Quest’anno i Musei di San Domenico di Forlì dedicano la consueta grande mostra annuale a Piero della Francesca attraverso la rilettura critica, artistica, storiografica del pittore e la produzione pittorica di grandi artisti che hanno subito la sua profonda influenza nell’arco di oltre cinque secoli. Come si evince, non ci si aspetti una mostra monografica, la sua originalità sta proprio nell’indagine sul mito creato da Piero, a partire dalla sua fortuna quando era in vita, al periodo dell’oblio e alla successiva riscoperta e consacrazione nella critica e nella pittura tra Ottocento e Novecento.
Di Piero della Francesca sono esposti soltanto quattro dipinti - che definire meravigliosi è dir poco - scelti per indicare, attraverso un percorso ben strutturato, i termini della sua riscoperta.
Interessante osservare come la sua “Madonna della Misericordia”, olio su tavola del 1445-1462, si apra al confronto con la “Silvana Cenni” di Felice Casorati, tempera su tela del 1922, per introdurre la nascita moderna del mito, consacrato anche dagli scritti critici dei suoi grandi estimatori e interpreti: Bernard Berenson e Roberto Longhi.
Le opere di Piero vengono affiancate a quelle dei più grandi artisti del Rinascimento per una disamina accurata della sua evoluzione a partire dalla sua formazione nel contesto artistico di riferimento. Ampio spazio è dedicato alla cultura fiorentina fiorita negli anni trenta e quaranta del Quattrocento con l’esposizione di dipinti prestigiosi di Domenico Veneziano, Paolo Uccello e Andrea del Castagno.
In esse risalta l’attento studio prospettico, la plasticità delle figure e l’uso sapiente della luce. Incantevoli anche i dipinti di Masolino e del Beato Angelico - qui a fianco la sua “Natività” - i cui tratti perfetti e l’utilizzo di un nuovo cromatismo hanno costituito una solida base di riferimento per Piero negli anni giovanili.
Tra le opere dei fiamminghi segnalerei in particolare il portoghese Giovanni di Consalvo: nei suoi quadri non sfuggono all’osservazione le impressionanti costruzioni prospettiche che fanno risaltare un gioco inedito di luci e ombre.
La pittura di Piero adulto, ormai artista di grande successo che viaggia e lavora spostandosi nel tempo tra Modena, Bologna, Rimini, Ferrara e Ancona, crea una sorta di cultura, definita dai tecnici dell’arte “pierfrancescana”, che si vede riflessa nelle opere di importanti artisti emiliani in mostra, come Bartolomeo Bonascia, Cristoforo da Lendinara, Francesco del Cossa, Marco Zoppo.
Ma non soltanto in Emilia, bensì anche in altre regioni italiane risulta evidente l’influenza della sua tecnica e del suo mondo artistico su molti pittori le cui opere sono in esposizione: Giovanni da Camerino e Nicola di Maestro Antonio, nelle Marche, Luca Signorelli e Bartolomeo della Gatta, in Toscana, Antoniazzo da Romano e Melozzo da Forlì a Roma, per non tralasciare Giovanni Bellini - qui a fianco il suo “Compianto”, olio su tavola 1473-1476 - e Antonello da Messina a Venezia.
Dopo un lungo periodo di oblio, finalmente nell’Ottocento Piero della Francesca viene ampiamente riscoperto come uno degli artisti più significativi della storia dell’arte e la mostra ne esibisce importanti testimonianze.
Oltre ai disegni di Johann Anton Ramboux colpiscono l’occhio del visitatore le incredibili copie del ciclo di Arezzo, realizzate a grandezza naturale da Charles Loyeux, fino alla fondamentale riscoperta inglese del primo Novecento legata in particolare a Roger Fry, Duncan Grant e al Gruppo di Bloomsbury.
Le sale più affascinanti, e al contempo più sorprendenti, sono quelle che fanno avvicinare pittori di un recente passato al grande artista e ai suoi affreschi quattrocenteschi di Arezzo, mi riferisco a Degas, ai Macchiaioli, ai post- impressionisti, fino alle sperimentazioni metafisiche di Redon e agli spazi geometrici di Cézanne.
Sicuramente il periodo più importante per la rivalutazione delle opere di Piero della Francesca è il Novecento: numerosi i critici d’arte, anche internazionali, che affrontano a tutto tondo gli studi sull’artista e che gli riconoscono un ruolo di primaria importanza nel vasto panorama del Rinascimento italiano.
Le ultime sale della mostra presentano opere di pittori come Campigli, Funi, Morandi, Guidi, Carrà, Donghi, De Chirico, Casorati, Ferrazzi, Sironi che hanno colto e trasferito nella loro arte alcuni elementi fondamentali di Piero della Francesca: la norma geometrica di rara perfezione, il rigore formale che riconduce alla matematica pura, la creazione di colori sfumati che, in contrasto con il nitore dei colori più decisi, trasfonde nei dipinti un senso di inquietudine e di sospensione.
Incredibile per il visitatore inesperto l’accostamento di Piero della Francesca a Balthus (qui di fianco il suo “Les Joueurs de cartes”, 1966-1973 ), e all’americano Edward Hopper che impone un notevole, ma certamente non inutile, sforzo di interpretazione al fine di proiettare nella modernità le tracce di uno dei più grandi artisti del Rinascimento.
La mostra sarà visitabile fino al 26 giugno 2016.
Recensione interessante che invoglia alla visita.Armida
RispondiEliminaLa ringrazio. Annalisa
EliminaHo visto la mostra ed è bellissima. Daria
RispondiEliminaCondivido, grazie. Annalisa
EliminaIo seguo le mostre dei San Domenico per la loro completezza e quest'anno ci devo ancora andare Grazie Paola
RispondiEliminaA lei. Annalisa
EliminaMiriam non può che complimentarsi come al solito!
RispondiEliminaCara Miriam, ti ringrazio. Annalisa
EliminaBella recensione
RispondiEliminaGrazie. Annalisa
EliminaCondivido la sorpresa di accostare Piero della Francesca a Hopper. Lei l'ha detto con eleganza io dico che non c'è lo vedo proprio l'accostamento! Scritto benissimo. Aldo
RispondiEliminaGrazie del commento. Annalisa
EliminaRecensione acuta e completa di una mostra ricca di opere importanti. Sergio
RispondiEliminaGrazie. Annalisa
EliminaBella mostra! Molto didattica. Mi piacerebbe rivederla. Giovanna
RispondiEliminaA me è piaciuta tanto in barba a Sgarbi. Roby
RispondiEliminaPer fortuna siamo teste pensanti. Annalisa
EliminaNon sono andata a vedere la mostra soprattutto demotivata dall'esiguo numero di opere di Piero della Francesca, pensando anche che i parallelismi con autori più recenti fossero delle forzature. La tua analisi sintetica, ma esaustiva e convincente, mi ha convinto ad andare a vedere la mostra. Ti ringrazio! Serenella
RispondiEliminaCara Serenella, sono contenta che tu vada a vederla. Grazie. Annalisa
EliminaDistaccata, tecnica, completa: una bella recensione! Edoardo
RispondiEliminaTi ringrazio, Edoardo.
EliminaLa mostra offre l'opportunità di vedere opere importanti di differenti periodi artistici e merita una visita. Luisa
RispondiEliminaSono pienamente d'accordo. Annalisa
EliminaGrazie della tua bella recensione di una mostra che ha raccolto pareri contrastanti, andrò a vederla. Lidia
RispondiEliminaGrazie a te. Annalisa
EliminaLa tua recensione è molto buona. A noi è parsa un'operazione di marketing il cui brand risulta Piero (per fortuna che l'abbiamo visto ad Arezzo e alla National Gallery!).
RispondiEliminaMancano, tra l'altro, gli unici che dichiarano di ispirarsi a lui: i preraffaelliti. Il museo è molto bello e la luce è adeguata. Enrica
Cara Enrica, ti ringrazio del commento ricco di considerazioni. Annalisa
RispondiEliminabella ed elegante, come sempre, la recensione. Dal tono non mi sembri entusiasta della mostra. Bisognerà vederla.
RispondiEliminaVittorio
Grazie, Vittorio, hai colto che ho apprezzato di più altre mostre dei San Domenico, anche se una visita è comunque di rigore. Se posso, non ne perdo una. Annalisa
RispondiEliminaCara Giovanna,se vai a Forlì passa prima per Bologna. Ti vedo volentieri
RispondiEliminaAnnalisa
La mostra l'ho vista e condivido il commento di molti che trovano un po'
RispondiEliminaforzato l'accostamento a pittori più recenti.È stata comunque un occasione interessante per ammirare tante belle opere. La tua recensione Annalisa, mi ha aiutata ad interpretarla in un ottica più convincente. Grazie!Lucrezia
Cara Lucrezia, grazie del commento. Annalisa
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