura baltica, Il pozzo è un romanzo d’amore e di desiderio, un racconto di rara finezza psicologica e struggente tensione, con una scrittura che ha tutta la forza seduttiva del classico.
Nella quiete incantata di un lago della campagna baltica, durante un’estate dei primi anni Settanta, Rūdolfs, medico di Riga, assapora la sua vacanza solitaria. Costretto a chiedere in prestito una barca in un antico casale, vi trova una donna esile, scalza, in camicetta e pantaloni consunti, lo sguardo sfuggente e impenetrabile che a tratti tradisce una segreta inquietudine, i modi ritrosi che senza volerlo emanano una grazia ammaliante. È Laura, che lì vive con i suoi due bambini insieme alla suocera Alvīne e alla cognata Vija, in un gineceo percorso da tensioni sotterranee e tenere complicità nell’ingombrante assenza di Ričs, in carcere per un omicidio accidentale.


Ričs il figlio ribelle di Alvīne, erede di una tragica saga famigliare che ha attraversato il passato nazista e il presente sovietico della Lettonia. Ričs il marito che Laura, nella distanza, ha scoperto di non amare, ma che attraverso la distanza la incatena al ruolo soffocante di moglie devota. Nel succedersi dei giorni e degli incontri apparentemente innocui intorno al lago, fra Rūdolfs e Laura nasce un’intesa di sguardi e di anime sempre più fremente, un bruciante desiderio di vicinanza che si nutre di silenzi carichi di attesa, piccoli gesti che parlano, mani che si sfiorano e per un attimo credono di potersi afferrare. Con una prosa vivida e raffinatissima, capace di rendere l’incanto di un istante e il potere evocativo di un dettaglio, Il pozzo racconta un mondo circondato dall’acqua e avvolto dai lunghi crepuscoli dell’estate nordica, una realtà fluida e sfumata come lo sono i rapporti umani e i paesaggi interiori in cui ci immerge, tra gli effetti più sottili della solitudine e del desiderio. 

Regīna Ezera (1930-2002) è considerata la grande dame della prosa lettone e una delle voci più importanti della letteratura baltica, autrice di una ventina di opere che si distinguono per la singolare finezza psicologica. Nata a Riga in una famiglia di origini in parte polacche e bielorusse e cresciuta in un mondo che è sempre stato un intreccio di lingue e culture, nel 1965 si trasferisce a Brieži, in campagna, nei pressi del fiume Daugava, «vicino a un bosco e all’acqua», dove ha sempre voluto vivere e dove rimarrà fino alla morte. Nel 1972 arriva la sua consacrazione di scrittrice con Il pozzo, che nello stesso anno ottiene il Premio Statale della Repubblica Sovietica di Lettonia e nel 1976 viene tradotto in un film di successo, La sonata del lago, rimanendo il suo romanzo più amato e conosciuto, oggi diventato un classico. 





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