COME NASCE UN NOME
Ho rinominato MetT
(con due t) l’insieme dei nostri corpi sottili per una ragione apparentemente
poco sensata. Quando avevo pubblicato
per secondo il libro che avrebbe dovuto essere il primo e cioè “L'AMICO METT”, avevo liofilizzato l’argomento in 70
pagine e abbreviato “metacorpo” in
Met; solo che la sillaba significava “morte” in
ebraico antico e non mi era sembrato un buon viatico. In seconda battuta (e
senza pensarci) mi era venuto di aggiungere una “t” finale maiuscola: MetT, appunto.
Quando un'idea mi attraversa la seguo
fino a dove riesco; cosicchè, se ha un risvolto, un significato o una
possibilità di sviluppo (e in genere ce
l'ha) lo scopro a posteriori, quando
vado a documentarmi.
Da dove veniva quella t finale
maiuscola? Nell’alfabeto ebraico la 22° lettera, tau, è legata
alla “realizzazione dell’umanità”. Ci stava: ogni soggetto risvegliato
all'armonia grazie alla conoscenza e all'equilibrio del MetT contribuisce ad aumentare quella massa
critica da cui può essere avviato il
cambiamento anche negli altri. Cambiamento che può venire definito come “realizzazione
dell’umanità”. Prima o poi succederà.
Post scriptum:
Mi sarebbe stato segnalato che in tedesco met con una t
traduce “idromele” e con due “macinato di maiale”. In effetti l'amnesia
culturale ha ridotto il povero MetT a
carne di porco (con le mie scuse al suino).
TEMPO SENZA TEMPO
Agli
inizi della mia ricerca avevo dovuto
inventarmi degli spazi di quiete per ritemprarmi dalla mia tumultuosa famiglia
e ne avevo trovato uno nell'acqua. Prima di pensare che sia una banalità
leggete il seguito...
Mi
immergevo in vasca ad ascoltare musica,
sia perché mi rilassava, sia perché mi dava un'idea del tempo che potevo
concedermi, che era sempre troppo poco. Un giorno la musica aveva cominciato a
rallentare e nei giorni seguenti pure, anche se il piccolo scriba (come
chiamavo il registratore allora) funzionava benissimo. Nulla di preoccupante,
solo una stranezza in più fra le tante del periodo; non essendo ancora stati
inventati smartphone resistenti all'acqua, avevo rinunciato
all'accompagnamento sonoro. Poi aveva cominciato a raffreddarsi l'acqua, tanto
da doverne aggiungere di calda una, due, tre volte per mantenere la temperatura tipo terme di
abano. Un vero relax, che sembrava durare a lungo, una pacchia! In realtà...
sarebbero stati dieci minuti scarsi,
talvolta anche meno!
Avrei
compreso il fenomeno più avanti: nel riunificarmi (o nell'aspirazione a
riuscirci) per una buona causa, raggiungevo le componenti superiori del MetT, e
lì stavo, in un tempo senza tempo, con quel minimo di dualità che il corpo
fisico segnalava.
Non
bisogna essere sull'astronave ipotizzata da Einstein per sperimentare che il
tempo non ha lo stesso valore se raggiungi le tue dimensioni superiori, dove
tutto vibra a una frequenza più alta. Può succedere a tutti nei momenti
dell'amore, perché una parte di noi che si chiama stella
nucleo,
quando attivata, riversa il suo flusso di energia informata sulle
dimensioni inferiori, rendendoci
partecipi del suo mondo. Dove il tempo è un eterno presente, non scandito da
orologi atomici.
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Bollicine |
UN SANO REALISMO
Tra le persone che mi
cercano molte sono mamme di bambini in difficoltà perchè troppo sensibili. Mi
descrivono (spaventate loro per prime) fenomeni ancora senza fissa dimora nella
cultura italiana ortodossa (ma già trattati variamente da testi e film sui bambini cosiddetti indaco, cristallo e arcobaleno): momenti di assenza alternati ad altri di co-presenza,
interazioni con altro da sé, irascibilità, accessi di conoscenza non
proporzionata all'età e soprattutto ansia a mille quando si avvicina l'ora del
sonno.
In realtà
tutto ha una spiegazione a livello energetico, che però è ancora ignorato dalla
nostra società. E' sicuramente più facile prescrivere dei
farmaci a chi, pur dovendo curare, non
sa cosa in effetti curare e dove un atteggiamento “diverso” tragga le cause (ad
esempio a monte del corpo/mente, in un carente equilibrio dei livelli aurici di protezione o in componenti sottili ancora attive invece che in stand
by). Cambiare certezze destabilizza, mentre, in realtà, si tratterebbe solo
di integrarle.
Comunque l'aneddoto
riguarda un bambino che vive con sano realismo fenomeni collegati
all'oltremondo.
Una signora
napoletana aveva dovuto affidare il figlio di 9 anni alla nonna perchè, a
seguito di un concorso, era stata trasferita a insegnare in una città del nord
(avete presente il “prendere o lasciare” ideato da qualcuno allevato a pane e
volpe?). Al suo rientro settimanale il bambino stava con lei di giorno, ma al
calar della sera nemmeno parlarne, voleva tornare dalla nonna: no era no,
categorico. Dopo qualche tempo la mamma si era decisa a chiedergli il motivo:
“Perchè - era stata la spiazzante risposta - nel tuo corridoio la notte c'è
troppo andirivieni” (cioè trapassati in cerca di aiuto, dato che la signora in
questione era una medium che rifiutava di esserlo). “ Ma tu li vedi?” “Certo”
“E ti fanno paura?”. “Cheddici, è che nun posso durmì!”.
Si era trovato la
soluzione da solo, anche perché il giorno dopo aveva la partita di calcio...
Non incubi, ma sogni di vittoria, sempre che si riesca a dormire tranquilli.
LA MEMORIA DI ME
Ho scoperto le
regressioni quando ancora ne ignoravo l’esistenza ed ero andata a documentarmi solo dopo
avere sperimentato il fenomeno. Nessuna suggestione quindi.
Durante una delle
prime meditazioni, mi ero ritrovata, senza preavviso, da tutt’altra parte: non
più in una palestra contigua a un dormitorio clandestino di cinesi, ma seduta a
terra insieme ad altre persone in una radura tra gli alberi, all'ora del tramonto.
Tutto era talmente vivido e concentrato, dominante su ogni altra percezione, da
permettermi di sentire il fruscio del vento e l'odore del mare più in basso
(solo anni dopo avrei imparato che il sentirsi dentro a una vita, al di là
del tempo, è una caratteristica delle cosiddette regressioni); cosa si
stava facendo? Ci si preparava ad un cerchio di guarigione. Fine del film,
tutto qui.
Ma
l'armonia della situazione ormai mi aveva incantato e, nel mio intimo, avevo
deciso che, qualsiasi cosa significasse cerchio di guarigione, l'avrei fatto
ancora. Tramite i fotogrammi di un’esperienza lontana, venivo spinta a cercare
qualcosa che ero stata abituata ad individuare (e penso sia così per chiunque
si risvegli ai ricordi della pre-esistenza.
La mia ricerca mirata
è scattata allora, dopo essere stata ammaliata da quella inaspettata “memoria
di me”.
“Ognuno vede ciò che
cerca o che è preparato a vedere”
REGRESSIONI
Accennare all’esistenza di cause pregresse implica che si sia già
vissuto, o meglio che l’anima, immortale, abbia già effettuato diversi passaggi
incarnativi. Il fenomeno ha preso il nome di regressione.
Le regressioni consistono nell’emergere di antiche memorie (in genere,
ma non esclusivamente di sofferenza), che hanno o che stanno influenzando il
vissuto attuale. Tali impressioni sono sotto il controllo dell’anima, che
lascerà affiorare quanto divenuto troppo ‘tossico’, oppure quanto in grado di
spiegare un particolare passaggio dell’esistenza (è un po’ come fornire all’oggetto in primo piano uno
sfondo, che aggiunge al quadro profondità, particolari e significanza). Se
l’anima non è d’accordo, non c’è terapeuta che possa forzarla (al massimo i
disonesti, per guadagnare, possono inventarsi di sana pianta una bella
sceneggiatura).
Accennare
all’esistenza di cause pregresse implica che si sia già vissuto, o meglio che
l’anima, immortale, abbia già effettuato diversi passaggi incarnativi.
Per un cattolico
osservante l’affermazione che si sia già vissuto può suonare eretica, ma la
convinzione (indotta da secoli di condizionamento culturale) sta
progressivamente sfumando, sotto la pressione delle sempre più numerose
conferme provenienti sia dal mondo
orientale, dove la reincarnazione fa parte integrante della cultura, sia da
ricerche svolte recentemente nelle università occidentali.
Comunque, soltanto
avere un passato pre-natale rende comprensibili le disparità tra le persone, le
partenze disagiate o certi brevi affacci alla vita. Aver cassato la
reincarnazione è frutto di una scelta perseguita, a fin di bene, dai padri
della chiesa agli albori del cristianesimo, anche se lo stesso S. Agostino si chiedeva:
‘Non ho vissuto in un altro corpo prima di entrare nel seno di mia madre?
Quando, Signore, ho peccato, quand’ero nell’utero di mia madre o prima ch’io
fossi?’.
“L'uomo diventava proprietario della propria nascita e
responsabile della propria morte; giocava tutte le sue carte nel corso di una sola vita, della quale doveva rendere conto per l'eternità dei
secoli “ Mario Vegetti
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