!-- Menù Orizzontale con Sottosezioni Inizio -->

News

mi piace

venerdì 4 ottobre 2024

LA COSCIENZA DEL CORPO

  di Luigi Giannacchi  


Conoscete il leggendario gioco psicologico in base al quale la scelta dei tre animali che ti piacciono di più corrisponde rispettivamente a ciò che vorresti essere, a come ti vedono gli altri e solo alla fine a come effettivamente sei? Non c’è dubbio che gli


                                                                                                            (illustrazione dal web) 


animali domestici rappresentino per noi umani una vitalità dolce ed istintiva in grado di calmarci gli animi e migliorare l’umore, oltre che avere qualità in cui ci rispecchiamo. Senza dimenticare che altri animali meno simpatici, gli insetti per esempio, risvegliano in noi l’istinto primordiale di paure ancestrali, sebbene siano ecologicamente indispensabili.

 Cercare di comprendere sé stessi è una delle abilità più difficili per noi umani, pur avendo un vantaggio non indifferente rispetto agli altri esseri viventi: siamo gli unici animali su questo pianeta ad avere una consapevolezza del proprio corpo e dei propri pensieri. Questa virtù se da un lato ci reca una capacità insolita nell’analizzare i problemi, d’altro lato può divenire fonte di corto-circuiti ossessivi. Oppure ancora semplicemente ci dimentichiamo di avere questa abilità come se avere lo stesso paio di occhiali per tutta la vita non fosse poi così utile. Eppure abbiamo costantemente bisogno del nostro corpo, di ogni parte del nostro corpo, essendo ogni parte  integrata con il resto degli altri organi a formare un’unità cosciente. Siamo in relazione con l’ambiente che ci circonda tramite il nostro corpo, anche se a volte sembriamo non rendercene più conto. Quella che chiamiamo “coscienza” è basata su tutte le funzioni vitali del nostro corpo prese nel suo complesso, non può essere localizzata in un organo piuttosto che in un altro. L’esperienza cosciente si basa su  un continuo scambio di informazioni fra la periferia ed i centri nervosi in senso bidirezionale, assicurando una modulazione delle attività di ciascun organo in base alla richiesta dell’organismo, alternando ad esempio un’attività motoria-sportiva con dispersione dell’energia ad un’attività di produzione dell’energia chimica da incamerare per future prestazioni. Il sistema nervoso che provvede a modulare la funzionalità degli organi racchiusi nel torace e nell’addome è classicamente chiamato sistema nervoso autonomo, in quanto non è controllabile dalla nostra volontà come lo sono la muscolatura degli arti, ma la volontà non è la coscienza. Non c’è dubbio che sentimenti ed emozioni abbiano un ruolo importante nel determinare il corretto funzionamento degli organi viscerali, sia nello svolgimento di attività impellenti come un amplesso d’amore, che nel quotidiano alternarsi degli eventi che contraddistinguono le funzioni del nostro corpo (la frequenza cardiaca, gli atti respiratori, veglia e sonno, attività conviviale ed escretoria).  L’esperienza cosciente di sé si riflette con la vita di relazione che il nostro corpo ha con l’ambiente circostante ed anche con l’intersoggettività sociale che consente l’apprendimento, in quanto è il cervello incarnato nel nostro corpo ad interagire con gli altri, dando significato ed intenzionalità alle azioni ed alle espressioni emotive degli altri individui della nostra specie.

 Abbiamo iniziato a parlare della conoscenza di sé stessi e stiamo andando a parlare della coscienza del proprio corpo. Per coscienza non intendo “la voce che la legge morale assume nell’esistenza umana” (Kant), né la intendo come regola di comportamento da adottare nei confronti degli altri, tanto meno la vedo come una rappresentazione virtuale della mente o della volontà, piuttosto è da interpretarsi come una sinergia fra mente, corpo ed anima che consente una consapevolezza di sé e del mondo. Dal punto di vista scientifico e medico questa “esperienza primaria non è dunque creata nella corteccia ma tramite l’interazione continua del cervello subcorticale con il resto dell’organismo” (T. Fuchs). Non può più essere limitata allo stato di vigilanza delle funzioni cerebrali in contrapposizione al sonno o al coma, deve ormai essere considerata come una importante funzione vitale dell’intero organismo che fornisce plasticità neuronale non solo ai centri nervosi ma anche al sistema nervoso periferico, integrando il loro corretto funzionamento al sistema immunitario ed al sistema endocrino. Questo nuovo paradigma si contrappone al dualismo cartesiano di res cogita e res extensa ed abbandona il concetto platonico di idea assoluta, separata dalla realtà sensibile (ab-soluta). E’ piuttosto la continua interrelazione del corpo con il mondo materiale a forgiare il cervello nel suo adattarsi al mondo, come una chiave nella sua serratura, come una sostanza chimica cambia all’interno di un sito enzimatico, diventando un’altra sostanza da utilizzare in una successiva reazione biochimica.

 Come per tutte le funzioni fondamentali del nostro organismo possono esserci vantaggi e svantaggi che si riflettono sul benessere del nostro corpo. Esistono stati alterati di coscienza come l’ipnosi in cui è possibile ricreare una situazione che permette di affrontare in modo nuovo conflitti precedenti o di ridurre l’intensità del dolore cronico. Esistono situazioni in cui la coscienza corporea elementare presenta una situazione di stanchezza con un coinvolgimento ormonale, immunitario e neurologico tale da comportare patologie croniche di cui in questo momento ci sfugge il completo concatenarsi degli eventi biochimici.                                          

 Non dobbiamo inoltre credere che l’identificazione completa con la nostra coscienza sia sempre libera da inganni, perché il fatto di credere vere tutte le emozioni, le percezioni ed i sentimenti che ci passano per la mente senza criticarle può essere controproducente, di solito risulta migliore la strategia di identificarsi con i propri desideri, purchè questi siano realizzabili. Non bisogna inoltre dimenticare quanto nelle nostre azioni e nei nostri sentimenti dipenda dall’inconscio, qualcosa che sfugge alla nostra memoria e che ogni tanto riappare sotto altra forma, magari nell’ambito della professione o dell’attività artistica per un processo di sublimazione. “Se questa energia di spostamento è libido desessualizzata, la si può chiamare anche sublimata, poiché, servendo a istituire l’unitarietà o l’aspirazione ad essa che caratterizza l’Io, essa si mantiene sempre fedele all’intenzione fondamentale dell’Eros che è quella di unire e di legare” (Freud)

 C’è un concetto della filosofia stoica che in qualche modo ricorda la tendenza di ogni essere vivente ad adattarsi alla natura per la conservazione di sé stesso, ciò che era chiamato oikeiosis (familiare). Tutte le creature tendono ad amare sé stesse, a sentirsi a casa (oikos) entro i domini del proprio corpo. “La coscienza di sé ha un tono affettivo: ognuno tende ad amare ciò che si concilia con il proprio essere, ha una prensione con il proprio ambiente e la propria virtù” (Fabbrichesi).

 E’ un concetto simile al conatus di Spinoza quando sostiene che “ogni cosa, per quanto è in sé, si sforza (conatur) di perseverare nel proprio essere”, distinguendo il corpo umano dagli altri corpi, in quanto la sua virtù consiste nel “vivere secondo la guida della ragione”. “La facoltà razionale è diffusa ovunque e permea chi è capace di attingere da essa, non meno di quanto l’aria permei chi può respirarla” dice Marco Aurelio. La filosofia stoica conosciuta dall’imperatore romano sosteneva che l’anima e tutti gli esseri viventi, in quanto animati da un’energia interna, erano nient’altro che corpi in grado di produrre effetti visibili e percepibili. Quod facit corpus est.

 

Nessun commento:

Posta un commento