di Heiko H. Caimi
Una fotografa occidentale viene ospitata a Tokyo da Minako-san (zia Minako), una donna giapponese che, oltre le maschere impenetrabili della dissimulazione tipicamente orientali, le riserva un’accoglienza profonda e sincera; nella sua casa conoscerà Mimi, nipote di Minako, una strana ragazza che muterà la sua esistenza fino a trasfigurarla.
Quella di Silvia Accorrà è una narrazione rarefatta, in bilico tra realismo e fantastico, cucita addosso ai suoi personaggi come vesti finemente confezionate: non c’è una parola fuori posto e la scrittura si incide sulla pagina in modo preciso e inequivocabile, in contrasto con l’ambiguità della vicenda narrata. Una vicenda che fa appello tanto alla ragione (quella cui si appella la protagonista per comprendere i prodigi che le occorrono) quanto al sentimento (che si spinge oltre qualsiasi logica e ragionevolezza perché può essere letto soltanto con la fede –e quale fede è più grande dell’amore?).