!-- Menù Orizzontale con Sottosezioni Inizio -->

News

mi piace

giovedì 11 aprile 2019

ON THE ROAD E LA BEAT GENERATION



di Giovanni De Pedro

Può un libro far cambiare rotta a una generazione?
On the road” di Jack Kerouac, l'ha fatto!

 
Jack Kerouac

Kerouac passò gran parte della sua vita sia percorrendo gli sconfinati territori dell'America settentrionale e centrale, sia rifugiandosi nella casa materna in Massachussets. Rispetto ai cambiamenti sociali del suo tempo, incontrò molte difficoltà a trovare un proprio spazio e questo lo portò a rifiutare i valori di felicità e benessere promossi dall' American Dream negli anni Cinquanta.


Nelle sue opere si trova questo anticonformismo alla ricerca di un senso liberatorio grazie all' uso di droghe come la benzedrina e la marijuana, all'illuminazione mistica della religione buddista, alle esperienze sessuali libertine e ai suoi viaggi alla ricerca di un luogo che potesse dargli un equilibrio anche interiore. Equilibrio che non troverà neppure nei due matrimoni avvenuti dopo il 1950 e nonostante la nascita di una figlia.
Si definì uno scrittore jazz, per il ritmo sincopato e melodico come il be-bop, che fece da sottofondo musicale alla sua vita. Questo stile di scrittura si può ben apprezzare solamente nella versione originale di Sulla strada, anche se la povertà di punteggiatura regala al racconto la giusta velocità e frenesia che accompagna i protagonisti lanciati su una vecchia Hudson attraverso i paesaggi americani.
Con i suoi scritti Kerouac, influenzato da scrittori come Whitman e Hemingway, venne considerato un precursore dello stile di vita beatnik degli anni sessanta, basato sul rifiuto del conformismo alle norme sociali e alle convenzioni morali, dei modelli culturali dominanti e del consumismo. Kerouac partecipò attivamente alle proteste antimilitariste contro la guerra in Corea e nel Vietnam.

Una copertina del libro
Kerouac, grazie agli appunti presi in tre anni di viaggi, nel 1951 scrisse Sulla strada in soli venti giorni, senza l'aiuto di anfetamine ma bevendo solamente un caffè dietro l'altro. Per non fermarsi mai unì vari fogli da architetto in misura della macchina da scrivere, denominato il rotolone. Questo manoscritto venne venduto nel 2001 dagli eredi, per un' ingente somma di dollari, a una società di calcio che, tuttora, lo porta nei luoghi dove gioca e riportandolo quindi “on the road”. Poichè era scritto in uno stile particolare per quei tempi gli fu difficile trovare un editore. Fu pubblicato in America solo nel 1957, dopo che erano state censurate varie parti scabrose e sostituiti i nomi originali con altri di fantasia. Soltanto nel 2008 venne pubblicata la versione integrale. 

Sal Paradiso (Jack Kerouac) è uno scrittore che, dopo l'incontro con Dean Moriarty(Neal Leon Cassidy), rimane affascinato dalla personalità di quest' ultimo anche lui uomo di lettere, appena uscito di prigione. Insieme frequentano i giovani poeti e scrittori di New York, tra cui Carlo Marx (Allen Ginsberg). Sal decide di intraprendere un viaggio per raggiungere il suo amico Remi Boncoeur (Henry Cru) a San Francisco, nella speranza di poter sfondare come sceneggiatore a Hollywood. Attraversa le grandi lande americane, usando mezzi di ogni genere: autostop, treni merci e autobus, vivendo alla giornata e facendo incontri con ogni tipo di persona, ma, arrivato a Frisco, il suo sogno finisce in cenere. Tornato a casa, dopo aver trascorso la giornata di Natale con i parenti, viene raggiunto da Dean in compagnia di Ed (Al Hinkle), che ha lasciato la moglie Galatea, e di Marylou (LuAnne Anderson), la donna di Dean. Insieme partono verso New Orleans per raggiungere la casa di Bull Lee (W.S. Burroughs), un amico di Sal, dove la moglie di Ed sta aspettando il marito. Dean e Sal si salutano, dopo aver portato Marylou a San Francisco. Dean torna a casa da sua moglie Camille e Sal riparte in autobus per un altro viaggio verso la Grande Mela. I due amici non si vedranno per un anno e quando si incontrano nuovamente decidono di partire per il Messico dove avviene la rottura definitiva. 
Tornato a New York, Sal conosce Laura (Joan Haverty) che diventerà la sua seconda moglie. Una sera Sal rivede Dean e si rende conto che le loro vite hanno preso strade diverse.
Nessuno sa quel che succederà di nessun altro se non il desolato stillicidio del diventar vecchi, allora penso a Dean Moriarty, il padre che mai trovammo, penso a Dean Moriarty.
Un grande sogno di Kerouac era quello di vedere il suo libro portato sul grande schermo. Venne contattato addirittura un attore come Marlon Brando ma, per problemi di produzione, il progetto naufragò, nel 2012 questo sogno è diventato realtà. Il film diretto dal regista brasiliano Walter Salles, fra gli interpreti spiccano le interpretazioni di Sam Riley (Dean), Kirsten Stewart (Marylou), la Bella Swan nella saga di Twilight e Viggo Mortensen (Bull Lee).
Purtroppo nel film resta ben poco del libro, se non i peggiori vizi dei protagonisti, tralasciando la vera natura del viaggio, lasciando intravedere i grandi spazi americani e assaporando la poesia del racconto. Si assiste a chiare scene di sesso di ogni genere: ménage à trois, rapporti omosessuali e riferimenti a pratiche sessuali scabrose. Viene messe in risalto l'uso della benzedrina, della marijuana e degli alcolici. Insomma, un film tutto sesso, droga, alcool e be-bop, un nuovo stile musicale figlio del jazz e padre del rock'n roll.

LA BEAT GENERATION



Aggiungi Il Il caratteristico furgone - casa dei "figli dei fiori"
( Fotografia di Giovanni De Pedro

Beat come beatitudine, nella filosofia Zen
Beat come battito, il ritmo musicale del be-bop
Beat come battuto, sconfitto, dalla società delle regole e dei sistemi.
Beat è il richiamo della vita libera da ogni condizionamento.
Il termine “Beat Generation” fu coniato per la prima volta da Kerouac nel 1947 ma l'anno di nascita del movimento fu il 1952 con la pubblicazione del romanzo “Go” di John Clellon Holmes.
In origine ci furono gli “hipster”, una corrente che riconobbe il rischio di una guerra atomica e che contestava la società consumistica statunitense e la standardizzazione delle persone nel secondo dopoguerra, tipiche dell'America capitalista di Eisenhower.
Il movimento beat si basava su un'ideologia utopistica dell' assoluta libertà avvicinandosi a religioni come il cattolicesimo, ma soprattutto, allo Zen buddista e al taoismo rimodellandoli secondo il pensiero hippy. Diede vita al movimento beatnik, che avversò la società americana, conobbe il suo apice nelle proteste contro la guerra del Vietnam e raggiunse il successo grazie ai grandi concerti storici come quello che si tenne all'Isola di Wight e, soprattutto, al raduno di Woodstock.
In Italia imparammo a conoscerlo grazie a Fernanda Pivano che tradusse e fece pubblicare On the road nel 1958, importando il beat in una nazione che stava vivendo la ricostruzione del dopoguerra e dove imperava il neorealismo nel cinema e nella letteratura e uno spiccato senso morale.
Il termine beatnik si trasformò in figli dei fiori, importando l' avversione al prorompente capitalismo stile American Dream, sfociando nelle proteste antimilitariste contro la guerra del Vietnam, rivoluzionando il pensiero moralista con la libertà sessuale e il movimento femminista. Anche nel “Bel Paese” la cultura letteraria e musicale fu influenzata dal pensiero beat, in evidenza gruppi come i Dik Dik, l'Equipe 84 ma soprattutto i Nomadi e Francesco Guccini, che in un loro album “live” citarono Kerouac per introdurre la canzone blues “Statale 17” (che ricalca la dylaniana Highway 61):
“ Allora c'era un libro che s'intitolava Sulle strade di Kerouac, era bellissimo, tutti a fare l' autostop. Era molto bello letto in italiano ma con i nomi in americano. Dice: Quella sera partimmo John, Dean e io sulla vecchia Pontiac del '55 del babbo di Dean e facemmo tutta una tirata da Omaha a Tucson. Poi lo traduci in italiano e dice: Quella sera partimmo sulla vecchia 1100 del babbo di Giuseppe e facemmo tutta una tirata da Piumazzo a Sant'Anna Pelago. Non è la stessa cosa, capisci non è la stessa cosa, gli americani con la lingua ci fregano ”
Francesco Guccini e I Nomadi
Album concerto (1979)

“ Make love no war”
“ Fate l'amore non fate la guerra

Nessun commento:

Posta un commento