di Giovanni De Pedro
Può
un libro far cambiare rotta a una generazione?
“On the road” di Jack Kerouac, l'ha
fatto!
Kerouac
passò gran parte della sua vita sia percorrendo gli sconfinati territori
dell'America settentrionale e centrale, sia rifugiandosi nella casa materna in
Massachussets. Rispetto ai cambiamenti sociali del suo tempo, incontrò molte
difficoltà a trovare un proprio spazio e questo lo portò a rifiutare i valori
di felicità e benessere promossi dall' American
Dream negli anni Cinquanta.
Nelle
sue opere si trova questo anticonformismo alla ricerca di un senso liberatorio
grazie all' uso di droghe come la benzedrina e la marijuana, all'illuminazione
mistica della religione buddista, alle esperienze sessuali libertine e ai suoi
viaggi alla ricerca di un luogo che potesse dargli un equilibrio anche
interiore. Equilibrio che non troverà neppure nei due matrimoni avvenuti dopo
il 1950 e nonostante la nascita di una figlia.
Si
definì uno scrittore jazz, per il ritmo sincopato e melodico come il be-bop,
che fece da sottofondo musicale alla sua vita. Questo stile di scrittura si può
ben apprezzare solamente nella versione originale di Sulla strada, anche se la povertà di punteggiatura regala al
racconto la giusta velocità e frenesia che accompagna i protagonisti lanciati
su una vecchia Hudson attraverso i paesaggi americani.
Con
i suoi scritti Kerouac, influenzato da scrittori come Whitman e Hemingway,
venne considerato un precursore dello stile di vita beatnik degli anni sessanta, basato sul rifiuto del conformismo
alle norme sociali e alle convenzioni morali, dei modelli culturali dominanti e
del consumismo. Kerouac partecipò attivamente alle proteste antimilitariste
contro la guerra in Corea e nel Vietnam.
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Una copertina del libro |
Kerouac,
grazie agli appunti presi in tre anni di viaggi, nel 1951 scrisse Sulla strada in soli venti giorni, senza
l'aiuto di anfetamine ma bevendo solamente un caffè dietro l'altro. Per non
fermarsi mai unì vari fogli da architetto in misura della macchina da scrivere,
denominato il rotolone. Questo
manoscritto venne venduto nel 2001 dagli eredi, per un' ingente somma di
dollari, a una società di calcio che, tuttora, lo porta nei luoghi dove gioca e
riportandolo quindi “on the road”. Poichè era scritto in uno stile particolare
per quei tempi gli fu difficile trovare un editore. Fu pubblicato in America
solo nel 1957, dopo che erano state censurate varie parti scabrose e sostituiti
i nomi originali con altri di fantasia. Soltanto nel 2008 venne pubblicata la
versione integrale.
Tornato a New York, Sal conosce Laura (Joan Haverty) che diventerà la sua seconda moglie. Una sera Sal rivede Dean e si rende conto che le loro vite hanno preso strade diverse.
“Nessuno sa quel che succederà di nessun altro se non il desolato stillicidio del diventar vecchi, allora penso a Dean Moriarty, il padre che mai trovammo, penso a Dean Moriarty.
Un grande sogno di Kerouac era quello di vedere il suo libro portato sul grande schermo. Venne contattato addirittura un attore come Marlon Brando ma, per problemi di produzione, il progetto naufragò, nel 2012 questo sogno è diventato realtà. Il film diretto dal regista brasiliano Walter Salles, fra gli interpreti spiccano le interpretazioni di Sam Riley (Dean), Kirsten Stewart (Marylou), la Bella Swan nella saga di Twilight e Viggo Mortensen (Bull Lee).
Purtroppo nel film resta ben poco del libro, se non i peggiori vizi dei protagonisti, tralasciando la vera natura del viaggio, lasciando intravedere i grandi spazi americani e assaporando la poesia del racconto. Si assiste a chiare scene di sesso di ogni genere: ménage à trois, rapporti omosessuali e riferimenti a pratiche sessuali scabrose. Viene messe in risalto l'uso della benzedrina, della marijuana e degli alcolici. Insomma, un film tutto sesso, droga, alcool e be-bop, un nuovo stile musicale figlio del jazz e padre del rock'n roll.
LA
BEAT GENERATION
![]() ( Fotografia di Giovanni De Pedro |
Beat
come beatitudine, nella filosofia Zen
Beat
come battito, il ritmo musicale del be-bop
Beat
come battuto, sconfitto, dalla società delle regole e dei sistemi.
Beat
è il richiamo della vita libera da ogni condizionamento.
Il
termine “Beat Generation” fu coniato
per la prima volta da Kerouac nel 1947 ma l'anno di nascita del movimento fu il
1952 con la pubblicazione del romanzo “Go” di John Clellon Holmes.
In
origine ci furono gli “hipster”, una corrente che riconobbe il rischio di una
guerra atomica e che contestava la società consumistica statunitense e la
standardizzazione delle persone nel secondo dopoguerra, tipiche dell'America
capitalista di Eisenhower.
Il
movimento beat si basava su un'ideologia utopistica dell' assoluta libertà
avvicinandosi a religioni come il cattolicesimo, ma soprattutto, allo Zen
buddista e al taoismo rimodellandoli secondo il pensiero hippy. Diede vita al
movimento beatnik, che avversò la società americana, conobbe il suo apice nelle
proteste contro la guerra del Vietnam e raggiunse il successo grazie ai grandi
concerti storici come quello che si tenne all'Isola di Wight e, soprattutto, al
raduno di Woodstock.
In
Italia imparammo a conoscerlo grazie a Fernanda Pivano che tradusse e fece
pubblicare On the road nel 1958,
importando il beat in una nazione che stava vivendo la ricostruzione del
dopoguerra e dove imperava il neorealismo nel cinema e nella letteratura e uno
spiccato senso morale.
Il
termine beatnik si trasformò in figli dei fiori, importando l'
avversione al prorompente capitalismo stile American Dream, sfociando nelle
proteste antimilitariste contro la guerra del Vietnam, rivoluzionando il
pensiero moralista con la libertà sessuale e il movimento femminista. Anche nel
“Bel Paese” la cultura letteraria e musicale fu influenzata dal pensiero beat,
in evidenza gruppi come i Dik Dik, l'Equipe 84 ma soprattutto i Nomadi e
Francesco Guccini, che in un loro album “live” citarono Kerouac per introdurre
la canzone blues “Statale 17” (che ricalca la dylaniana Highway 61):
“
Allora c'era un libro che s'intitolava Sulle strade di Kerouac, era bellissimo,
tutti a fare l' autostop. Era molto bello letto in italiano ma con i nomi in
americano. Dice: Quella sera partimmo John, Dean e io sulla vecchia Pontiac del
'55 del babbo di Dean e facemmo tutta una tirata da Omaha a Tucson. Poi lo
traduci in italiano e dice: Quella sera partimmo sulla vecchia 1100 del babbo
di Giuseppe e facemmo tutta una tirata da Piumazzo a Sant'Anna Pelago. Non è la
stessa cosa, capisci non è la stessa cosa, gli americani con la lingua ci
fregano ”
Francesco Guccini e I
Nomadi
Album concerto (1979)
“ Make love no war”
“ Fate
l'amore non fate la guerra
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