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lunedì 10 luglio 2017

Il nostro amico MetT, e alcuni aneddoti

Giovanna Ungaro di Montejaisidi Giovanna Ungaro di Montejaisi

COME NASCE UN NOME

Ho rinominato MetT (con due t) l’insieme dei nostri corpi sottili per una ragione apparentemente poco sensata. Quando avevo pubblicato per secondo il libro che avrebbe dovuto essere il primo e cioè “L'AMICO METT”, avevo liofilizzato l’argomento in 70 pagine e abbreviato “metacorpo” in Met; solo che la sillaba significava “morte” in ebraico antico e non mi era sembrato un buon viatico. In seconda battuta (e senza pensarci) mi era venuto di aggiungere una “t” finale maiuscola: MetT, appunto.




Quando un'idea mi attraversa la seguo fino a dove riesco; cosicchè, se ha un risvolto, un significato o una possibilità di sviluppo (e  in genere ce l'ha) lo  scopro a posteriori, quando vado a documentarmi.
Da dove veniva quella t finale maiuscola? Nell’alfabeto ebraico la 22° lettera, tau, è legata alla “realizzazione dell’umanità”. Ci stava: ogni soggetto risvegliato all'armonia grazie alla conoscenza e all'equilibrio del MetT contribuisce ad aumentare quella massa critica da cui può essere  avviato il cambiamento anche negli altri. Cambiamento che può  venire definito come “realizzazione dell’umanità”. Prima o poi succederà.
Post scriptum: Mi sarebbe stato segnalato che in tedesco met  con una t  traduce “idromele” e con due “macinato di maiale”. In effetti l'amnesia culturale ha ridotto il povero MetT a carne di porco (con le mie scuse al suino).


TEMPO SENZA TEMPO
Agli inizi  della mia ricerca avevo dovuto inventarmi degli spazi di quiete per ritemprarmi dalla mia tumultuosa famiglia e ne avevo trovato uno nell'acqua. Prima di pensare che sia una banalità leggete il seguito...
Mi immergevo in  vasca ad ascoltare musica, sia perché mi rilassava, sia perché mi dava un'idea del tempo che potevo concedermi, che era sempre troppo poco. Un giorno la musica aveva cominciato a rallentare e nei giorni seguenti pure, anche se il piccolo scriba (come chiamavo il registratore allora) funzionava benissimo. Nulla di preoccupante, solo una stranezza in più fra le tante del periodo; non essendo ancora stati inventati smartphone resistenti all'acqua, avevo rinunciato all'accompagnamento sonoro. Poi aveva cominciato a raffreddarsi l'acqua, tanto da doverne aggiungere di calda una, due, tre volte  per mantenere la temperatura tipo terme di abano. Un vero relax, che sembrava durare a lungo, una pacchia! In realtà... sarebbero stati  dieci minuti scarsi, talvolta anche meno!
Avrei compreso il fenomeno più avanti: nel riunificarmi (o nell'aspirazione a riuscirci) per una buona causa, raggiungevo le componenti superiori del MetT, e lì stavo, in un tempo senza tempo, con quel minimo di dualità che il corpo fisico segnalava.
Non bisogna essere sull'astronave ipotizzata da Einstein per sperimentare che il tempo non ha lo stesso valore se raggiungi le tue dimensioni superiori, dove tutto vibra a una frequenza più alta. Può succedere a tutti nei momenti dell'amore, perché una parte di noi che si chiama stella nucleo, quando attivata, riversa il suo flusso di energia informata sulle dimensioni inferiori,  rendendoci partecipi del suo mondo. Dove il tempo è un eterno presente, non scandito da orologi atomici.

Bollicine

UN SANO REALISMO
Tra le persone che mi cercano molte sono mamme di bambini in difficoltà perchè troppo sensibili. Mi descrivono (spaventate loro per prime) fenomeni ancora senza fissa dimora nella cultura italiana ortodossa (ma già trattati variamente da testi e film sui bambini cosiddetti indaco, cristallo e arcobaleno): momenti di assenza alternati ad altri di co-presenza, interazioni con altro da sé, irascibilità, accessi di conoscenza non proporzionata all'età e soprattutto ansia a mille quando si avvicina l'ora del sonno.
In realtà tutto ha una spiegazione a livello energetico, che però è ancora ignorato dalla nostra società. E' sicuramente più facile prescrivere dei farmaci  a chi, pur dovendo curare, non sa cosa in effetti curare e dove un atteggiamento “diverso” tragga le cause (ad esempio a monte del corpo/mente, in un carente equilibrio dei livelli aurici di protezione o in componenti sottili ancora attive invece che in stand by). Cambiare certezze destabilizza, mentre, in realtà, si tratterebbe solo di integrarle.
Comunque l'aneddoto riguarda un bambino che vive con sano realismo fenomeni collegati all'oltremondo.
Una signora napoletana aveva dovuto affidare il figlio di 9 anni alla nonna perchè, a seguito di un concorso, era stata trasferita a insegnare in una città del nord (avete presente il “prendere o lasciare” ideato da qualcuno allevato a pane e volpe?). Al suo rientro settimanale il bambino stava con lei di giorno, ma al calar della sera nemmeno parlarne, voleva tornare dalla nonna: no era no, categorico. Dopo qualche tempo la mamma si era decisa a chiedergli il motivo: “Perchè - era stata la spiazzante risposta - nel tuo corridoio la notte c'è troppo andirivieni” (cioè trapassati in cerca di aiuto, dato che la signora in questione era una medium che rifiutava di esserlo). “ Ma tu li vedi?” “Certo” “E ti fanno paura?”. “Cheddici, è che nun posso durmì!”.
Si era trovato la soluzione da solo, anche perché il giorno dopo aveva la partita di calcio... Non incubi, ma sogni di vittoria, sempre che si riesca a dormire tranquilli.




LA MEMORIA DI ME
Ho scoperto le regressioni quando ancora ne ignoravo l’esistenza ed  ero andata a documentarmi solo dopo avere sperimentato il fenomeno. Nessuna suggestione quindi. 
Durante una delle prime meditazioni, mi ero ritrovata, senza preavviso, da tutt’altra parte: non più in una palestra contigua a un dormitorio clandestino di cinesi, ma seduta a terra insieme ad altre persone in una radura tra gli alberi, all'ora del tramonto. Tutto era talmente vivido e concentrato, dominante su ogni altra percezione, da permettermi di sentire il fruscio del vento e l'odore del mare più in basso (solo anni dopo avrei imparato che il sentirsi dentro a una vita, al di là del tempo, è una caratteristica delle cosiddette regressioni); cosa si stava facendo? Ci si preparava ad un cerchio di guarigione. Fine del film, tutto qui.
Ma l'armonia della situazione ormai mi aveva incantato e, nel mio intimo, avevo deciso che, qualsiasi cosa significasse cerchio di guarigione, l'avrei fatto ancora. Tramite i fotogrammi di un’esperienza lontana, venivo spinta a cercare qualcosa che ero stata abituata ad individuare (e penso sia così per chiunque si risvegli ai ricordi della pre-esistenza.
La mia ricerca mirata è scattata allora, dopo essere stata ammaliata da quella inaspettata “memoria di me”.

“Ognuno vede ciò che cerca o che è preparato a vedere”


REGRESSIONI  

Accennare all’esistenza di cause pregresse implica che si sia già vissuto, o meglio che l’anima, immortale, abbia già effettuato diversi passaggi incarnativi. Il fenomeno ha preso il nome di regressione.
       
Le regressioni consistono nell’emergere di antiche memorie (in genere, ma non esclusivamente di sofferenza), che hanno o che stanno influenzando il vissuto attuale. Tali impressioni sono sotto il controllo dell’anima, che lascerà affiorare quanto divenuto troppo ‘tossico’, oppure quanto in grado di spiegare un particolare passaggio dell’esistenza (è un po’ come  fornire all’oggetto in primo piano uno sfondo, che aggiunge al quadro profondità, particolari e significanza). Se l’anima non è d’accordo, non c’è terapeuta che possa forzarla (al massimo i disonesti, per guadagnare, possono inventarsi di sana pianta una bella sceneggiatura).
 Accennare all’esistenza di cause pregresse implica che si sia già vissuto, o meglio che l’anima, immortale, abbia già effettuato diversi passaggi incarnativi.
 Per un cattolico osservante l’affermazione che si sia già vissuto può suonare eretica, ma la convinzione (indotta da secoli di condizionamento culturale) sta progressivamente sfumando, sotto la pressione delle sempre più numerose conferme  provenienti sia dal mondo orientale, dove la reincarnazione fa parte integrante della cultura, sia da ricerche svolte recentemente nelle università occidentali.
        Comunque, soltanto avere un passato pre-natale rende comprensibili le disparità tra le persone, le partenze disagiate o certi brevi affacci alla vita. Aver cassato la reincarnazione è frutto di una scelta perseguita, a fin di bene, dai padri della chiesa agli albori del cristianesimo, anche se lo stesso S. Agostino si chiedeva: ‘Non ho vissuto in un altro corpo prima di entrare nel seno di mia madre? Quando, Signore, ho peccato, quand’ero nell’utero di mia madre o prima ch’io fossi?’.


“L'uomo diventava proprietario della propria nascita e responsabile della propria morte; giocava tutte le sue   carte nel corso di  una sola vita, della quale  doveva rendere conto per l'eternità dei secoli “                      Mario Vegetti

1 commento:

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