recensione di Stefania Mignoli
TRAMA: Anastasia Steele ha scelto di dire basta a
Christian Grey, non sarà più la sua sottomessa. Il secondo capitolo delle
cinquanta sfumature riprende esattamente là dove ci aveva lasciato il primo. Ma
Grey non riesce a rinunciare ad Anastasia, è pronto a dimenticare
le regole e a non avere segreti pur di averla al suo fianco. Si entra così nel
mondo "romantico" piuttosto che eroico del secondo capitolo del
film.
Perchè sì e perchè no
Non so se
ho trovato più fastidiosi i risolini in sala dei giornalisti che segnalavano
rumorosamente la loro distanza dal fenomeno delle “50 sfumature” giunto al suo
secondo episodio, oppure i sospiri delle aspiranti fanciulle alla ricerca del
principe azzurro “speciale” che li consacri per sempre nel ruolo desiderato di
eterna Candy Candy. Anzi lo so. Sono i primi.
E’ così difficile mettersi nei
panni degli altri invece che indossare il “costumino” del critico. E vi dirò
che io, dopo un po’ di vacillio, anche a sto giro, sto con Jane Austen, le
sorelle Bronte, Liala, Guido da Verona, Stephenie Meyer e ci metterei anche il
Marchese de Sade, perché qualche pagina, almeno una volta nella vita va letta.
Così a scompaginare, perché Guido da Verona non si senta troppo solo in mezzo a
tutte quelle donne, dei veri mostri sacri che hanno saputo tratteggiare, nelle
pagine della letteratura da molti considerata come femminile e minore, un mondo
complesso e sfaccettato.
50
sfumature di nero è un film che non sarei andata a vedere al cinema, e che non
rivedrò. Però non lo trovo per niente inadeguato per il suo genere, che è, per
l’appunto, romantico e non erotico. Tirerei piuttosto le orecchie a chi ha
fatto i casting perché, a mio umile parere, non ho trovato i personaggi del
film altrettanto sensuosi rispetto a quelli del libro, che ho letto, insieme al
primo. Ma è indubbiamente più facile abitare la fantasia di un lettore
attraverso le pagine di un libro piuttosto che attraverso delle immagini
condivise, piatte e patinate, soprattutto se si tratta di “sfumature”.
Che cosa mi è piaciuto
Ci sono
invece diverse cose che mi sono piaciute: in primis una Seattle a tratti livida
e fredda (ricordiamoci che il regista è quello di House of Card). Poi la
colonna sonora, che scivola con la storia, leggera. Mi ha divertito il fatto
che le “sacre scritture” siano state messe a nudo, con una citazione diretta di
Jane e le sorelle Bronte, proprio mentre i due principi del materasso stavano
rannicchiati dentro le lenzuola: banale, forzato? Si, anzi no. Diciamocelo, che
gran parte dell’immaginario femminile nasce sotto quelle coperte e ti
accarezza, nell’intimo. Poi mi sono piaciuti i brufoli sulla faccia di lei.
Anche se so che è il finto nel finto, ma è un segno importante, perché
nell’anno di Bridget Jones che compie 40 anni è rassicurante per molte donne
vedere al cinema spiragli di normalità nel mondo patinato (e divertente anche
per me che non li avevo a vent’anni ma mannaggia ce li ho in questi
giorni). Mi diverte anche che l’abito che Anastasia Steele sceglie per il
ballo in maschera sia della stessa setosa sinuosità di quello che indossa la
protagonista di Allied. Le costumiste devono aver fatto un unico ordine per
stoffe e atmosfere, anche a Hollywood evidentemente si punta
sull’efficientamento e sul saving. Però l’abito è veramente bello.
Mr. Grey e le donne: la verità su chi domina davvero
Infine, non
ditemi che è fastidioso e ridicolo vedere Mr. Grey, il dominatore per
eccellenza, che cerca di sostituirsi alla volontà della protagonista per fare
il “padroncino” anche fuori dalla camera da letto, al ristorante o veleggiando
su un panfilo lungo una quaresima. Perché credo che la messa in scena di queste
dinamiche sia molto meno pericolosa di quelle realmente esistenti che si
consumano tra le mura domestiche, con risvolti psicologici traumatici, e non mi
riferisco a quello che invece succede dentro una camera da letto, che rimane
ovviamente un mistero condiviso solo tra due persone. Alla fine, il sogno di
essere una principessa, scelta da un principe con un oscuro male, che solo con
l’amore si può guarire è una ipotesi che ciascuna ha il diritto di incontrare
al cinema, con le sue cinquanta sfumature. Il tema del sadomasochismo, si
mischia goffamente con quello del sadismo, ma non è il vero tema né del libro
né del film. Tanto che i cultori del genere possono essere solo delusi. Serviva
per identificare una nuova area in cui sperimentare un amore impossibile,
rispolverando gli antichi pizzi di Liala. E per liberare le donne dalla
quotidianità che le vuole centrate sulla realtà, operose e sorridenti, al
servizio della famiglia, dei capi ufficio, degli uomini in generale - che
non sanno, poveri e ignari – di quel mondo immaginario e sfumato, che si
nasconde dietro gli sguardi di ciascuna di loro.
Credits
- · GENERE: Drammatico, Erotico, Sentimentale
- · ANNO: 2017
- · REGIA: James Foley
- · ATTORI:Dakota Johnson, Jamie Dornan , Bella Heathcote, Kim Basinger
- SCENEGGIATURA: Niall Leonard
- FOTOGRAFIA: John Schwartzman
- MONTAGGIO: Richard Francis-Bruce
- MUSICHE: Danny Elfman
- PRODUZIONE E DISTRIBUZIONE: Universal Pictures
- PAESE: USA
- DURATA: 115
Min
Come al solito, Stefania fai una recensione fuori dagli schemi ma talmente accattivante che fa venir voglia di vedere il film. Complimenti hanno una bella penna!
RispondiEliminaMarco