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martedì 18 novembre 2014

"Guardians of the Galaxy"

A cura di Giorgia Cafaro


Regia: James Gunn
Sceneggiatura: James Gunn, Nicole Perlman
Casa di produzione: Marvel Studios, Moving Picture Company
Interpreti: Chris Pratt, Zoë Saldaña, Dave Bautista, Vin Diesel, Bradley Cooper, Lee Pace, Michael Rooker, Karen Gillan, Djimon Hounsou, John C. Reilly, Glenn Close e Benicio del Toro.

Un ragazzino smunto ed emaciato intento ad ascoltare una musicassetta intitolata “Awesome Mix Vol. 1”, si trova nel corridoio deserto di un ospedale e, come se non bastasse, ha anche un occhio pesto. Accompagnato dal nonno al capezzale della mamma morente, il piccolo riceve un regalo da questa; poco prima di vederla spegnersi, scopriamo che il neo-orfano non ha mai conosciuto il padre. Disperato, il bambino corre fuori dall’edificio.  
E poi BOOM, Abduction! Una nave aliena si materializza nel cielo illuminandolo come fossero i botti di ferragosto e rapisce il ragazzino, ricordando a tutti noi che è l’inizio di un film Marvel e non dell’ultima fatica di Nicolas Sparks: “Bianchi in procinto di baciarsi”.
Non era così che vi ricordavate le origini di Star-Lord?


Smettete di darvi arie, nessuno si ricordava le origini di Star-Lord. 
La Fase Due della Marvel è iniziata e con gioia propone supereroi minori di cui il grande pubblico non aveva ancora sentito parlare, ovvero i Guardiani della Galassia nati nel 1969 con una formazione totalmente differente da quella proposta nelle sale. I Guardiani appaiono sporadicamente in diverse collane senza mai guadagnarsene una tutta loro fino al 2008, anno in cui Dan Abnet e Andy Lenning raccolgono alcuni personaggi comparsi in altre saghe e li nobilitano con una testata personale. Da questa formazione James Gunn toglie personaggi reputati inutili, cambia le origini di quelli selezionati, prende cattivoni di altre saghe, sale e pepe q.b. ed esce nelle sale di tutto il mondo.
Il bambino emaciato del prologo, Quill, è cresciuto ed è diventato un sexy e muscoloso ladro sciupa femmine, non manchevole di quel pizzico di ironia e imbranataggine che fa sdilinquire le signorine.
Gomora, femme fatale aliena verde senza sopracciglia, lavora per un invasatissimo signore del male ed è la figlia adottiva di un signore ancora più del male. Ovviamente è un’arma umana.
Sì, sì… come Black Widow, ma lei è verde quindi totalmente un’altra storia. Male lingue che siete. 
Drax un energumeno blu tatuato che parla forbito e non capisce le figure retoriche, accecato dal dolore per la perdita della sua famiglia che giura vendetta contro i signori del male e di Gomora.
Rocket e Groot, due personaggi geneticamente creati per essere amati. Groot un’alta pianta in grado di camminare, dai grandi occhioni dolci, che fiorisce a comando e crea spore luminose decisamente d’atmosfera. Rocket è invece un procione superintelligente frutto di esperimenti biomeccanici; logorroico, sarcastico, stressato, irascibile, violento, alcolizzato, suscettibile, cinico e irriverente. 
Mi ci riconosco molto.
Potrei descrivere la trama ma ve la lascio scoprire al cinema, perché è lunga e contorta nella sua semplicità.
Gli eroi continuano la loro ascesa verso la ritrovata popolarità, come se la Marvel fosse in cerca di una seconda Golden Age ma questa volta con la pellicola invece che della carta stampata, e attraverso l’ironia più che la gloria. 
La storia ci ripropone i soliti personaggi sfigatissimi che trovano la forza attraverso l’accettazione di se stessi e il sentimento di squadra, combattendo contro un male più grande e sacrificandosi per il prossimo. Gente che si dà dell’idiota a vicenda, antieroi ballerini, sentimentalismo a tradimento, tanti bei combattimenti, milioni di morti senza che nessuno ci faccia troppo caso e scene romantiche che hanno il buon gusto di interrompere con battute goliardiche.
Insomma la ricetta del comic movie moderno, in cui il sapore Marvel è una spezia inconfondibile che ben si fonde a tutti i piatti finora proposti.
Ci sono delle imperfezioni, e non mi riferisco alle differenze coi fumetti su cui c’è sempre chi ha da lamentarsi, per lo più inutilmente perché aspettarsi che un film sia uguale al fumetto è come credere che un libro sia uguale al film o che il preparato per torte ti venga come la foto sulla scatola.
Parlo del trattato di pace e della guerra di cui il malvagio Ronan continua a blaterare senza che ne si capisca nulla, dei continui riferimenti di Quill agli anni ’80 quando lui li ha vissuti solo fino agli otto anni - quindi cosa cavolo ne poteva sapere -, della doppiatrice della serva del collezionista che avrei preferito muta e, infine, del carcere di massima sicurezza con le guardie peggio addestrate e fifone di tutti i tempi.
Ma in fondo, ci importa davvero delle quisquilie? 
A dire il vero no; è un film di un fumetto fantascientifico. Voglio che mi faccia ridere, voglio un eroe dai begl’occhi e pettorali guizzanti, voglio affezionarmi a un personaggio e commuovermi per la sua morte e sorridere nello scoprire che è vivo, voglio battaglie epiche e battute sagaci. Guardians of the Galaxy è un fulgido esempio di tutto ciò. Detto questo non mi resta che augurarvi buona visione.
E guai a chi si alza prima della clip finale!

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